...e se le previsioni sono giuste, a breve pioverà:
speriamo con garbo e abbondanza per mettere fine alla sciütina...
Ogni
tanto leggiamo sui giornali o vediamo alla televisione, fra le tante
calamità naturali che si abbattono sul nostro pianeta, anche casi di
tremenda siccità che devastano i territori di interi paesi,
specialmente in Africa. E certi anni, l'estate porta anche nella
nostra regione uno stato di siccità, non mai grave, per fortuna,
come quelli di cui si diceva prima.
Noi,
non certo per insensibilità di fronte a questi gravissimi problemi,
ci occuperemo come sempre del risvolto dialettale della questione. La
siccità, dalle nostre parti, prende il nome di sciütina,
un
termine che (concediamoci, una volta tanto, il lusso di una parola
'difficile') è un deaggetivale, cioè un sostantivo che deriva da un
aggettivo, nel caso specifico da sciütu,
asciutto.
La nostra
sciütina ha comunque
degli illustri antenati, come l'italiano antico 'asciugaggine' e
degli altrettanto nobili parenti come il provenzale eissuchino
e il piemontese
suitin-a. Comunque
la sciütina, come
voce dialettale, non sembra andare oltre l'area imperiese con la
punta di Alassio dove è scittina
mentre a occidente la
sciütina è
tale nel Principato di Monaco.
Con tutto questo, la nostra
sciütina può
già essere considerata un probabile neologismo, cioè una parola
relativamente recente, rispetto alla più arcaica secaressa
che troviamo ancora
in uso, ad esempio, a Mentone. Un termine derivato dal tardo latino
seccaritia che
ha poi dato origine al provenzale secaresso,
all'italiano
antico seccariccio
e
al francese secheresse. Ma
l'elenco dei vocaboli riguradanti il fenomeno della siccità non è
ancora finito. Girolamo Rossi, nel suo Glossario
medievale ligure,
riporta anche la voce sechagna
che
definisce 'tratto di mare o di fiume a secco' e si riferisce al letto
dei corsi d'acqua nei quali la terra si screpola per via della
siccità, appunto.
In
chiusura, la consueta nota sul linguaggio dialettale che come si sa è
sempre ricco di metafore. Chi, guardando il prorpio portafoglio, lo
vedeva desolatamente vuoto, non poteva fare a meno di esclamare: «Che
sciütina!»
come
a dire 'che
miseria!'
Renzo Villa, Dialetto ieri e oggi, Cumpagnia di Ventemigliusi, Pinerolo (To), 1996
Eh eh, noi a Isola per sechagna intendiamo un'altra cosa.
RispondiEliminaGrazie per la bella spiegazione, come sempre. La farei leggere a mia mamma .... se avesse pazienza di leggere!!! Ma per lei è tempo perso ... meglio - come fatto la scorsa settiamana 'bagnaà e aurive che i croa tute da a Sciütina! a chele au fundu g'on girau l'aiga du puzzu grande, ma ne vegneva poca e ghe lasciava a manega mezz'ura e passa e in tu mentre ghe tagliava e sferle' :)
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