sabato 29 novembre 2014

Aurevoir Monsieur

Vito

Una settimana fa festeggiavamo i tuoi 58 anni, 
oggi ti abbiamo accompagnato 
all'ultima dimora. 


Nella vita ci sono persone che, per la loro condizione, diventano già da bambini “l’amico speciale”.
Per noi, nati e cresciuti in un piccolo paese, tra asilo, piazza e scuola elementare in pluriclasse, per noi, bambini nati nella seconda metà degli anni Cinquanta, l’amico speciale eri tu, Vito.

Lo sanno bene i tuoi compagni di classe del 1956, Graziella, Aldo e Pino che eri l’amico speciale, perché tra di voi è rimasta nel tempo un’unione che tra le altre classi si è persa. E lo sappiamo bene anche tutti noi che siamo nati in quello stesso periodo.

A scuola sapevamo che c’eri, pur nella tua diversità di comportamento, pur essendoci a modo tuo,  sapevamo che c’eri e facevamo di tutto per aiutarti, di quel poco che eravamo in grado di fare per te.

La tua lucidità e le tue difficoltà hanno convissuto nel tempo, dandoti una grande capacità di accettazione della tua condizione. Non ti sei mai dimenticato di nessuno di noi: non importava se stavamo anche tanto tempo senza vederti, tu c’eri lo stesso e all’occasione dimostravi interesse e presenza di spirito alla vita di ognuno di noi. Mentre noi eravamo sempre più presi da mille cose, sempre di fretta, sempre senza tempo per occuparci di un amico con cui la vita non era stata altrettanto generosa, tu c’eri lo stesso.

E grazie a quel po’ di autonomia che la motoretta ti aveva permesso, siamo riusciti ad incontrarti più spesso, soprattutto al mercoledì, quando andavi “in giù” all’edicola. E allora ci siamo regalati qualche occasione in più di amicizia, per scherzare e ridere, perché con noi ti piaceva fosse così.

E poi la festa, la tua festa di compleanno, quella che da qualche anno a questa parte avevamo battezzato Il Vito day. Non era solo la tua festa, era anche la nostra: era l’unica occasione in cui ci ritrovavamo tutti assieme per una bella serata, sempre più partecipata, sempre più voluta, perché per noi era straordinario sintonizzarsi al tuo cuore pulito, incontaminato.

Ti abbiamo lasciato anche tanto da solo, ne siamo consapevoli. Si dà sempre colpa alla vita, all’essere inghiottiti dentro ai meccanismi che la regolano, mentre invece abbiamo semplicemente peccato di egoismo e sarebbe stupido non ammetterlo. E soltanto ora ci rendiamo conto che non solo ti abbiamo fatto mancare tante cose, ma abbiamo perso l’occasione di ricevere tante belle cose da te, perché sapevi liberarci dalle catene della nostra mente e riportarci alla semplicità e alla verità.

Non ti dimenticheremo, Vito, siamo solo disperati per il fatto che te ne sei andato all’improvviso e così presto e non possiamo che augurarti di essere ora in un mondo-altro dove non ti tocchi più la sofferenza.

Ti salutiamo col cuore gonfio, ma dobbiamo lasciarti andare.
Ti ho parlato e salutato a nome di tutti, Vito.

Solo una cosa voglio ancora recitarti, una strofa di canzone, quella che abbiamo cantato in ogni occasione e che forse più di ogni altra ci rappresenta per quello che è stato il nostro esserci incontrati su questa terra:

“Carissimo Pinocchio, amico dei giorni più lieti, con tutti i miei segreti, torna ancora, nel mio cuor come allor”

Aurevoir Monsieur, bon voyage


giovedì 20 novembre 2014

Il Vito day


Quando un evento si ripete costantemente nel tempo e lo si avvalora sempre più sorge spontaneo dargli un nome e così è nato il "Vito day".

 Vito Taggiasco

Nei paesi si nasce e si cresce promiscui: ci si sente come una grande famiglia. 
La mia generazione, quella degli anni Cinquanta, vide un considerevole uso del forcipe per aiutare le donne nel parto, strumento nato nel 1572 e che è sempre stato oggetto di forti dibattiti. Vito, più di altri che subirono soltanto ferite superficiali, rimase leso in maniera assai grave, riportando problemi di deambulazione, rallentamento e trattenimento della parola, senza che tuttavia gli fossero negate una lucida intelligenza e una buona dose di saggezza.

 Graziella, Pino, Aldo e Vito: la classe del 1956

La pluriclasse era un sistema scolare che rafforzava l'unione tra i bambini: Vito era inserito insieme a noi e lo aiutavamo in tutti i modi possibili, un ruolo che oggi si chiama "sostegno" e che allora non era previsto. Chi finiva per primo di fare le operazioni o i pensierini, sapeva che poteva andarsi a sedere vicino a Vito e aiutarlo.

Marcello, Giorgio, Aldo, Oscar, Jose (il bimbo), Vito, Pino e Nino

Da molti anni, il 19 novembre festeggiamo insieme il suo compleanno: cascasse il mondo, non ce ne importa nulla, per noi è il Vito day. Una cena che ci riunisce in qualità dei più stretti amici d'infanzia, cresciuti nella consapevolezza dei suoi problemi e volendogli naturalmente tanto bene.

Pia e Vito 

Gli piace cantare: durante le cene del Vito day si canta sempre, anche tra una portata e l'altra. La serata è sempre all'insegna dell'allegria e dello stare bene e puntualmente si centra il bersaglio.
Le foto sono del 2012 e riflettono l'atmosfera che si respira ogni anno:

 Aldo, Oscar e Vito

 Vito, Oscar e Nino

 Aldo, Graziella e Vito

La tavolata conta sempre un minimo di 15 persone. Si alternano anche personaggi più giovani o meno giovani, tanto è sicuro che è sempre uno stare insieme speciale. 

 Il regalo dell'anno scorso: il libro su Antonio Rubino

Con buona pace della sottoscritta, che solitamente è incaricata dagli altri di provvedere al regalo, lo scorso anno gli abbiamo regalato il libro che Marco Cassini ha scritto su Antonio Rubino. La maggior parte dei convenuti non sapeva o non ricordava l'autore del Signor Bonaventura, ma Vito invece ne era ben consapevole: suo padre è di Baiardo, paese di origine di Rubino e ne conosce tutta la storia!
La sua condizione, che spesso dimentichiamo durante gli altri giorni dell'anno, ci riporta in questa occasione ad una dimensione dell'umano su cui riflettere. Puntualmente constatiamo che Vito è pulito, non è contaminato come noi. Non si fa trovare impreparato su nessun argomento e le sue risposte hanno quel fondo di verità che diventa una rivelazione anche per noi. 
Il Vito day, oltre che la sua, è anche la nostra festa, perché quello che riceviamo dalla qualità di questo nostro stare assieme è tantissimo. 
Vito c'è.

domenica 9 novembre 2014

Frida Kahlo e Diego Rivera a Genova

La parte di Pedro - Diego Rivera

A Palazzo Ducale, a Genova, è in corso la mostra dedicata a Frida Kahlo e a Diego Rivera. E' strutturata in maniera netta: la prima parte comprende prevalentemente opere di Rivera, la seconda è uno stacco fotografico, la terza riguarda le opere di Frida Kahlo. Già dai primi quadri, si avverte un'energia possente, qualcosa che fa pensare ad un uomo imponente. E' un emozione che si attiva e rimane viva per tutto il percorso espositivo.

Ritratto di Natasha Gelman - Diego Rivera

Diego Rivera, pittore a 360 gradi, spazia in tutti i campi, ritrae personaggi dell'aristocrazia, situazioni di vita di ogni genere e di ogni classe sociale, è proiettato nel sociale, è estro.

Murales - Diego Rivera

I suoi Murales raccontano la storia della rivoluzione messicana, sono ricchi di particolari, densi, potenti, nulla viene trascurato... Rivera è uomo del suo tempo e uomo senza tempo, che segue il corso della storia, coi suoi grandi ideali, i suoi voltagabbana, i suoi compromessi, i suoi ritorni.

Frida Kahlo e Diego Rivera

Frida e Diego sono due grandi artisti. Lei ha 21 anni in meno, si conoscono tramite Tina Medotti, italiana, fotografa, comunista, emigrata in Messico e si sposano nel 1929. La loro storia è travagliata: si separano nel '39 per risposarsi nel 1940. Vivono agli alti vertici politici della vita del loro paese, la loro casa ospiterà Lev Trotsky durante l'esilio; hanno contatti con Henry Ford, i murales di Rivera decoreranno l'industria automobilistica americana.

Frida Kahlo

Una serie di 80 fotografie separa le opere di Diego Rivera da quelle di Frida Kahlo. Il padre di lei, di origine tedesca, era fotografo e l'archivio è molto ricco. Durante questo "intermezzo" pensavo di aver già ricevuto così tanto dalla vista dei quadri di Rivera che quelli della Kahlo non mi avrebbero potuto impressionare più di tanto.

Frida Kahlo - Autoritratto

E invece no. Man mano che i suoi ritratti mi passano sotto gli occhi, sento di essere "trasferita" in una dimensione decisamente "altra" rispetto a quello che avevo visto fino ad allora. Tutto un altro mondo di emozioni: quei ritratti, quell'espressione quasi sempre uguale e se stessa, tanto nelle foto come nei suoi dipinti, mi cattura come una calamita: Frida è intro.

Frida Kahlo - Autoritratto (part.)

E' bellezza, è amore, è perfezionismo dell'immagine, è femminile, è insondabile, è silenzio, è sofferenza trasformata in qualcosa di assoluto. I suoi occhi sono vivi, guardano, vedono attraverso i nostri occhi: è un gioco di specchi, un regalo che trasmette ad ogni donna che incontra il suo sguardo e che grazie a lei può vedere se stessa. 
E' tanto, tantissimo. 
E lo dice anche con le parole:

"Vorrei darti tutto ciò che non hai mai avuto,
neppure così sapresti 
quanto è meraviglioso amarti"

Immensa.