martedì 27 ottobre 2009

Dedicato a Giarevel

Ine Brughé
Muri a secco fatti negli anni Cinquanta da mio padre...

...e che ci sono ancora.

Allo splendido post che Giarevel ha fatto qui, sul suo blog Baroni Rampanti, non potevo aggiungere altro che queste due foto, scattate negli anni Ottanta dal mio amico Ermes Guglielmi.
A voi.

7 commenti:

  1. Grazie Pia,
    più che a me questo post l'hai dedicato a tuo padre, a mio nonno e a tutti coloro che si sono spaccati le dita (e ancora se le spaccano) costruendo, ricostruendo, pregando tra i maxei.
    Mi permetto di linkare altri due post di Alberto sull'argomento:

    cattedrali della mia terra
    e
    la muraglia ligure

    Perchè non proponiamo che vengano iscritti come patrimonio dell'umanità?

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  2. Patrimonio dell'umanità è troppo, ma le emozioni che generano tali opere d'arte e di fatica per chi - come noi - ha avuto un padre che ha sudato nel farli e... ci si è pure schiacciato qualche dito, sono forti.
    Ciao Pia ;)

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  3. ops, MarLor58 - scusa per l'anonimo.

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  4. ...oltre a qualche dito, hanno schiacciato anche qualcos'altro!
    Come si fa a proporli come patrimonio dell'umanità? Sopra Molini di Prelà, per andare a Pantasina, ci sono dei muri negli uliveti che sono qualcosa di unico: andiamoli a fotografare al più presto!

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  5. Appena se ne presenta l'occasiono, spero quanto prima, andrò a fotografarli.

    Patrimonio dell'umanità?
    Dove li troviamo i soldi per conservarli così come sono?

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  6. @Giarevel e Alberto: sì, è un grosso problema la loro conservazione, dato che stiamo assistendo ad uno sfascio incredibile e chi si muove lo fa solo utilizzando il cemento, cosa che io aborrisco: i muri diventano dighe e le piante non respirano, per cui ci sono problemi di ristagno e i funghi alle radici delle piante hanno la meglio.

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  7. Quanto amore! Quello che leggo, Pia è commuovente perchè è amore per la propria terra...che poi diventa amore per le proprie origini ed è amore per le radici.
    Un abbraccio

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