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La massima sventura è la solitudine, tant'è vero che che il supremo conforto - la religione - consiste nel trovare una compagnia che non falla, Dio. La preghiera è lo sfogo come con un amico. L'opera equivale alla preghiera, perché mette idealmente a contatto con chi ne usufruirà. Tutto il problema della vita è dunque questo: come rompere la propria solitudine, come comunicare con altri. Così si spiega la persistenza del matrimonio, della paternità, delle amicizie. Perché poi qui stia la felicità, mah! Perché si debba star meglio comunicando con un altro che non stando soli, è strano. Forse è solo un'illusione: si sta benissimo soli la maggior parte del tempo. Piace di tanto in tanto avere un otre in cui versare e poi bervi se stessi: dato che dagli altri chiediamo ciò che abbiamo già in noi. Mistero perché non ci basti scrutare e bere in noi e ci occorra riavere noi dagli altri. (Il sesso è un incidente: ciò che ne riceviamo è momentaneo e casuale; noi miriamo a qualcosa di più riposto e misterioso di cui il sesso è solo un simbolo, un segno.)
Cesare Pavese, Il mestiere di vivere, Einaudi, Torino, pag. 142
Mah, e se invece del verbo comunicare, usassimo ascoltare, riducendo un po'l'ego?
RispondiEliminaAmarissimo Pavese, eppure così amato dai suoi amici.. Natalia GInzburg ne parla con grande affetto, da far pensare che quello che scrive lui sia veramente una visione pessimista ed estrema. Comunque esprime qualcosa che a volte penso io, che tutto sia un lungo monologo, mi accorgevo, anni fa, quando avevo più relazioni "attive", diciamo così, che avevo parlato con qualcuno ed erano venute fuori cose importanti, contenuti "pesanti" ,ma non ricordavo con CHI avevo parlato,l'interlocutore non aveva faccia, come se avessi comunicato solo con me stessa. E' una sensazione orribile che mi ha insegnato proprio quello che scrive Pavese, che viviamo in solitudine anche quando siamo con altri e una vera comunicazione è molto rara. Ora se mi capita faccio l'esercizio di ricordare. Ciao Pia, spero che vada tutto bene e i problemi del corpo si siano risolti.
RispondiEliminaCiao Vitamina, grazie della visita e del partecipato commento. Va meglio, decisamente. Sì, secondo me siamo quasi perennemente nel monologo; l'interlocutore spesso è uno specchio in cui ci riflettiamo e che comunque se non ci fosse, non avremmo modo di "vederci". Ecco perché è anche importante la comunicazione con gli altri.
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