Vito
Una settimana fa festeggiavamo i tuoi 58 anni,
oggi ti abbiamo accompagnato
all'ultima dimora.
Nella vita ci sono persone che, per la loro condizione, diventano già da bambini “l’amico speciale”.
Per noi, nati e cresciuti in un
piccolo paese, tra asilo, piazza e scuola elementare in pluriclasse, per noi,
bambini nati nella seconda metà degli anni Cinquanta, l’amico speciale eri tu,
Vito.
Lo sanno bene i tuoi compagni di
classe del 1956, Graziella, Aldo e Pino che eri l’amico speciale, perché tra di
voi è rimasta nel tempo un’unione che tra le altre classi si è persa. E lo
sappiamo bene anche tutti noi che siamo nati in quello stesso periodo.
A scuola sapevamo che c’eri, pur
nella tua diversità di comportamento, pur essendoci a modo tuo, sapevamo che c’eri e facevamo di tutto per
aiutarti, di quel poco che eravamo in grado di fare per te.
La tua lucidità e le tue
difficoltà hanno convissuto nel tempo, dandoti una grande capacità di
accettazione della tua condizione. Non ti sei mai dimenticato di nessuno di
noi: non importava se stavamo anche tanto tempo senza vederti, tu c’eri lo
stesso e all’occasione dimostravi interesse e presenza di spirito alla vita di
ognuno di noi. Mentre noi eravamo sempre più presi da mille cose, sempre di
fretta, sempre senza tempo per occuparci di un amico con cui la vita non era
stata altrettanto generosa, tu c’eri lo stesso.
E grazie a quel po’ di autonomia
che la motoretta ti aveva permesso, siamo riusciti ad incontrarti più spesso,
soprattutto al mercoledì, quando andavi “in giù” all’edicola. E allora ci siamo
regalati qualche occasione in più di amicizia, per scherzare e ridere,
perché con noi ti piaceva fosse così.
E poi la festa, la tua festa di
compleanno, quella che da qualche anno a questa parte avevamo battezzato Il Vito day. Non era solo la tua festa, era anche la nostra: era l’unica occasione
in cui ci ritrovavamo tutti assieme per una bella serata, sempre più
partecipata, sempre più voluta, perché per noi era straordinario sintonizzarsi
al tuo cuore pulito, incontaminato.
Ti abbiamo lasciato anche tanto
da solo, ne siamo consapevoli. Si dà sempre colpa alla vita, all’essere
inghiottiti dentro ai meccanismi che la regolano, mentre invece abbiamo
semplicemente peccato di egoismo e sarebbe stupido non ammetterlo. E soltanto
ora ci rendiamo conto che non solo ti abbiamo fatto mancare tante cose, ma
abbiamo perso l’occasione di ricevere tante belle cose da te, perché sapevi
liberarci dalle catene della nostra mente e riportarci alla semplicità e alla
verità.
Non ti dimenticheremo, Vito,
siamo solo disperati per il fatto che te ne sei andato all’improvviso e così
presto e non possiamo che augurarti di essere ora in un mondo-altro dove non ti
tocchi più la sofferenza.
Ti salutiamo col cuore gonfio, ma
dobbiamo lasciarti andare.
Ti ho parlato e salutato a nome
di tutti, Vito.
Solo una cosa voglio ancora
recitarti, una strofa di canzone, quella che abbiamo cantato in ogni occasione
e che forse più di ogni altra ci rappresenta per quello che è stato il nostro
esserci incontrati su questa terra:
“Carissimo Pinocchio, amico dei
giorni più lieti, con tutti i miei segreti, torna ancora, nel mio cuor come
allor”
Aurevoir Monsieur, bon voyage