Meritano come minimo un post, anche se prima di dedicarmi a loro vorrei spezzare una lancia a favore del Teatro dell'Albero di San Lorenzo al mare. Costruito dopo l'alluvione nell'ambito del palazzo comunale, quel piccolo teatro (che ricorda in miniatura il Carlo Felice) è una boccata di ossigeno per la cultura: già la nostra zona è abbastanza chiusa e refrattaria all'argomento, per cui scoprire certe realtà in piccoli centri è edificante e fa comprendere come riattivando dal piccolo si possa far ripartire la martoriata situazione della cultura nella nostra nazione.
Giulio, Gianni e Sergio
L'anno scorso avevano già fatto l'esperienza ed aveva funzionato. Ci hanno riprovato ed è di nuovo andata bene. I brutt brothers propongono "Ragazzi di strada", un mix di teatro e canzoni rivolgendosi alle generazioni degli anni Cinquanta, supportato dalla proiezione di alcune fotografie che scorrono alle loro spalle. Una proposta rischiosa, perché l'argomento è vasto e composito, ma procedendo per sintesi e tenendo un filo conduttore ben preciso la buona riuscita è garantita.
Gianni Bestagno
Alla voce Gianni Bestagno, di cui molti di voi conoscono il blog. Amicizia, amore e libertà sono i temi della performance, ma sono anche i suoi temi nella vita e la rappresentazione gli è quindi venuta più che spontanea, anche se ogni tanto si aiutava con qualche sorso di vino...
Di grande aiuto scenografico la proiezione delle immagini alle loro spalle, che completavano quanto le parole e le canzoni volevano esprimere. Meritevole anche la scelta dei brani musicali inseriti: pezzi significativi dell'epoca, ma non quelli più ascoltati da sempre e tritati nella memoria come in un frullatore. Sicuramente questa accortezza ha contribuito molto alla qualità.
Naturalmente sono state evocate molte icone della beat generation e, visto il titolo della performance, la sigla di chiusura non poteva non essere "Io vagadondo".
Non svelo nel dettaglio le emozioni che ho provato, perchè quest'estate verranno a Vallebona, in piazza, a portare il loro spettacolo e lascio che ognuno scopra le carte da solo.
Bello anche il fatto che tutto questo sia stato messo assieme per passione, al di là del proprio lavoro: un sollievo per le associazioni culturali di paese che sono sempre in bolletta e che quindi possono ospitarli offrendo loro da mangià e da beve, cume ina vouta...
Questa, anche questa è L'altra Italia che a tanti sembra non esista più.
RispondiEliminaringraziarti è poco.
RispondiEliminasono contento per come hai saputo rendere quello che cerchiamo di dire.
credo che questo mondo, che stà andando avanti con ingistizie e prevaricazioni,non possa continuare. stanno già arrivando a chiederci conto, e chi non c'è ancora arrivato dovrà capire che quando per mangiare non basta neanche più la fatica quotidiana si è oltre.
e che ribellarsi diventa giustizia.
io continuo a fare la mia piccola parte, nel mondo che vivo e sul mio lavoro, convinto che serva.
ti ringrazio ancora con a prestissimo
Bello il tuo post sul Teatro dell' Albero che merita sostegno, attenzione e pubblico.
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