mercoledì 30 dicembre 2015

L'anno nuovo

Seduta sulla sua poltrona, reduce da un mese con problemi vari di salute, alla veneranda età di 92 anni e un quadrimestre, la mamma mi recita questa filastrocca con la sua voce ormai un po' flebile: la sua memoria l'ha conservata per almeno 85 anni.



L’anno vecchio se ne va, e mai più ritornerà,
io gli ho dato una valigia di capricci e impertinenze,
di lezioni fatte male, di bugie e disubbidienze,
e gli ho detto: “Porta via! questa è tutta roba mia”.

Anno nuovo, avanti avanti,
ti fan festa tutti quanti,
tu la gioia e la salute porta ai cari genitori,
ai parenti ed agli amici rendi lieti tutti i cuori,
d’esser buono ti prometto, anno nuovo benedetto.


Angiolo Silvio Novaro (1866 - 1938)



Buon 2016 !


da PensieriParole

lunedì 21 dicembre 2015

"Deinà" o Natale di una volta


La parola "Natale", mediata dalla lingua italiana, ha quasi sostituito definitivamente Deinà, termine con il quale i nostri antenati indicavano la festa del 25 dicembre.
Sulla sua etimologia non vi sono dubbi, in quanto sia il dialetto ligure, sia il piemontese ed il lombardo l'hanno ricevuta dal latino Dies natalis, giorno della Natività. Sotto varie forme, tutte riconducibili a Deinà, i vocabolari dialettali della nostra regione riportano questo termine, ma più come una curiosità linguistica che come parola di uso corrente.
La sua decadenza deve risalire a molto tempo fa se, già nel 1876, il Casaccia, nel suo dizionario genovese, la riporta così: "Dënâ, Natale o Pasqua di natale. Voce del contado". E in questa ultima annotazione è insita una regola costante nella vita delle parole dialettali. Secondo la teoria del linguista Matteo Bartoli, esse sono più persistenti nelle aree laterali, che solitamente si identificano con le zone rurali, mentre tendono ad innovarsi al centro, dove maggiore è l'urbanizzazione cittadina. Ma, nella citazione di cui sopra, vi è una curiosità che non possiamo passare sotto silenzio, quella “Pasqua di natale” che ricorda tanto la Pascua de Navidad degli spagnoli.
Volgendo, come sempre lo sguardo a Occidente, vediamo che la festa è Natale a Mentone e a Monaco, Calena a Nizza e Nouvè o Calendo in Provenza. Fra i detti legati alla festività natalizia, ricordiamo «dürà da Deinà a San Steva» usato per indicare qualcosa di talmente effimero che la sua durata va dal giorno di Natale all'indomani, festa di Santo Stefano.
Oggi il nostro Natale è più che altro ridotto al rango di una qualsiasi operzione commerciale e anche se, sul fronte linguistico, l'antichissimo Deinà è caduto in disuso, non possiamo fare a meno di constatare che il suo suono arcaico ha il potere magico di evocare i tempi in cui il Natale era soprattutto una festa religiosa che si celebrava nel calore della famiglia.


Renzo Villa, Dialetto ieri e oggi, Cumpagnia d'i ventemigliusi, Alzani Editori, Pinerolo, 1996, pag. 85


domenica 13 dicembre 2015

La ginestra bianca

Foto di Goran Guglielmi

La ginestra bianca, meno
cespuglio che albero, radicata
in un metro di terra e ormai
così alta e spiovente

la ginestra bianca, aperta
come un ventaglio, ramificata
in cielo, inguardabile e così 
presente, così negli occhi

la ginestra bianca, a ciuffi
bianchi, reclini, profumati
sin dalle prime gemme, nuvola
vagante sui giardini

la ginestra bianca, che
sentivamo ogni anno a marzo, rifiorita
e torbida, ha gettato tutti i fiori
nel solstizio d'inverno.


13 gennaio 1977


Giuseppe Conte, Poesie 1983 - 2015, Oscar Mondadori, Milano, 2015, pag.69-70


domenica 6 dicembre 2015

Monet a Torino


Dal Museo d'Orsay alla Gam di Torino: questo è il "viaggio" di 40 opere di Monet che oggi siamo andati a vedere con gli amici dell'Associazione culturale A Cria.
Una mostra bellissima, protagoniste la bellezza e la luce.


La mostra inizia con il trittico di Sisley-Pissarro-Monet e continua con opere esclusivamente di Monet. Già da subito se ne intuisce la sua grandezza: la luce "esce" dal quadro e va verso l'esterno, giunge all'osservatore, regala attimi di respiro, di sollievo, di bellezza.
Pubblico una serie di foto dei quadri esposti che non rendono giustizia, come sempre, a ciò che si prova davanti al quadro stesso:

Argenteuil

En norvégienne

Dejeuner sur l'erbe

Femme à l'ombrelle tournée vers la droite

Un angolo di appartamento

La villa a Bordighera

La pie

L'église de Vetheuil

La Cattedrale de Rouen

 Londres, le Parlement. Trouée de soleil dans le brouillard

La scelta di non commentare con le parole questa serie di quadri ha lo  scopo di rievocare il mio stesso percorso compiuto alla mostra: non mi sono avvalsa della guida, sapendo di perdere delle opportunità conoscitive sulla pittura, ma volevo tutelare la mia percezione. Sentivo crescere dentro di me una sensazione forte, un'emozione che faticavo a definire: c'erano rappresentazioni della realtà che assumevano un aspetto di sospensione, di leggerezza, qualcosa di aereo che mi colmava... E mi è bastato leggere la frase sul muro per capire esattamente quello che stavo vivendo: 


Sentirsi vivi e in sintonia con il tutto: bellissimo.