giovedì 29 settembre 2016

IN GOTU DE DURSEAIGA (IL ROSSESE)



La forma di foglia che parla d’Oriente
Arrivata a Marsiglia con le navi d’Athina
Dal 1800 quell’aroma si sente
Dell’acino viola con buccia assai fina.

Pianta difficile da coltivare,
Con quel suo faticare, come dice Gianni,
Sul suolo drenato per far respirare,
Molti vigneti hanno più di 100 anni.

Il terreno perfetto da sempre è lo sgrutto
Predilige la fascia dai sacri maixei
Sotto ai 600 metri dal mare in tutto
Sapore diverso dal Campochiesa, direi.

Il profumo suo rosso è lieve e fragrante,
Fruttato e di fiore, di macchia e del timo
Del pino, di terra e di mare distante
Di rosa appassita, e del suo dolce destino.

A quindici gradi è un dono col fiocco
Col pesce, la carne, funghi e verdure
Arte sua rara sposa ben l’articiocco
Scegli quel gotto e le sue giuste misure

Con i fagioli e l’amico capretto
Agnello al forno e coniglio locale,
Terrina di fagiani e vitella all'uccelletto,
Faraona alla crema col fungo speciale,

Buono coi tordi in bagno di burro
Con il formaggio della alta Val Nervia.
Se giovane ama il pesce azzurro
Ed i salumi rossi della montagna impervia .

Luvaira, Brunetti e Migliarina,
Arcagna,  Morghe e Cian da Marchesa
Pini, Bramusa, Galeae e Tramontina
Sono i suoi regni sotto ogni Chiesa.

Grazie al Rossese la terra s’adorna
Di luce soave già pregna di gusto
Dove ogni anno il pensiero mio torna
Al lieve godere sì dolce e giusto.


Fabrizio Bissi Fulloni