lunedì 26 novembre 2012

Niccolò Machiavelli

Niccolò Machiavelli. Il principe della politica

Venuta la sera, mi ritorno in case, et entro nel mio scrittoio; et in su l'uscio mi spoglio quella veste cotidiana, piena di fango et di loto, et mi metto panni reali et curiali; et rivestito condecentemente entro nelle antique corti degli antiqui huomini, dove, da loro ricevuto amorevolemente, mi pasco di quel cibo, che solum è mio, et che io nacqui per lui”.

Niccolò Machiavelli, lettera a Francesco Vettori


giovedì 22 novembre 2012

Nina alle olive

La mamma

Ha le dita intirizzite. 
Le ginocchia accartocciate. 
La schiena curva. 
Gli occhi che fissano la terra... 
Ma ha voglia di sognare. 
Per ogni chicco nero, ascolta il mare. 
Per ogni chicco verde, sente l'amore. 
Solo quando il suo cestino 
sarà colmo, 
alzerà gli occhi 
per vedere il cielo.


Pina Trovarelli


giovedì 15 novembre 2012

Balla coi topi e con i cinghiali

 
Casùn de vigna

Se nelle cose c'è un po' di logica, non è difficile capire o accettare, ma quando  accade il contrario è lecito incazzarsi. Dell'argomento riguardante l'accatastamento all'urbano dei fabbricati rurali nel parlai in questo post, ma in allora c'erano altri governanti: inutile stare a sindacare quale dei due sia stato il peggiore.
Tanti casolari di campagna sono stati ristrutturati ed è accettabile che su di essi sia dovuta una tassa. 
Altro discorso sono i casùi che ancora fungono da remissaggio attrezzi, che per lo più sono malandati e sempre meno funzionali allo scopo. Guai a sottrarsi all'operazione: gli elicotteri girano sulle nostre teste fotografando a spada tratta questi "fabbricati"  e creando l'opportunità per l'ente competente di procedere d'ufficio, con multe salatissime. Accatastarli costa all'incirca 800 euro, poi ci si deve pagare annualmente l'IMU, con possibilità, da parte del comune, di richiedere gli arretrati da quando è entrata in vigore la legge riguardante tali accatastamenti. 
In coda ci sono pure i terreni, anch'essi destinati ad una pari sorte.
Non mi piace fare la vittima, ma siamo arrivati proprio al fondo del barile: dover pagare una tassa laddove oramai ballano solo i topi o su terreni devastati dai cinghiali è il colmo. L'attività produttiva, con annessi e connessi, subisce già l'applicazione dell'IRAP, che vale sia per i casolari, sia per le stalle dove si allevano gli animali. Continuare a spremere chi boccheggia e sgobba la dice lunga su questa classe dirigente.
In Italia c'è una parola pressoché blasfema e spesso impronunciabile: Tassa Patrimoniale. Eppure questa è la base del benessere dei paesi ricchi, come la Svizzera o gli stati scandinavi: rientra sia nella logica, sia nella prestante mentalità di coloro che sono chiamati a pagarla. 
Possibile che il nostro paese non riesca mai a diventare "normale?"


domenica 4 novembre 2012

D'ottobre, Francesco

Perinaldo (Im)

[...] Il paesaggio? E' destino umano abitare un mondo. Un'opera d'arte nasce da un rapporto della coscienza soggettiva con la storia e con la natura. Il paesaggio che mi vedo sempre davanti agli occhi è quello ligure. Le storie in genere le invento, raccolgo e solidifico una sparsa atmosfera.
Non denuncio, descrivo un disagio. La terra forse insegna la calme, la ricerca della verità. Amo le radici nella terra, ma anche il cielo e il cosmopolitismo. Ben vengano altri popoli, altri individui, colgono anch'essi il significato delle rocce e dei cieli.
Ho col dialetto un rapporto ambiguo, a volte mi pare di un'acre verdezza, a volte morto, stucchevole, specie se ostentato.
La mia giovinezza fu priva di tutto, di libri, di cultura, di scuola; fu angosciante, mutilata. Forse per questo mi piacciono gli emarginati, coloro che hanno una vita nuda, dove tutto è paesaggio, transito, clandestinità. L'uomo è l'essere delle lontananze. "Glissez mortels, n'appuyez pas" (Scivolate mortali, non appoggiatevi). E' una sentenza dell'antica Francia, che mi ripeto sovente...
La donna e la morte sono sogni che si sprigionano all'improvviso. Portano a investigare nella mitologia dell'anima.
Amerei scrivere un giallo senza fatti, per mutamenti interni, oppure un libro di cieli.
Nella vita c'è sempre una mutilazione.

Francesco Biamonti, Scritti e parlati - Breve nota autobiografica, Einaudi, Torino, 2008, pag. 17


giovedì 1 novembre 2012

Il crisantemo



Il crisantemo è il fiore della malinconia, 
è il fiore della tomba. Esso è azzurrino, è roseo, 
è violaceo, ma le sue tinte sono pallide, come se le
lacrime lo avessero fatto scolorire. 
Esso ha un odore pungente che sale al cervello 
e lo immelanconisce: esso ha odore di cose 
morte per sempre.
Il crisantemo è un fiore che sa di dolore.


Matilde Serao (1856 - 1927)