La famiglia Mazzini:
Dino, Domenico (Mengo), Pia, Rina,
Iole con i fiori in mano (mia mamma),
Fernanda (in braccio a Pia) e Baruffo (il cane)
Dino, Domenico (Mengo), Pia, Rina,
Iole con i fiori in mano (mia mamma),
Fernanda (in braccio a Pia) e Baruffo (il cane)
Nel 1930 a Suviana, in provincia di Bologna, la famiglia Mazzini posa per questa fotografia, forse l'unico ritratto in cui peraltro manca Bruna, la figlia più vecchia.
Sono tutti molto seri, mia mamma sembra pure un pò spaventata...
Cinque figli, il lavoro dei campi, la prima guerra mondiale alle spalle, la campagna d'Africa alle porte, cui Mengo parteciperà e porterà al suo ritorno delle banane rimaste nei ricordi dei figli come qualcosa di eccezionale, la seconda guerra mondiale di lì a poco.
Erano seri perchè farsi scattare una foto poteva essere anche preoccupante, in ogni caso la loro vita scorreva piena di sacrifici e di fatica. Infatti i figli, appena superati i quindici anni partivano per altri lidi, dove altri parenti che li avevano preceduti potevano farli lavorare a servizio presso qualche famiglia e, nello specifico, a confezionare i cesti di canna spaccata per l'esportazione dei fiori, quindi a Sanremo.
Che vita dura che hanno fatto... Giornate infinite di lavoro, nostalgie struggenti quando erano così lontani da casa, disagi nel trovarsi in case di ricchi signori non conoscendo quasi nulla dei loro modelli di vita... E poi la guerra, che li ha sballottati da una parte e dall'altra senza nessun punto di riferimento...
E noi ci lamentiamo...
Emiliani, lavoratori, brava gente, semplici, umili e di gran cuore.
Maestri.
Sono tutti molto seri, mia mamma sembra pure un pò spaventata...
Cinque figli, il lavoro dei campi, la prima guerra mondiale alle spalle, la campagna d'Africa alle porte, cui Mengo parteciperà e porterà al suo ritorno delle banane rimaste nei ricordi dei figli come qualcosa di eccezionale, la seconda guerra mondiale di lì a poco.
Erano seri perchè farsi scattare una foto poteva essere anche preoccupante, in ogni caso la loro vita scorreva piena di sacrifici e di fatica. Infatti i figli, appena superati i quindici anni partivano per altri lidi, dove altri parenti che li avevano preceduti potevano farli lavorare a servizio presso qualche famiglia e, nello specifico, a confezionare i cesti di canna spaccata per l'esportazione dei fiori, quindi a Sanremo.
Che vita dura che hanno fatto... Giornate infinite di lavoro, nostalgie struggenti quando erano così lontani da casa, disagi nel trovarsi in case di ricchi signori non conoscendo quasi nulla dei loro modelli di vita... E poi la guerra, che li ha sballottati da una parte e dall'altra senza nessun punto di riferimento...
E noi ci lamentiamo...
Emiliani, lavoratori, brava gente, semplici, umili e di gran cuore.
Maestri.
Una vita fatta di sacrifici e di stenti per chi è nato in quegli anni. I miei nonni hanno abbandonato la campagna Bergamasca per cercare un po' di fortuna nelle acciaierie della Falk di Milano, altri hanno preferito venire in questo lembo di terra (Ponente Ligure) a costruire le strade carrozzabili sui monti...ci sono rimasti e grazie a loro ho potuto amare questa terra.
RispondiEliminaCiao Pia, Roberta
OT, il "maestro" ringrazia per gli elogi;))
Pia sai che il 15 e 16 maggio sarò a Suviana, sulle rive del suo lago
RispondiEliminaper una discesa in kayak del fiume limentra?
Ti manderò delle foto del paesello della tua mamma.
Salù
@Ino Grazie, Ino! Che coincidenza...
RispondiEliminaBellissima foto! Se ti interessa puoi consultare l'archivio della Fondazione Paolo Cresci per l'emigrazione italiana, troverai dei documenti interessanti, ultimamente ho letto due libri sull'emigrazione italiana in Messico editi qui...
RispondiEliminaDietro questa foto c'è tutta una storia, delle storie. Quelle scattate in questi tempi per lo più non hanno storia.
RispondiEliminaC'è 'aria di famiglia' in questa foto. Un' Italia che, simile a quella dell' '800, è 'durata' fino alla metà degli anni '50, con ben poche varianti. Poi, il 'miracolo econonomico' ha tutto 'travolto' portandosi via, con la miseria (sempre 'dignitosissima' in quelle popolazioni ), anche tanta umana solidarietà.
RispondiEliminaSono tutti vestiti a festa, seri, per non sciupare la foto (non penso che all'epoca faccessero tanti scatti per sceglierne la migliore)... e poi il paesaggio... si sono messi in una postazione dove non ci sono tracce di miseria o di fatica. La foto come testimonianza storica della famiglia..... preziosa.
RispondiEliminaTanti figli, povertà,vita dura: un destino comune a tante famiglie anche nel ponente ligure.
RispondiEliminaCiao Pia.
rispettosissimo silenio per questo tuo post.
RispondiEliminaGrazie.