martedì 31 dicembre 2013

Anno dopo anno


Mia vita, anno dopo anno
non mi aspetto da te che danno.
Eppure seduto da solo
a questo tavolino di un caffè
con davanti un decà
i giornali e un taccuino
che guardo la folla passare
che va verso il mare e ne viene
le negre così audaci
le dolci maghrebine
i suonatori ucraini
i venditori di palloncini
i pallidi turisti inglesi
le file di giapponesi
ragazzi che fanno jogging
ciclisti, pattinatori
la povera con la sporta
sempre piena di fiori
il pazzo grasso che chiede
a tutti una sigaretta
uomini su sedie a rotelle
uomini che vanno di fretta
mamme che spingono carrozzelle
vecchie nizzarde rotte
al vizio del gioco e del fumo
clochard che si spidocchiano
i capelli grumo dopo grumo
bambini calamitati
dalle code dei piccioni
giovani che nelle mani
hanno già le bottiglie
e aspettano e vagano in frotte
la festa dell'ultima notte
- grande è la turba di esseri
già destinata agli Inferi
assoluto dominio che ha
su tutto la caducità -
eppure io seduto da solo
al caldo dietro la vetrata,
vita bella e dannata,
lo so come ti ho amata
e come ti amo ancora.

Giuseppe Conte - Nizza, 31 dicembre 2002 


Buon 2014 a tutti 

sabato 28 dicembre 2013

Il ghiaccio alla finestra


"Ho avuto la fortuna di avere vissuto Natali poveri. Non di miseria, ma poveri. Nella Modena della mia infanzia, prima che la città esplodesse di una ricchezza troppo violenta e repentina perché fosse solida, non c’era riscaldamento centrale nella casa dei nonni, in pieno Centro, soltanto una stufa Becchi che faceva quel poco che poteva. Andavo a letto col prete, un braciere sotto le coperte gelide che oggi comporterebbe l’irruzione dei pompieri e una denuncia giudiziaria. Al mattino, il velo di ghiaccio all’interno dei vetri mi piaceva moltissimo, perché permetteva di scriverci sopra con l’unghia W Milan, quel Milan di allora. Il nonno dipingeva vetrini come diapositive a mano, proiettate contro il muro dalla “lanterna magica” e i regali della Befana erano mandarini e collane di vecchioni, che non è il grande musicista, ma sono castagne secche affumicate. Le donne tiravano pasta sfoglia e facevano il ripieno per i tortellini, gli uomini sostanzialmente nulla, a parte il nonno che preparava la Lanterna Magica e a parte mangiare quello che le donne avevano sgobbato a preparare. Ho avuto la fortuna di conoscere questa Italia fatta di poco e di molto, di persone che protestavano poco e lavoravano moltissimo, perché vedevano, giorno dopo giorno, anno dopo anno, i risultati della propria fatica ed erano ancora increduli d’essere sopravvissuti alla guerra, ai rastrellamenti, alle bombe dei Liberatori, alle esecuzioni in piazza. Il mio termine di raffronto non è l’Italia cafona e pseudo ricca del boom, delle settimane bianche, della Milano da bere che oggi fa sentire le nuove generazioni defraudate dal diritto al benessere, ma è quella del velo di ghiaccio all’interno dei vetri e della castagne secche. Non la rimpiango, ma la ricordo bene. Auguri a tutti".

[da La Repubblica - Tempo reale, 24 dicembre 2013]

Vittorio Zucconi - Bastiglia (Mo) 1944

venerdì 27 dicembre 2013

Uno strano Natale


"Auguro a tutti un buon Natale, con una riflessione. Mi sono chiesto a lungo il motivo per cui, quest’anno, gli ultimi giorni e la stessa festa imminente fossero così anomali, con quest’aria pesantissima, di cataclisma imminente, di doversi sbrigare a concludere ciò che c’era da fare come fossero le ultime cose da sistemare prima che cali il sipario. Non è solo l’ottavo anno di crisi indotta, né l’esasperazione di una vita divenuta per molti versi invivibile. Credo sia la consapevolezza collettiva che la porta si stia per richiudere. Che chi è passato si è messo in salvo con forza, energia, volontà soprattutto, di mettersi in gioco, integrare e guarire, distruggere e ricostruire, deporre le armi e imparare ad affidarsi. Chi ha abbracciato la vita, è già passato sulla scialuppa e sfiora con le dita la terraferma di un nuovo Io condiviso. Chi ha saputo morire, oggi sta con meraviglia rinascendo e si sta scoprendo e riconoscendo in un mondo sempre più vasto e consapevole. Questo è accaduto a me e a molte persone che amo e che ho conosciuto in questo percorso. Esse ora illuminano la mia vita. I falsi maestri si stanno disintegrando come i loro falsi discepoli. Chi ha lavorato davvero oggi è felice, e se non è felice, continua a vedere una luce, e questa luce è sempre più forte. Chi è nell’oscurità più totale, anch’egli vedrà presto accendersi un raggio di sole che lo guiderà. Chi semplicemente non si accorge di nulla, verrà lasciato intatto dal cambiamento, e vivo o morto che sia, vivrà avvolto dal guscio della sua indifferenza. Oggi non si può più essere indifferenti, né al dolore, né alla bellezza, né alla verità. Chi troppe volte si è voltato dall’altra parte, vedrà la vita voltarsi dalla parte opposta. Chi ha seminato bene, già vede il primo raccolto. Coloro che sono puri e hanno fatto della purezza, della virtù, della rettitudine, la propria religione, vedranno un mondo sempre più somigliante a loro. Questo 2013 è stato senza dubbio l’anno di passaggio e si chiude con gli ultimi spiragli di fuga. L’anno prossimo sarà molto più veloce, drammatico, selettivo. Chi è su un percorso si avvicinerà molto alla meta e raccoglierà grandi benedizioni. Gli altri avranno perso un’occasione d’oro che difficilmente si ripresenterà in questa vita. Stringo ciascuno di voi, onorato dalla compagnia in questo viaggio, illuminato dai vostri insegnamenti, parole, messaggi, consigli, pensieri. Grazie di tutto, con tutto il cuore, di essere con me parte delle luci di questa danza dell’universo".

Gabriele Policardo


martedì 24 dicembre 2013

Natale 2013



Buone feste!


lunedì 23 dicembre 2013

Abbandono


Volata sei, fuggita
come una colomba
e ti sei persa là, verso oriente.

Ma son rimasti i luoghi che ti videro
e l'ore dei nostri incontri.

Ore deserte,
luoghi per me divenuti un sepolcro
a cui faccio la guardia.

Vincenzo Cardarelli (1887 - 1959)

lunedì 16 dicembre 2013

Renoir a Torino

La Liseuse - 1875-1876

Renoir, Impressionismo, Torino: una meraviglia. Non ci siamo lasciati scappare questa opportunità ed abbiamo fatto bene. Il gruppo degli appassionati di arte, che partecipa alle iniziative dell'Associazione culturale A Cria di Vallebona, si è fatto proprio un bel regalo di Natale.

 
M.me Charpentier - 1876-1877

Straordinaria la sala dei ritratti dei soggetti femminili: Renoir riesce a unire la dea e la popolana in un'unica donna e i dipinti esposti catturano il visitatore offrendo loro uno spettacolo di assoluta bellezza. 

Fanciulla seduta Hélène Bellon - 1909
La fidanzata del portalettere di Cagnes sur mer

D'altronde egli si lascia trasportare dal mistero della bellezza, che sa ritrovare e far affiorare in qualunque soggetto dipinga: una bellezza poetica, interiore, ma non per questo retorica o idealizzata. Questa Fanciulla seduta, ad es., mi ha proprio rapito l'anima...

Sentiero nell'erba alta - 1876-1877

Splendida anche la sala dei paesaggi, dove Renoir impegna altrettanta poesia nel dipingerli. Esalta la semplice bellezza della natura e, come accade nel Sentiero nell'erba alta, ci si sente spinti a camminarci dentro.

Dance à Bougival - 1882-1883

Nel dipinto Dance, Renoir esprime tutta la sua fascinazione per la vita di società e l'atmosfera della Parigi mondana e alto borghese... 

Les pianistes - 1892

...mentre nella sezione dedicata all'infanzia Renoir comunica l'intimità della vita familiare.

Gladioli - 1885

Et enfin, les fleurs: un bagno di bellezza dall'inizio alla fine, perle rare nell'oscurità di questa epoca.


martedì 3 dicembre 2013

Socrate, Gesù, Buddha


[...] Sono convinto che possano rispondere agli interrogativi e ai bisogni più profondi della crisi planetaria.
La vera domanda a cui dobbiamo trovare una risposta, infatti, è la seguente: può l'essere umano essere felice e vivere in armonia con il prossimo all'interno di una civiltà interamente costruita intorno all'ideale dell'"avere?" "No", risponderebbero senza indugio Socrate, Gesù e il Buddha. Il denaro e l'acquisizione di beni materiali sono solo mezzi, per quanto utili, ma mai fini in sé. Il desiderio del possesso è per natura insaziabile, e genera frustrazione e violenza. L'essere umano è portato a desiderare incessantemente ciò che gli manca, a costo di sottrarlo con la forza al suo vicino. Ma, una volta garantiti i bisogni essenziali (nutrirsi, avere un tetto sopra la testa e ciò che occorre per vivere in modo dignitoso), l'uomo dovrebbe entrare in una logica alternativa per essere soddisfatto e diventare compiutamente umano: entrare nella logica dell'"essere", imparando a conoscersi e dominarsi, a comprendere e rispettare il mondo che lo circonda. Dovrebbe scoprire come amare, vivere con gli altri, gestire le proprie frustrazioni, conquistare la serenità, superare le inevitabili sofferenze della vita, ma anche prepararsi a morire con gli occhi bene aperti. Se l'esistenza è un fatto, la vita è un'arte: un'arte che si impara, interrogando i saggi e lavorando su se stessi. [...]

Frédéric Lenoir, Socrate, Gesù, Buddha, Mondadori Editore, Milano, 2010, pag. 6, 7


domenica 1 dicembre 2013

I Liguri


"I Liguri stanno affacciati al mare dal davanzale dei loro monti, e han voci strascicate unte d'olio, parlano come se avessero la bocca piene di sardine all'olio.
Storcon la bocca, parlando, e questo e forse questo viene per la ragione che le loro parole non son rotonde, ma bislunghe, fatte a losanghe, a triangolo isoscele, e per farle uscir di bocca bisogna storcer la bocca.
Oppure per la ragione che i Liguri le tengono fra i denti, e non le vogliono lasciare andare, e se le ciucciano, le mordono, e se le stringono fra le gengive, e quelle si divincolano, si dimenano, per uscire, finché escon di bocca unte e storte.
Oppure perché le parole liguri sono fatte come i pesci, e vogliono sgusciare di bocca, e conviene tenerle, perché il discorso venga fuori con le parole-lische e gli aggettivi, e i verbi al posto, l'un dietro l'altro secondo l'ordine dell'italiano.
Vivono in un paese stretto tra i monti e il mare, e non hanno posto per camminare, e perciò vanno in barca e solo per questo motivo son marinai, quando son marinai, poiché non è detto che siano tutti marinai, in grandissima parte son montanari o contadini, e coltivano l'olio, il grano, poco vino e fiori.
La maggior parte vive sui monti o in collina.
E la minor parte sta di casa sul mare, cammina stando attenta a non bagnarsi i piedi, così stretta è la riva, tanto che la sera i genovesi non escon di casa per paura di cascare nell'acqua."

Curzio Malaparte (Prato 1898 - Roma 1957)

Scritto donatomi dall'amico Gian Paolo Lanteri


mercoledì 27 novembre 2013

Il contagio è finito?

Immagine simbolica del disturbo bipolare

Se il contagio, come la peste, la tbc, la spagnola, l'aids e quant'altro, ha fatto vittime a iosa nella storia dell'umanità, non è stato da meno quel virus del disturbo bipolare, il cosiddetto Berlusconismo, che in questi ultimi vent'anni ha infettato milioni di italiani.
Anche se su questo punto non si è speso più di tanto in termini di discussione, era evidente che tutto quello che è stato definito "populismo", "grande leader", "grande comunicatore" altro non era che un esprimersi squilibrato, alimentato da picchi maniacali e tecniche neuro-linguistiche usate nel peggiore dei modi.
Mentre lui cavalcava l'onda "disturbata", altri (anzi: troppi) si sono lasciati imbonire: l'ignoranza ha galoppato, l'etica si è dissolta e questa nazione ha vissuto uno dei periodi più oscuri della sua storia. 
Da dire ce ne sarebbe per sempre. In questo momento stanno votando al Senato la decadenza di Berlusconi e adesso chissà quanto tempo occorrerà affinché i contagiati si risanino.
Risultato: 192 sì, 112 no e 2 astenuti. E' fuori dal Senato anche se "fuori" lo è da sempre.
Per quel che mi riguarda, questa giornata andrebbe annoverata tra le Feste Nazionali: un'altra Liberazione.

martedì 19 novembre 2013

I verticali e gli orizzontali


Ci sono i verticali, che sperimentano successivamente, che s'impallinano di persone e di cose lasciando l'una per l'altra, che recalcitrano e soffrono se un'antica loro infatuazione torna a tentarli mentre sono dediti a una nuova. Sono i romantici, gli adolescenti eterni. 
Ci sono invece gli orizzontali, che accostano la loro esperienza a una vasta gamma di valori ma contemporaneamente, e sanno entusiasmarsi per persone e cose senza rinnegare le già conosciute, che dal foco di una calma, di una certezza interiore traggono l'energia per dominare e contemperare le infatuazioni più varie. Questi sono i classici, gli uomini.

Cesare Pavese, Il mestiere di vivere, Nuovi Coralli, Einaudi Editore, Torino, 1973, pag. 205


giovedì 14 novembre 2013

Arano

Foto di Andreina Veneziano

Al campo, dove roggio nel filare
qualche pampano brilla, e dalle fratte
sembra la nebbia mattinal fumare,

arano: a lente grida, uno le lente
vacche spinge; altri semina; un ribatte
le porche con sua marra paziente;

ché il passero saputo in cor già gode,
e il tutto spia dai rami irti del moro;
e il pettirosso: nelle siepi s'ode
il suo sottil tintinno come d'oro.

Giovanni Pascoli (1855 - 1912)


lunedì 11 novembre 2013

Milano - Il volto del 900. Da Matisse a Bacon

Bacon

L'offerta di belle mostre che le grandi città stanno facendo incontrano l'interesse degli amici dell'Associazione culturale A Cria di Vallebona, che non esita ad organizzare per dare l'opportunità agli appassionati di pittura di ammirare le esposizioni in corso.
Ieri siamo andati a Milano a vedere Il volto del 900. Da Matisse a Bacon.

Matisse

Palazzo Reale non si smentisce: dal Centre Pompidou di Parigi sono giunte le opere che hanno dato vita al tema del ritratto, che è suddiviso in cinque sezioni e che rappresenta molto bene il percorso della pittura durante il secolo passato.

Modigliani

L'avvento della fotografia sembrava sconvolgere quanto l'arte aveva espresso nel corso dei secoli: il ritratto, uno dei generi fondamentali della pittura, nel corso del XX secolo, non è scomparso e, con l'avvento dell'arte moderna, al contrario è stato elaborato in modo del tutto personale da grandi maestri. 

Giacometti

Personalmente mi sono divertita ad individuare, in ogni ritratto che osservavo, il volto di persone di mia conoscenza: e c'era affinità sia nella fisiognomica, sia nell'insieme del personaggio rappresentato con quello vivente e di mia conoscenza. Un bel giochetto, davvero un bel giochetto!

Miro

Lì per lì (e in molti abbiamo dato colpa all'età...) non c'era quell'emozione forte che solitamente ci si aspetta nel vedere grandi opere, ma la mostra ha la sua matrice e nello scorrere da una sezione all'altra si assorbe il senso che il curatore ha voluto imprimere.

Picasso

Infatti, quando ci siamo ritrovati, dopo qualche ora, sul pullman per il ritorno a casa, ci siamo resi conto dello spessore di questa esposizione, che esprimeva chiaramente il travaglìo del 900, secolo di cui siamo in parte testimoni diretti ed in parte conosciamo per i racconti dei nostri predecessori.

Marie Laurencin

Vi si legge il percorso compiuto dall'arte, dalla storia e soprattutto da quel fenomeno di rapidità di cambiamenti e di libertà tipici del 900. Di innegabile importanza la volontà di ritrarre al di là della semplice osservazione visiva e di voler, invece, esprimere altre percezioni sensoriali.

 Tamara de Lempicka

Sono esposte molte opere, nomi famosi e altri meno noti ma non meno bravi. E' una mostra che abbonda di opere e di significati, che ci ha senz'altro arricchiti. Per il resto, il gruppo ha una sua dimensione impagabile di stare assieme e quando ci si lascia per tornare a casa siamo sempre tutti molto contenti.
E non è poco.

mercoledì 6 novembre 2013

Ci sono dei fiori



Ci sono dei fiori che vogliono uscir fuori
tra i sassi.

Basterebbe forse una piccola scossa
per farli spuntare.
So che la Gioia esiste.


Paul Claudel (1868 - 1955)


domenica 3 novembre 2013

Buio e luce


Ieri sera, andando a Pigna, era già buio. Oltrepassato il cosiddetto Ponte dei Tedeschi infilavo la vallata oscura ed il mio pensiero ha subito raggiunto la mia cara amica Antonietta che da ormai due anni riposa nel cimitero di Castelvittorio. Una sensazione di tristezza, di freddo, di angusto mi ha assalito: il mio pensare da vivente non tollerava il saperla lassù.
Oggi, mi sono recata a trovarla. La giornata era tersa, luminosa, e negli sprazzi di silenzio sentivo pulsare la natura, gli uccelli cantavano e la pace regnava. La natura, oggi, mi rivelava il suo misticismo. 
Non ci è dato sapere molto della morte. Qualcuno ci prospetta la vita eterna, altri la rinascita... ma certezze non ne abbiamo alcuna. Già il pensiero della morte ed il suo mistero ci accompagnano per tutta l'esistenza ed ovviamente si acuisce in questo periodo, ma si rimane sempre al punto di partenza.
E' questo senso del limite del pensiero umano di fronte al mistero che ci ricorda quanto siamo piccoli.


domenica 27 ottobre 2013

All'ennesima potenza

Lo sferisterio Augusto Manzo 
di Santo Stefano Belbo (Cn)

Immancabile l'appuntamento di fine ottobre con la finalissima di serie A di pallone elastico: quest'anno si svolge a Santo Stefano Belbo, nel cuore delle Langhe, paese natale di Cesare Pavese, luogo in cui mi reco col fido amico Paolo.


Di campionissimi il pallone elastico ne ha visti diversi: indubbiamente Augusto Manzo è stato uno di loro, avversario storico del ligure Franco Balestra, Francù. Ad Augusto Manzo è dedicato lo sferisterio e la lapide alla memoria posta all'interno di esso.


Un rito insolito: prima di iniziare la partita viene stesa una grande bandiera italiana al centro campo. D'altronde è in palio il titolo nazionale e il riferimento è più che calzante.


Tradizione alle finali, è recarsi al campo appena aprono i cancelli al fine di procacciarsi posti a sedere di proprio piacimento: ma è l'ora di pranzo, per cui bisogna andare equipaggiati...


Ognuno si organizza come meglio crede, l'importante è che ci sia buon vino da bere, d'altronde siamo in Piemonte...


...e il buon vino c'è...


...barbera di ottima qualità...


...nonostante i bicchieri siano di plastica...


...piuttosto anche piccoli, 
quelli da caffé...


...ma ci sono e ci sono anche 
le paste di meliga da inzuppare.

Roberto Corino e Bruno Campagno

E' la partita di ritorno tra Roberto Corino e Bruno Campagno: quella di andata è stata una delle partite più belle della stagione, ma quella di oggi non gli fa onore. All'inizio forse si pensava di poter rivedere un incontro all'altezza di una finalissima, ma ben presto la superiorità della Canalese ha dato ad intendere che per la Sanstefanese c'erano poche chances.


Gli arbitri sono a colloquio durante un time-out e noi del pubblico, pigiati come da tradizione alle finalissime, commentiamo con gli occasionali vicini le sorti dell'incontro, un po' delusi di non poter vedere quello spettacolo emozionante che le belle partite solitamente regalano.

Bruno Campagno (1989)

Questo ragazzo ha meritatamente vinto il massimo campionato di pallapugno. Tre anni fa dissi in questo post E' giovane, ma crescerà, l'anno successivo l'ho visto Crescere, quest'anno si è espresso all'ennesima potenza: la forza è la sua qualità più evidente, ma la facilità con cui riusciva ad imprimerla alla palla ha davvero stupito tutti. Sarei curiosa di sentire cosa pensano i vecchi campioni che ieri erano ad assistere alla partita, ma sono sicura che direbbero che è uno dei giocatori più potenti di tutti i tempi. Con quel passo e quella forza che esce dalle sue braccia , indubbiamente farà molta strada.
Bravo Bruno, hai lavorato veramente tanto.


giovedì 24 ottobre 2013

Della paura della morte individuale

Carlo Cassola (1917 - 1987)

Il 9 luglio 1955, Albert Einstein, insieme a sette scienziati premi Nobel tra i quali Bertrand Russell, aveva firmato il suo messaggio all'umanità che concludeva: "Noi rivolgiamo un appello come esseri umani a esseri umani: ricordate la vostra umanità e dimenticate il resto. Se sarete capaci di farlo, vi è aperta la via di un nuovo paradiso, altrimenti è davanti a voi il rischio della morte universale."
Alla lettera Carlo Cassola si era dimenticato di tutto il resto, di tutte le appartenenze per diventare, secondo l'appello di Einstein, un intellettuale organico all'umanità. Come ai mistici, anche a lui fu data in premio la piena indifferenza per la propria sorte. "La paura della morte - dichiarò in un'intervista - è una paura egoistica. Io la provavo quando mi occupavo solo di me stesso, non anche degli altri. Adesso che mi occupo solo degli altri, la paura della morte individuale è svanita."

Carlo Cassola, Ultima frontiera, Saggistica Bur, RCS Rizzoli libri spa, Milano, 1988, quarta di copertina.

domenica 20 ottobre 2013

Fontane e l'epopea dell'esercito scalzo


Quest'oggi, a Fontane, frazione di Frabosa Soprana in provincia di Cuneo, si è svolta una manifestazione organizzata dalla sezione A.N.P.I. di Ventimiglia per ricordare un importante avvenimento accaduto durante la Resistenza


In un cornice tipicamente autunnale, Fontane ci ha accolto nel migliore dei modi, curando nei minimi particolari un evento che forse aspettava di celebrare da quasi settant'anni...

Ritrovo di alcuni partigiani liguri

La storia è toccante: il 17 ottobre del 1944 più di 1000 partigiani liguri in fuga raggiunsero questo paesino di 700 anime risalendo le montagne per sfuggire ai nazifascisti, e vi arrivarono in condizioni disperate. Alcuni avevano i pantaloni corti, alcuni erano scalzi o con le scarpe distrutte; avevano armi pesanti da trasportare, avevano perso nel tragitto alcuni loro compagni feriti a morte, avevano fame e freddo perché sui valichi era già scesa la neve. E questa piccola comunità aprì loro le porte delle case, delle stalle, dei fienili, insomma di ogni luogo possibile per dar loro accoglienza.


La piazza principale è dedicata a Giò Bersezio: egli fu parroco di Fontane dal 1907 al 1947 e, oltre ad essere testimone di quell'episodio, lasciò un diario in cui raccontò quanto accadde.
Fontane è un paese alle cui spalle ci sono le montagne: la strada carrozzabile si ferma, ma la montagna ha i suoi sentieri, i suoi valichi, quelli che permisero ai partigiani liguri di raggiungere la salvezza. Rimasero lì per 20 giorni, durante i quali poterono riorganizzarsi: ricevettero vitto e alloggio, abiti e le donne confezionarono per loro calze di lana spessa affinché non patissero il freddo.

Alcuni partigiani che raggiunsero Fontane nel 1944

"Garibaldi e Fernandel"
al secolo Gaminera e Genari 

Dantilio

Dantilio Bruno ha fermamente voluto questa giornata: era doveroso celebrare il gesto che la comunità di Fontane ha compiuto durante la Resistenza. Alcuni partigiani, finita la guerra, avevano mantenuto i rapporti con le famiglie presso le quali erano stati ospitati, ma ad un gesto significativo come quello odierno nessuno aveva ancora provveduto: meglio tardi che mai. La sua relazione dettagliata ed esaustiva ci ha consentito di conoscere un pezzo di grande umanità della storia della Resistenza, perché l'accoglienza poteva essere anche innata tra quella gente, ma il rischio a cui si sono esposti era altissimo.
Di seguito gli interventi che si sono susseguiti:

Mario Genari (1921) 
e la senatrice Donatella Albano

Anna Siccardi figlia del partigiano Nino Siccardi

La pergamena consegnata al sindaco 
di Frabosa Soprana, Iole Caramello 
ed il vice-sindaco Aldo Peirano, 
che ha curato con molta dovizia l'iniziativa

I gagliardetti dell'A.N.P.I di Mondovì
e del Comune di Frabosa Soprana

I sindaci di tutti i comuni della Val Corsaglia
e le Crocerossine in alta uniforme

Delegazioni degli Alpini della zona

Le rappresentanze della Liguria

I presenti venuti dalla Liguria...

...insieme ad alcuni dei pochi abitanti rimasti a Fontane.

A fine manifestazione si canta Bella ciao...

...e naturalmente Fischia il vento.
(A sinistra Carlo Gallinella,
colonna dell'A.N.P.I di Ventimiglia)


Mi colpisce questa scritta in occitano: è il bar del paese, entro e chiedo aiuto per la traduzione. "Questo è il luogo per fare gruppo" mi dicono, "Bellissimo" rispondo io...


Poi il mio sguardo si posa sulla bandiera italiana che sventola nella nebbia e penso: "Speriamo che in quel luogo in cui si fa gruppo ci siano ideali degni della storia dei loro antenati per salvare quel tricolore". 
E' stata una bellissima giornata, ricca di valori e molto toccante. Ringrazio tutti coloro che hanno partecipato e soprattutto Gianpaolo e Dantilio che mi hanno coinvolto sin dall'inizio affinché anch'io fossi presente.