Grazie all'impegno dello storico locale Gian Paolo Lanteri, che ha completato la ricerca a suo tempo intrapresa da Mac Fiorucci prima di lasciarci, dedico questo post ai Partigiani del mare di Vallecrosia, riportandone la storia così come l'ha ricostruita Gian Paolo. Un parco giochi per i bambini è sorto sul lungomare antistante la spiaggia da cui salpavano le barche dei Partigiani: esposta su di un leggio, i bambini potranno leggere sinteticamente la storia di quel luogo, per conoscere e soprattutto per non dimenticare.
E' possibile altresì ascoltarla a partire dal 7' minuto del video di questo link
"Sappiamo bene come l’amnesia
totale o parziale, costituisca la base del revisionismo, ovvero l’alterazione
dei fatti così come sono accaduti, per interessi di parte. Per questo diciamo
un grazie di cuore a Mac e a quanti come lui si sono fatti carico di ricordare,
ma soprattutto di farci conoscere i fatti, così come sono avvenuti.
Ed ecco che oggi abbiamo
ben presente la situazione vissuta dall’autunno del 1944 alla primavera del 1945:
Dopo lo sbarco in
Normandia, gli Alleati, il 15 agosto 1944, sbarcarono anche sulla costa
meridionale francese, tra Tolone e Cannes e, il 7 settembre, erano già a
Mentone.
Il
vecchio confine delle Alpi Marittime tra Italia e Francia assunse così la
caratteristica di una linea di guerra, avendo i tedeschi e i repubblichini
occupato tale confine con un’armata militare molto agguerrita nel timore che le
truppe alleate invadessero l’Italia del Nord.
Fu
così che sorse, sia da parte del Comando Alleato che del Comando Partigiano,
l’esigenza di creare un collegamento strategico: gli alleati per avere
informazioni sulla situazione delle forze in campo tedesche, i partigiani per
procurarsi armi, e mettere in salvo prigionieri e feriti.
Data
la situazione, apparve subito chiaro che l’unica via di comunicazione possibile
era il mare.
Per
completare il quadro va detto che il primo ottobre, il maresciallo Kesserling,
comandante in capo delle truppe tedesche in Italia, preoccupato per l’aumentata
attività dei partigiani, dirama a tutti i comandi l’ordine del giorno denominato: «Lotta contro
le bande» che, in parole povere significa: lotta senza tregua fino
all’annientamento di ogni forma di resistenza. Le operazioni, nella nostra
provincia, iniziano il 4 e, nella notte tra il 17 e il 18 ottobre, quello che
rimane dei reparti partigiani attraversa le alpi e ripara nella borgata di
Fontane, comune di Frabosa Soprana.
In
quello stesso periodo fu proprio il problema del trasferimento clandestino in
Francia di quattro ufficiali alleati, provenienti dal Piemonte, a rappresentare
l’occasione per compiere la prima impresa via mare, costituendo la premessa di
tutte le successive operazioni del Gruppo sbarchi. I quattro militari vennero
presi in consegna dal garibaldino ventimigliese Giulio Pedretti (Corsaro) che,
pratico di trasbordi clandestini, con una barca a remi e con la collaborazione
del compagno Pasquale Corradi (Pascalin), in una notte illune, salparono alla
volta del porto di Monaco.
Pedretti, venne
poi
incaricato dagli Alleati dei collegamenti via mare. Ebbe come sede la villa “Le Petit Rocher”, nella baia di Villefranche sur Mer, e gli venne dato
in dotazione un motoscafo. Occorreva però avere in Italia, un supporto da terra
per le indispensabili segnalazioni di via libera, per procedere allo
scarico dei rifornimenti, passando attraverso le mine di cui era stata
disseminata la spiaggia, e all’occultamento di uomini e di rifornimenti.
Nasce
così, sotto la regia del Comando Operativo della I Zona Liguria, l’impegno
organizzativo del Gruppo
Sbarchi, formato da uomini delle locali Squadre d’Azione Patriottica (S.A.P.), prevalentemente
di Vallecrosia, ma anche di Bordighera e, come abbiamo visto, di Ventimiglia.
Oltre
ai compiti già citati, essi, quando si rese necessario, dovettero intraprendere
viaggio in mare, azione resa ancor più
pericolosa, perché occorreva trasportare a braccia, o con l’ausilio di un
piccolo carretto, le barche dal deposito (lungo la Via Aurelia ) al mare.
Si può ben dire che ogni notte questi giovani, svezzati dalla guerra,
rischiavano la vita.
E
il pericolo andava accrescendosi, essendo il nemico venuto a conoscenza delle
operazioni clandestine senza, fortunatamente, riuscire a sorprendere i nostri
uomini.
Il
luogo di sbarco e imbarco era stato stabilito sul litorale di Vallecrosia, nel
tratto di costa compreso tra il bunker a Est del Rio Rattaconigli e quello in
prossimità della foce del torrente Nervia, perché la zona era vigilata da una
postazione di bersaglieri comandata dal sergente Bertelli Carlo che, insieme ai
suoi sottoposti, si era messo a disposizione dei Garibaldini, grazie all’azione
persuasiva dei fratelli Ettore e Bartolomeo Biancheri di Bordighera. Senza la
loro adesione le operazioni clandestine non avrebbero potuto realizzarsi.
Nella
notte del 10 dicembre 1944, con una barca comprata per novecento Lire, Tullio
Anfosso (Boia), Luciano Mannini (Rosina) e altri, salpano da Vallecrosia, raggiungendo all’alba la base di
Villafranca.
La
notte del 14, partiva con un’altra barca anche il partigiano Francesco Kanheman (Nuccia) con la pianta di tutte le
postazioni tedesche del primo
schieramento costiero e le coordinate delle principali fortificazioni. Insieme
con lui s’imbarcarono altri componenti del Gruppo sbarchi, con l’incarico di collaborare allo sbarco del capo della Missione Alleata, cap. Robert
Bentley, cosa che avvenne il 6 gennaio 1945, quando il capitano attraversava il
mare, insieme al radiotelegrafista sergente Move Doungal (Mac) e del tenente
francese Richard, a bordo di un velocissimo motoscafo pilotato da Pedretti
«
Il mare era mosso … alle 23 – racconta il capitano – giungemmo al largo di
Vallecrosia, a seicento metri dalla riva. Ecco il segnale di via libera: tre
lampi, due lunghi e uno corto. Fu preparato il battello pneumatico col
materiale e la radio e, a remate, condotto verso riva ove era Nino (Alberto
Guglielmi) e gli altri compagni ad attendere.
Per renderci meglio conto del rischio che
questi uomini correvano, cito un rapporto partigiano:
Il
primo aprile 1945 il segretario del C.L.N. di Sanremo (Albatros, alias Mario Mascia. N.d.R.) comunicava
al Comando Operativo della I Zona Liguria, quanto segue:
« …Vi comunichiamo
urgentemente che i nazifascisti hanno scoperto il luogo di sbarco di Renzo a
Bordighera. Le S.S. germaniche sono state appostate sul luogo stesso ed i
bersaglieri sono sotto strettissima sorveglianza. Uno sbarco, quindi, al
momento attuale sarebbe pericolosissimo, anzi fatale. È essenziale che
radiotelegrafiate immediatamente in Francia perché la partenza di Renzo sia
rimandata in attesa di nostre disposizioni in merito a meno che non si possa
lanciarlo per paracadute. Vogliate provvedere senza indugio perché ne va della
vita dei nostri uomini e della nostra organizzazione… » F. Biga, Storia della Resistenza Imperiese, vol
III, pag 521
Ma,
ancor più, rende forse l’idea, quanto descritto da Renzo Rossi, comandante del
Gruppo Sbarchi, nella sua testimonianza
riguardante l’ultima missione. Missione eroica, i cui due protagonisti ben
avrebbero meritato e meriterebbero, almeno alla memoria, un alto
riconoscimento!"
COMPONENTI DEL GRUPPO SBARCHI
e COLLABORATORI
ROSSI Renzo – Stienca - comandante
MARCENARO
Gerolamo - Girö
LAMBERTI Achille
- Andrea
LOTTI Aldo
Vittorio*- Levis
PEDRETTI Giulio
- Corsaro
MANNINI Luciano
- Rosina
GUGLIELMI
Alberto – Nino
BIANCHERI Renzo - U
Longu
DORGIA Renato – Plancia
FULLONE Eraldo – Müra
BREGLIANO Ampelio – Elio
MARIANI Angelo – Athos
MORO Nello - Floren
ALAMPI Nino – Toro
DEMONTE Antonio – Tom
BIANCHERI Ettore –
Lilò Lupo
BIANCHERI Bartolomeo – Lilò
Volpe
CAPACCHIONI Antonio – Tonino
DONESI Domenico - Mimmo
MARCHESI Salvatore – Turi
Salibra
BUSSI Vincenzo - Remo
CAUVIN Enrico - Cireno
GARINI Francesco
ANSELMI Irene
MAIOLINO Biagio
AMALBERTI Ezio
BIAMONTI Vincenzo
GIRIBALDI Enzo
VEDOVATI Annibale
Il sergente BERTELLI
Carlo e i suoi bersaglieri
A LORO DOBBIAMO LA NOSTRA LIBERTÀ :
RICORDIAMO PER
RIMANERE LIBERI!
1 commento:
Apprendo ora che oggi, anche a Sanremo, hanno intitolato i giardini davanti alla fortezza di Santa Tecla al comandante partigiano Vittò.
Curiosa felice coincidenza.
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