lunedì 30 aprile 2012

Turandot

Locandina storica della Turandot  

Dopo La Traviata e La Bohème, è stata la volta della Turandot: l'Ass. Cult. A Cria di Vallebona organizza, gli appassionati della lirica o coloro che vogliono scoprire questo mondo aderiscono e si parte in pullman per il Carlo Felice di Genova, quasi certi di non rimanere delusi.

La ricca scenografia della Turandot

Recensita oramai come un kolossal che dal 1993 gira per i teatri del mondo, questa rappresentazione è un classico che ha sempre riscontrato successo: la regia è di Giuliano Montaldo, un nome che è una garanzia. Il cast dei cantanti, poi, non fa una piega: tutti all'altezza del loro ruolo, anche se un nota di merito in più va assegnata a Mariella Devìa, non perché imperiese, ma per l'interpretazione magistrale del personaggio di Liù.

Turandot, che appare in scena solo a metà dell'opera

La dolcezza e soavità di Puccini fatica a venir fuori, visti i contenuti del testo: la gelida Turandot, interpretata da Giovanna Casolla, rifiuta l'amore di molti pretendenti facendoli uccidere per vendicare una parente che morì violentata e uccisa da un uomo.
E' una favola, ma avvince e coinvolge, anche se l'emotività è frenata dalla freddezza della protagonista: è per questo che Liù è amata dal pubblico, che vede in lei tutta l'umanità che Turandot nega. Liù preferisce morire pur di veder felice Calaf, l'uomo che ama silenziosamente, il quale però vuole conquistare Turandot.

Turandot ammette il suo amore per Calaf

E' chiaro che l'apice dell'opera è il Nessun dorma, interpretato dal bravissimo Rudy Park, tenore coreano, nel ruolo di Calaf. E' proprio il momento in cui si gode l'emozione più alta che Puccini offre in questo suo lavoro: peccato che l'ovazione del pubblico sia partita alcuni secondi prima della conclusione del canto...

Calaf conquista Turandot

Turandot aveva i suoi buoni motivi per opporsi a qualsiasi pretendente, ma ciò frena parecchio il coinvolgimento emotivo dello spettatore, che si reca all'opera proprio per quello. Lei è gelida, controllata, dura e questo è ciò che si percepisce: anche per Puccini non fu facile adattarsi a questo testo, tanto che in alcune recensioni dell'epoca si legge che, fosse stato per lui, avrebbe preferito fosse Liù la prescelta e non Turandot.
Tuttavia, tirando le somme, alla terza esperienza al Carlo Felice, il teatro  più grande d'Italia che può contenere 2.000 persone e vanta acustica, visibilità e disponibilità organizzativa di tutto rispetto, A Cria è più che soddisfatta di aver accompagnato i suoi partecipanti a tali eventi. L'associazione rivolge un particolare Grazie alla Sig.ra Sandra Traverso, per la sua disponibilità e collaborazione nell'assegnazione dei biglietti, avendo, chi organizza, sempre un gran numero di difficoltà con le indecisioni della gente...


sabato 28 aprile 2012

Risveglio di primavera

Mughetto

Avevo già dedicato un post all'orto-giardino di Fiorella e Gianpaolo. Ieri sono tornata a casa loro e non ho resistito alla fioritura del momento. Nonostante la cura e il coltivato, numerose specie spontanee fanno la loro comparsa regalando allo sguardo tutta la bellezza della primavera nel cuore della città.

Papaveri

Borragine a fine fioritura

Iris

Papaveri e ranuncoli selvatici

Iris 

Boccioli di rosa prima della fioritura

La natura non si smentisce mai!


giovedì 26 aprile 2012

Ieri, 25 aprile a Ponente

Pia a Vallebona

Immancabile, per me, l'appuntamento del 25 aprile: a Vallebona la cerimonia si risolve in una mezz'oretta, con una scarsissima partecipazione. Desolata, decido di andare a Ventimiglia, il luogo più vicino dove sono certa ci sia lo spirito giusto per questa importante ricorrenza.

Ventimiglia, il corteo

Lo scarto orario di inizio della manifestazione mi permette di arrivare in tempo e di rivedere molti volti amici con cui condividere la Festa della Liberazione. 

Jacopo Colomba con la bandiera e 
Daniela Moro con lo striscione dell'ANPI

Finalmente un insieme numeroso di persone di ogni età, finalmente respiro l'aria giusta e condivido con i presenti l'importanza di esserci...

Valentina Gallinella

L'ANPI di Ventimiglia da voce a pieno campo ai giovani. Evitando ogni retorica, lascia che siano loro i testimoni della Resistenza: è un messaggio importante, che dà buone speranze nel senso della continuità.
Inizia Valentina Gallinella leggendo due lettere di due donne condannate a morte dai nazifascisti. 

Jacopo Colomba

Segue l'intervento di Jacopo Colomba, che declama i versi di Piero Calamandrei scritti su una lapide per "ignominia" all'entrata del Comune di Cuneo. Non legge il testo de Lo avrai camerata Kesserling/il monumento che pretendi da noi italiani..., ma lo recita a memoria e lo interpreta, rendendo il pubblico partecipe di un momento di alta commozione.

Simona Taliani

Infine interviene Simona Taliani, nipote del partigiano Nello Moro di Isolabona. Partendo dai suoi ricordi di bambina, dai racconti sentiti e da quelli che "non avrebbe dovuto sentire", ha ricostruito la sua esperienza diretta di ciò che la Resistenza è stata nella sua famiglia, evidenziando i coinvolgimenti emotivi e le riflessioni storiche che col passare degli anni ha portato con sé quali imprescindibili insegnamenti per le sue scelte di vita. Ha rimarcato l'importanza della divulgazione della conoscenza della storia per le nuove generazioni, che stanno crescendo senza nessun retroterra consapevole e senza riferimento ai valori della Resistenza. Il suo intervento è stato ampio ed articolato, ed io l'ho sintetizzato all'inverosimile: non me ne voglia la brava Simona!

Sandrino Suraci e il partigiano "Garibaldi" 
a Ospedaletti

Ospedaletti celebra il 25 aprile alla presenza del partigiano Garibaldi di Bajardo: come potrebbe mancare il mio (e non solo mio!) amico Sandrino, il tipografo, alla festa della Liberazione! E non perde neppure l'occasione di farsi immortalare con Garibaldi...

 Bajardo (Im)

E' l'ora di pranzo e non resta che l'imbarazzo della scelta per aggregarsi ad una delle tavolate in programma: la mia amica Germana ed io decidiamo di andare a Bajardo, proprio da Garibaldi, dove sappiamo essere riuniti quelli dell'Alta Val Nervia. Ottima accoglienza, ottimo cibo e ottimo prezzo hanno coronato una giornata che per molti non significa nulla, ma per altri ha invece una grande importanza.

Garibaldi e Germana

Garibaldi racconta, insieme a Germana ricordano Elio e condividono significati e momenti di vita vissuta del cui spessore non v'è alcun dubbio. A 86 anni, la sua memoria è perfetta, la sua giornata scandita da lavori in campagna che gli permettono di sentirsi "senza tempo" e continuare il suo viaggio di uomo...

Bunda

Infine il ritorno. A Bajardo si arriva da una strada, ma generalmente si torna da un'altra, per circumnavigare un luogo che riveste una notevole importanza paesaggistica. Bajardo è la cosiddetta cerniera tra il mare e la montagna. Si sale e si domina un paesaggio diverso dal solito. Si abbandona la Liguria dei fiori, degli olivi, della vigna e ci si imbatte nei boschi, nei castagni, negli abeti e le cime dei monti. Il silenzio, il panorama, il verde rinfrancano l'anima e lo spirito e al contempo inducono alla riflessione che proprio su quei monti, prima del 25 aprile del 1945, uomini di ogni dove lottarono per liberare l'Italia dal nemico. 
Tra un respiro a pieni polmoni e attimi di commozione salutiamo i nostri luoghi e la nostra storia e torniamo verso casa.


martedì 24 aprile 2012

Il 25 aprile, la Resistenza, la Liberazione

Lapide ai Partigiani ignoti a San Bernardino di Conio (Im)

"Dalla Resistenza è nata la vera democrazia: in Italia ci sono voluti più di duemila anni per raggiungere questo traguardo, tanto cantato dai Greci dall’alto del loro sapere.
Dalla Resistenza è nata la Costituzione, frutto della lotta, dell'impegno sociale, civile e politico  di chi ha vissuto sulla propria pelle la mancanza o la violazione dei diritti.
Dalla Resistenza è scaturito il diritto di voto alle donne ed è nata la Repubblica, istituzione che rende i cittadini partecipi e consapevoli del bene comune.
Alla luce di tutto ciò, il nostro Paese ha scongiurato altre dittature, ha costruito lo stato sociale con dure battaglie, ha sviluppato il suo progresso elevando il tenore di vita e di istruzione degli italiani.
Mai come in questo momento è importante ricordare l’importanza del 25 aprile, giorno della Liberazione dal nazifascismo, affinché le coscienze non siano oscurate dalla rabbia e dai rancori nei confronti di una classe politica e dirigente che ha perso la retta via.
Soltanto la consapevolezza di ciò che si rischia di perdere in termini di diritti e la volontà di massimizzare il benessere sociale e non il profitto individuale, soltanto questa consapevolezza potrà illuminare la direzione in cui questa nazione deve andare.
Ben venga allora la giornata della Liberazione, ben venga il ricordo del sacrificio di tantissime persone che hanno pagato con la loro vita ciò di cui abbiamo finora beneficiato."

W la Resistenza, W il 25 aprile, W la Liberazione.

Parole scritte e lette da Pia per celebrare il 25 aprile a Vallebona


Quanto vento

Mar Ligure a ponente
foto di Marco Rossi

In Liguria siamo abituati a convivere col vento: tutte le tipologie, al giro, si manifestano e ci scompigliano la vita. 
Già da bambini si sentiva parlare di un vento che soffiava di tre giorni in tre giorni, anche se non saprei dire se era il maestrale o il ponente. Trascorsi i primi tre, se si ripresentava al quarto, voleva dire che avrebbe soffiato fino al sesto, oppure fino al nono e via dicendo.
E questa volta è andata proprio così: ha già superato le due terzine e sta continuando, quindi vuol dire che fino a nove giorni è intenzionato a durare. 
Non è sempre facile convivere col vento, soprattutto quando dura così tanto. Innervosisce, crea tensione e penetra nelle ossa, arrecando quell'indesiderato senso di freddo.
Tuttavia ha anche dei pregi: la natura brilla ripulita dalla polvere e il mare dà spettacolo di sé, tra onde, marosi, schiume bianchissime e stratificazioni di azzurri e verdi da togliere il fiato, come si può notare nella foto.
E' la natura che fa il suo corso, dando esibizione della sua stravaganza e della sua bellezza. Noi umani, alla fine, siamo soltanto dei noiosi esseri incontentabili, che non sappiamo più ascoltare il vento e pensiamo soltanto ai disagi che ci arreca. 
Eppure Dylan diceva che the answer, my friend, is blowing in the wind...


lunedì 23 aprile 2012

La lettera di Bianca



Chi scartabella negli archivi vive diversi tipi di emozioni. E' senz'altro appagante trovare ciò che si cerca, ma è ancor più esaltante trovare documenti inaspettati e i cui contenuti sorprendono non poco.
E' ciò che è capitato alla professoressa Anna Maria Ceriolo Verrando, solerte ricercatrice storica di Bordighera che, nell'esaminare gli atti del notaio Simone Lamberti di Vallecrosia vissuto nel 1600, rinviene una lettera allo stesso destinata e rimasta non a caso tra i suoi documenti. Eh sì, non a caso perché sul retro di quella lettera, piegata tra l'altro in modo diverso dagli altri documenti, erano riportati due atti, che per forza di cosa dovevano essere depositati insieme agli altri.
Una lettera d'amore, una lettera di una monaca di nome Bianca. 
La professoressa ci pensa su alcuni anni, ma poi decide di portarla a conoscenza del pubblico e prepara un'accurata presentazione, contestualizzata nell'epoca e nei costumi del tempo in maniera dettagliatissima.
Gli amici di Mac Fiorucci, scomparso improvvisamente un mese fa e presidente dell'associazione culturale Il Ponte di Vallecrosia, decidono allora di dedicare uno spazio a questo evento ...continuando il cammino di Mac.
Ieri sera, alle 18.00, nella sala polivalente di Vallecrosia, un pubblico numeroso ha presenziato a questo incontro, la cui valenza era duplice. Anch'io sono andata ed abbiamo trascorso un'ora molto piacevole: accidenti, una lettera d'amore di una monaca, da cui si rinviene esserci un carteggio assai assiduo tra i due; una donna che sa scrivere nel 1600 e osa manifestare il suo amore benché si trovi in convento; l'allusione al sostegno economico che il notaio dà al convento con il benestare della superiora; la forza di esprimere a quell'epoca un sentimento d'amore con disinvoltura e quale unica ragione di vita... Decisamente affascinante. 
Al tutto aggiungerei anche la tranquillità di non essere interrogata, dato che la prof.ssa Verrando fu la mia insegnante di italiano in seconda superiore!


venerdì 20 aprile 2012

Sugli attori della storia

Seminare

"La storia dell'umanità, in una certa misura, è la storia dei pensieri umani. Gli avvenimenti storici, le guerre, i progressi, le tragedie raccontano pensieri negativi e positivi degli uomini. Tutti i grandi personaggi, i liberatori, i grandi pensatori, insomma gli uomini insigni del passato, sono il prodotto di un pensiero positivo, mentre le tragedie, le tirannidi e le guerre spaventose sono sopravvenute per effetto di pensieri negativi.
Per un essere umano la sola cosa che valga la pena di essere è, di conseguenza, cercare di sviluppare pensieri positivi, aumentarne il potere e la forza, e quindi ridurre le manifestazioni del pensiero negativo. Se lasciate il campo libero alla collera, all'odio siete perduti. Nessun essere umano di buon senso vuole perdersi."

Dalai Lama, Samsara, Oscar Mondadori su licenza de Les éditions du Pré aux Clercs, Milano 1997, pag. 53


giovedì 19 aprile 2012

In casa degli zii


Ritrovarsi nell'appartamento di zii ormai ultraottantenni è come fare un salto nel tempo, soprattutto se sono coppie che non hanno avuto figli e per le quali è stato meno probabile "aggiornarsi". Gli arredi, i quadri, gli oggetti assumono una veste retrò che, pur essendo stati presenti nella vita di tutti noi, in qualche modo il passare del tempo li ha sostituiti con altre tipologie. Rivedere un macinino da caffè elettrico, un accendi-gas e la mitica bilancia Terraillon mi ha dato la misura di un'epoca non così longeva, ma comunque superata. Altro sarebbero stati un macinino da caffè manuale o i fiammiferi di legno o la bilancia di ferro col piatto e il segna peso con levetta e tamburo, tuttavia anche i tre riportati nella foto hanno assunto connotati oramai superati.
Non so se riesco a rendere l'emozione esatta che ho provato, ma quegli oggetti datati mi hanno evocato il fascino delle cose passate e legate a momenti ben precisi della vita. E più di tutto mi hanno fatto pensare all'esasperante dinamismo consumistico, a fronte di una staticità che alle volte altro non sarebbe che una necessaria ed umana tregua.


martedì 17 aprile 2012

I dinosauri nel rio Batallo

Rio Batallo

"Il sentiero che portava al vallone era ripido e impervio, anche se ogni anno mio padre dedicava un po’ del suo tempo al ripristino dei passi più pericolosi, rimettendo a posto le pietre dei gradoni che erano state spostate durante l’inverno dai cinghiali o dalle piogge. Ripercorrendo quel sentiero, che costeggiava tutta la campagna, ritrovo nell’archivio della memoria il paesaggio perduto mai dimenticato e torno volentieri nell’alveo del rio Batallo, il piccolo fossato che percorre la vallata da Bordighera a Negi. 
D’estate ci passavamo  pomeriggi interi, io per giocare e la mamma per tagliare le canne e mantenere completamente pulita l’area antistante il terreno coltivato. Il luogo che prediligevo era il grande masso scavato dall’acqua e pieno di buche, che riempivo e svuotavo con piccole pietre, legnetti, foglie, immaginando di cucinare chissà quali prelibatezze. 
Protagonista assoluta di quel mondo, che aveva un non so che di primitivo, era la mamma, che sapeva svolgere un lavoro di manutenzione esemplare, procurando le canne necessarie al confezionamento delle stuoie per la floricoltura, quelle per impiantare i fagioli e i pomodori. Nel contempo tagliava i deboli rovi, le erbe infestanti e i residui delle canne da bruciarsi a fine lavoro ed io, a poco a poco, prendevo confidenza con l’acqua che scorreva ed aspettavo che lei finisse di compiere quella rispettosa opera di dominio sulla natura. Assaporavo il fresco del carpino, l’albero più grande che avessi mai visto, osservavo le lucertole e qualche topo ed aspettavo che tutto il suolo fosse ricoperto dalle cortecce di canna, perché davano un tocco decisamente esotico. Vivevo una dimensione di assoluta sospensione, di cui ero consapevole e contenta, e non bramavo affatto di essere, ad esempio, al mare insieme ai miei amici. Quella solitudine nel gioco e nell’ambiente mi colmava e ogni mia fantasia ricreava all’infinito il piacere di trovarmi proprio in quel luogo.
Il passare degli anni cancella l’infanzia, il vallone perde le nostre presenze e l’alluvione sconvolge ogni cosa. Un triste mattino sento un rombo salire: una gigantesca ruspa gialla interviene per ripristinare l’alveo e spiana tutto ciò che incontra. Salgono camion per caricare detriti e portarli via, li guardo stupita dall’alto delle fasce e tutto mi sembra surreale, sproporzionato, impossibile. Nel silenzio dell’abbandono degli ultimi decenni, era come se fossero tornati i dinosauri, laggiù dove la mamma ed io passavamo pomeriggi esotici."

Pia - novembre 2011   "Racconti in 2.500 battute"


lunedì 16 aprile 2012

Landì

Iolanda Ferrari (1912) 
 Landì

Anche il 1912 era un anno bisestile, ma per Jean e Landì non fu funesto, visto che sono riusciti a raggiungere la veneranda età di cent'anni. Quando due settimane fa festeggiammo Jean, Landì era ricoverata in ospedale con la broncopolmite, ma ieri era in splendida forma per onorare il suo traguardo. Purtroppo sono arrivata verso sera a casa della nipote Giuliana con cui vive, e Landì era già a letto: d'altronde la giornata era stata intensa per via delle visite che ha ricevuto e la stanchezza richiedeva un meritato riposo.
Da alcuni anni, dopo la perdita dell'unico figlio, Landì vive a Verezzo. Siamo sempre state vicine di campagna e nel corso del tempo ho potuto condividere la sua assidua presenza, nonché il quotidiano rituale, intorno a mezzogiorno, del prelievo dell'acqua da bere presso la mia fontana.
Piccola e minuta, sì, ma coriacea. Una vita di lavoro, di mercato, di olive, di vigna, di orti, galline e conigli. Ha sempre perseverato andando dritta per la sua strada, con una prontezza di spirito che ancor ieri, esprimendosi, è subito emersa.
La sua autonomia è sempre stata esemplare, sia per portare avanti il suo lavoro, sia nel concedersi degli svaghi, quali la partecipazione alle gite organizzate da persone del paese.
Tornando a casa a piedi dalla campagna, Landì aveva sempre un pezzo di legna da ardere con sé ed il cestino, o meglio u cavagnu, con l'occorrente.
Landì e Jean sono le prime due persone originarie di Vallebona che nel corso della mia vita ho visto arrivare ai cent'anni. Adesso non resta che augurare a Lina Rossi di riuscire nell'intento, anche se dovranno passare ancora 4 anni. 
Sono vecchi, sì, ma stanno bene e si ha proprio l'impressione che il tempo e le sofferenze della vita non li abbiamo scalfiti. Chissà dove hanno trovato tanta forza...



giovedì 12 aprile 2012

Porto Maurizio

Imperia Porto Maurizio

Mia vita, volta a volta mi riporti 
a Porto Maurizio, paese di mia madre
che riflette nelle onde del Mar Ligure
cupole statue muraglioni strade

strette e in salita, scalinate
scavate tra chiese e magazzini
logge deserte e gli oleandri e i pini
marittimi e le agavi sfrondate,

paese dove tornavano i cap-horniers
marinai capaci di scapolare
ogni tempesta sino ad arrivare
ai più lontani approdi degli Oceani.

Tu lo sai che non sono mai stato Ulisse
non sono mai stato così scaltro, maturo
non avrei mai ingannato il povero 
ciclope facendomi chiamare Nessuno

e che la sola Itaca che conosco
è questo mio viaggiare, il cammino.
E mi fai tornare lì perché riparta,
e si compia di figlio il mio destino.

Giuseppe Conte (Imperia Porto Maurizio 1945)


martedì 10 aprile 2012

Paesaggio lunare


Secondo voi, con quale tecnica e su quale sfondo è stato realizzato questo transito di dischi volanti nell'universo oscuro?


sabato 7 aprile 2012

Buona Pasqua 2012

Ghirlande di ginestra realizzate da Goran Guglielmi

L'uovo di Pasqua
Dall’uovo di Pasqua è
uscito un pulcino di gesso arancione
col becco turchino.
Ha detto:
“Vado mi metto 
in viaggio e porto a tutti 
un gran messaggio!”
E svolazzando di qua e di là,
attraversando
paesi e città
ha scritto sui muri, nel cielo e per terra:
Viva la pace, abbasso la guerra.

Gianni Rodari (1920 - 1980)


venerdì 6 aprile 2012

Ottavio

Ottavio A.

Si avvicina la Pasqua, l'agnello o il capretto arriveranno sulla tavola nel giorno della festa e non potranno di certo mancare, quale nobile contorno, i carciofi. In Liguria, così come in Sardegna, si coltiva il carciofo spinoso, buonissimo, raffinato e adatto per essere cucinato in molti modi: ne parlai qui definendolo "Il signore degli ortaggi". Col tempo arriverò ad avere delle piante per l'autoconsumo, per ora vado a prenderli da Ottavio, splendido contadino di origini piemontesi che ricalca un'immagine ancora preziosa della nostra tradizione agricola.



Non gli ho chiesto l'età, ma i suoi anni sono tanti. E' chiaro che l'azienda fa capo al figlio ed al nipote, ma alle persone come Ottavio o mia mamma o tutti quelli che trovate in questo blog sotto l'etichetta vecchi, finché la salute glielo permetterà, continueranno ad essere operosi perché quella è stata da sempre la loro vita e guai a rinunciarvi...


La cesta, i carciofi appena tagliati per la cliente che se li va a prendere sul posto, la fragranza, i profumi, la preparazione del pacco affinché l'acquirente non si punga con tutte quelle spine... E poi il suo mondo, il mondo di Ottavio, fatto di tanto lavoro, sempre e comunque, perché la terra è esigente, e tener dietro a tutto vuol dire aver sempre da fare, ma in quel fare sentire la vita piena, senza dispersioni, compresa nel suo microcosmo in cui tuttavia occorrono macro-energie...


Quando ho scaricato le foto e ho visto questo ritratto mi sono commossa: è bellissimo. Ottavio è sereno, pulito, luminoso, alla stregua di un tibetano. Un'immagine così ti fa chiedere dove càspita abbiamo portato il mondo, cosa dobbiamo ancora chiedere a questi padri in termini di sforzi e sacrifici, per mantenere un esercito di incapaci, pelandroni e parassiti che non sapranno mai produrre carciofi, né tanto meno sapranno diventare vecchi in questo splendido modo.


mercoledì 4 aprile 2012

I bianchi, i gialli e i verdi

Genova, 4 aprile 2012

CAMBIARE L'IMU AGRICOLA PERCHE'...

Confagricoltura Liguria e ANGA (Ass. Naz. Giovani Agricoltori)

Ebbene sì, questa volta il presidio tenutosi a Genova, stamattina, davanti alla Prefettura, ha visto le tre principali associazioni agricole di categoria unite per la comune protesta contro l'applicazione dell'IMU sui fabbricati strumentali, non certo sulle abitazioni. 
Confagricoltura ha cappellino e bandiera bianchi.

Coldiretti

In prima battuta, si è notata la tendenza a rimanere aggregati a blocchi, ognuno in seno al proprio... Nella lunga storia delle associazioni di categoria le battaglie unitarie sono state senz'altro minori rispetto a quelle condotte ognuna per proprio conto. Tuttavia non è mai troppo tardi e ormai si è ben capito che i tempi dettano di fare di necessità virtù.
Coldiretti ha cappellino e bandiera gialli.

Confederazione Italiana Agricoltori - CIA

Non può di certo mancare la CIA, che soprattutto in provincia di Imperia conta un sostanziale numero di aderenti. Grazie ad un folto numero di allevatori provenienti dalla zootecnia genovese, il presidio si è animato di fischi e suoni di campanacci, per manifestare con più risalto la nostra presenza in Via Roma.
La Cia ha cappellino e bandiera verdi.

Palazzo del Governo - Genova

Da palazzo tutto tace.
Una delegazione con rappresentanti di ogni associazione viene ricevuta dal Prefetto, cui vengono esposte le ragioni della protesta. E i motivi sono più di uno. Non c'è solo l'IMU sui fabbricati strumentali ad inquietarci, ma anche la sperequazione sugli estimi catastali, l'aumento dell'IMU sui terreni dati in affitto, la mancanza di una franchigia sui terreni agricoli destinati alla coltivazione, la mancanza di misure compensative come previsto in altri settori, cui si aggiungono il costante aumento dei costi di produzione, il non rifinanziamento del gasolio agricolo e la crisi dei prezzi di mercato dei prodotti.
Semu marmessi...


Il Prefetto si complimenta per l'unitarietà dell'azione e si fa carico di riferire al governo quanto da noi rivendicato affinché, entro la settimana, non venga approvata la legge così come attualmente recita.
Ora i tre cappellini sventolano assieme.


La delegazione ha appena terminato di riferire quanto ha affermato il prefetto e i tre gruppi sono mischiati assieme. Si può stare insieme, sulla stessa barca: più siamo, minore sarà la fatica per remare. L'unione fa la forza, si sà.
Di fronte al Palazzo spicca questa insegna di negozio:


la notiamo TUTTI! 
Un preludio di ciò che potrebbe occorrere al nostro premier se non ascolta le nostre richieste?!?


lunedì 2 aprile 2012

Avere cent'anni

Gian Paolo e Jean

Compiere cent'anni ai giorni nostri non è più cosa fenomenale come alcuni decenni or sono, tuttavia fa sempre un certo effetto, soprattutto se la persona in questione è un personaggio del calibro di Jean de Pascà u barletu
E così nasce spontanea l'idea di dargli la sveglia di primo mattino per festeggiare questo prestigioso traguardo...


Eh sì, l'abbiamo decisamente sorpreso! Con Gian Paolo, figlio di un suo carissimo amico, alcuni abitanti del carugiu di Vallecrosia in cui risiede Jean e tre donne munite di strumenti musicali ci siamo appostati sotto casa per accoglierlo al suono e al canto di "Tanti auguri a te".


Jean era emozionato e noi non eravamo da meno. E' originario di Vallebona ed io ero particolarmente commossa, perché è il primo compaesano che conosco che raggiunge la veneranda età di cent'anni, è coetaneo di mai zia Marì che fu la sua prima ragazza e mio padre si faceva fare i vestiti da lui durante la sua attività di sarto. Salgono a galla pezzi di vita che raramente riaffiorano alla mente e mi riportano ad un'appartenenza che il passare del tempo pare cancellare inesorabilmente...


Viva le donne! Di tanti musicanti che ci sono sulla piazza, soltanto queste tre signore si sono cimentate egregiamente per salutare l'evento, e Jean le ha ascoltate con gratitudine e compiacenza.


Un pò di rinfresco, una bottiglia di spumante, la musica ed è subito festa, tanto più che Jean è una memoria storica incredibile e ne approfitta per raccontare e raccontare tutto ciò che la situazione sollecita.

Giovanni Guglielmi - Jean

Ieri ha festeggiato al ristorante con la famiglia, stamane con noi al risveglio, questa sera saranno i comuni di Vallecrosia e Vallebona a rendergli omaggio e domani gli amici della bocciofila di Bordighera, dove ogni giorno si reca a piedi per la partita a scopa.
E' sereno, lucido, ricorda tutta la sua vita per filo e per segno. Ha visto andar via migliaia di persone, cui la sorte non ha concesso longevità e salute come a lui. C'è anche Landì che tra un paio di settimane compie la stessa età e Vallebona le augura di farcela, visto che ultimamente la sua salute ha cominciato a cedere.
Avere cent'anni come Jean è un patto che chiunque farebbe!


domenica 1 aprile 2012

Chiodi

Foto:steccato

C'era una volta un ragazzo dal carattere molto difficile. 
Si accendeva facilmente, era rissoso e attaccabrighe. Un giorno, suo padre gli consegnò un sacchetto di chiodi, invitandolo a piantare un chiodo nella palizzata che recintava il loro cortile tutte le volte che si arrabbiava con qualcuno. 
Il primo giorno, il ragazzo piantò trentotto chiodi. Con il passare del tempo, comprese che era più facile controllare la sua ira che piantare chiodi e, parecchie settimane dopo, una sera disse a suo padre che quel giorno non si era arrabbiato con nessuno. Il padre gli disse: "È molto bello. Adesso togli dalla palizzata un chiodo per ogni giorno in cui non ti arrabbi con nessuno". Dopo un po' di tempo, il ragazzo potè dire a suo padre che aveva tolto tutti i chiodi. Il padre allora lo prese per mano, lo condusse alla palizzata e gli disse: "Figlio mio, questo è molto bello, però guarda: la palizzata è piena di buchi. Il legno non sarà mai più come prima. Quando dici qualcosa mentre sei in preda all'ira, provochi nelle persone a cui vuoi bene ferite simili a questi buchi. E per quante volte tu chieda scusa, le ferite rimangono". 
Gli esseri umani sono fragili e vulnerabili. Tutti portano un'etichetta che dice: "Trattare con cura, maneggiare con cautela, merce delicata". 

Bruno Ferrero, Ma noi abbiamo le ali - Piccole storie per l'anima, Edizioni Elle Di Ci, Torino, 2005