Il progetto di Slow Food
L'imminente assegnazione del Presidio Slow Food a Guglielmi Pietro per aver recuperato la coltivazione e distillazione del Fior d'arancio amaro è il motivo per il quale oggi si svolge a Vallebona la prima festa nazionale di Slow Food (di cui potete trovare maggiori dettagli qui) che ha come scopo principale far conoscere il “perché” viene considerato il cibo il primo motore del cambiamento e "perchè" vuole credere nell'economia locale e nella forza di essere una rete, attraverso la quale è possibile condividere conoscenze, idee e comportamenti quotidiani virtuosi.
Gli organizzatori: al centro, seduto, Luciano Barbieri
Il gazeebo espone cibi "sani e locali" ed un interessante reparto di libri e depliants volto alla diffusione della conoscenza di Slow Food che organizza questa festa anche per festeggiare i suoi 25 anni di esistenza. Partecipare significa degustare piatti locali pagando una modifica cifra che verrà interamente devoluta per l'iniziativa "Mille orti in Africa", al fine di realizzare mille orti nelle scuole, nei villaggi, nelle città, recuperando sementi locali per produrre cibo sano e fresco e trasmettere i sapere degli anziani alle nuove generazioni, rendendo le donne protagoniste.
Pietro Guglielmi mentre "spruzza" le bugie
con l'acqua di fior d'arancio amaro
Il merito della presenza di un presidio di Slow Food a Vallebona è solo ed esclusivamente di Pietro. Dopo diversi decenni in cui la produzione di fior d'arancio amaro si era completamente fermata, ci è voluta la sua intraprendenza per ricominciare da capo un percorso di cui senz'altro la sua famiglia ne è stata per oltre cent'anni protagonista.
Cavagnu de bouxie (Cestino di bugie)
Già iscritto all'Arca del Gusto, Pietro riceve giustamente riconoscimento da Slow Food perché è l'unico produttore di essenza di nerolì, prodotto che viene usato in profumeria e nell'industria farmaceutica. L'acqua derivante dal processo di distillazione è invece prezioso elemento per l'industri dolciaria, usata per il Pan dei marinai genovese, le Castagnole di Ventimiglia e soprattutto come condimento delle bugie, dolce tipico del nostro paese.
Seminascosta dietro ai libri, noto la scatoletta di metallo usata come Cassa: riporta la foto del Che, che forse "avverte" non essere in territorio particolarmente favorevole, ma da parte mia trova compiacenza e decido così di portarlo con me fotografandolo assieme ai due libri che parlano di Osterie...
Mostra di disegni di Libereso Guglielmi,
il giardiniere di Calvino
Nell'atelir Aiga de luxe (Acqua di luce) di Pietro, è stata intanto allestita la mostra di disegni di Libereso Guglielmi, intitolata I fiori edibili, ovvero commestibili, perché non disgustosi nè tossici, e sono veramente tanti! L'atelier e la mostra resteranno aperti anche le 3 domeniche a partire da domani dalle 17 alle 20.
Esposizione delle acque derivanti
dalle distillazioni di Pietro
Oltre al fior d'arancio amaro, il lavoro di distillazione di Pietro riguarda anche le rose, il timo, l'eucaliptus, il rosmarino, la lavanda e i rami derivanti dalla potatura degli aranci amari, che producono un'acqua leggermente diversa da quella del fiore, ma altrettanto apprezzata ed utilizzata, il petit grain, alla francese.
Questa tabella fa capo al trisavolo di Pietro e questo la dice lunga sull'ascendenza dell'attività di distillazione di questa famiglia...
Questa partita di bottiglie in allumino, invece, all'aspetto si direbbero un prezioso patrimonio della Ditta utilizzato a suo tempo per le acque e le essenze prodotte. E invece si tratta di un sonoro "pacco" inferto da qualche abile venditore al bisnonno di Pietro che, dopo esserne diventato proprietario, scoprì che non fossero affatto adatte né per contenere l'essenza, né per l'acqua distillata... Oggi, però, bisogna ammettere che "fanno scena!"
Essenze di lavanda, timo, rosmarino,
eucaliptus, fior d'arancio amaro
La provettina sulla destra contiene essenza di nerolì, o fior d'arancio amaro: per produrre un chilogrammo di essenza occorrono 1000 kg di fiori, ovvero 10 quintali! Tuttavia la causa della caduta di interesse per quella coltivazione, che ogni famiglia del mio paese e della vallata produceva, va ricercata nell'essenza di sintesi individuata negli anni Sessanta. Fino ad allora il rapporto tra prezzo alla produzione del fiore e d essenza ottenuta reggeva, anche se le produzioni di qualsiasi genere ed in qualsiasi epoca sono sempre le più penalizzate.
Ed ora:
Un disegno di Libereso,
bottiglie di acqua di fior d'arancio amaro, l'aiga de sitrùn,
le petit grain,
l'acqua di rose, ed infine...
Cenerentola,
ovvero la mia marmellata di arance amare...
Non fa parte della tradizione, ma siamo ancora in tempo!
Bella, interessante e 'appetitosa' iniziativa: paese 'vivo' e pieno di storie curiose ( come quella delle bottigliette ) che questo blog sa raccontare, anche visivamente, in modo attraente e 'colorato'.
RispondiEliminache dire, ho trovato un'artista, guarda caso di sinistra...amante del proprio territorio, faremo tante cose buone per il paese insieme,
RispondiEliminaLuciano Barbieri
Fiduciario
Slow Food Val Nervia e Otto Luoghi
complimenti a chi è stato capace a riprendere quelle tradizioni e quei lavori che hanno fatto grande Vallebona nei decenni passati. ricordo che tante donne venivano a raccogliere "e sciure de sitrun", un introito che , con i lvori nelle campagne francesi, erano gli unici guadagni in un'economia rurale, poco redditizia.
RispondiEliminabuona festa!!!
Le bottiglie de "L'aiga de sitrùn" e la vecchia "valebunenca" che le portava, sono ricordi indelebili che mi rendono dipendente da questo aroma del tutto particolare.
RispondiEliminaGrazie a Pietro, potrò procurarmelo dietro l'angolo!
Acciderbacco, non sono riuscito a salire domenica..... tieni da parte (al giusto prezzo) un vasetto di marmellata!!!
RispondiEliminaCiao.