mercoledì 31 marzo 2010

Il mio demone è un senza tetto

Il mio demone è un senza tetto
senza paura della tempesta
uno che abita la battigia
uno che abita la frontiera
uno che sulla sabbia nera
corre e fa capriole
aspettando che torni il sole.

Onde e vento lo prendono
schiume, salino, nuvole
e lui continua a correre
tra nebbie che disorientano
e fulmini che scardinano.

Se io con lui mi lamento
che sono un bronco gettato
sulla riva dalla marea
orme di cani e gabbiani
un groppo di nudi rami,
ride, mia vita, e dice:
"Tu sei quello che ami."


Giuseppe Conte (Imperia, 1945)

domenica 28 marzo 2010

Verso la fine

Ginestra in colorazione lilla

Siamo giunti alla volata finale: la stagione della ginestra sta per concludersi e il bilancio dell'annata è negativo. Solitamente il freddo è proprizio per la vendita dei fiori, ma quest'inverno abbiamo assistito a dei fenomeni commerciali assai anomali: il prodotto era poco e i prezzi contenuti, cosa che non si era mai verificata e che pone seri interrogativi.

Molto probabilmente la crisi economica che investe un pò tutti i paesi è la causa di questi andamenti e continuare ad operare in questa incertezza è assai gravoso: si investe denaro e tempo e si rischia di lavorare per 4-5 mesi senza un equilibrato ritorno, considerando che parte del raccolto deriva da produzioni biennali e non annue.
Non è la solita solfa del contadino insoddisfatto, ma una problematica reale che demoralizza anche psicologicamente, sottraendo energie e fiducia nella propria attività, visti anche la notevole fatica e lo stress.
Anche noi, come molte altre categorie, siamo nelle curve.

giovedì 25 marzo 2010

Una volta nella vita

Manifesto dell'opera Tannhauser di Richard Wagner

Alla Scala non c'ero mai stata: ieri è stata la la prima volta e forse sarà anche l'unica.
C'era il Tannhauser, di Richard Wagner, un'opera che amo particolarmente e non mi sono lasciata sfuggire l'occasione.

Prenotazioni via internet, posti assegnati nei palchi e una grande speranza di potersi godere la rappresentazione come Dio comanda, ma ahimè, non è andata esattamente così.

Tutto bello, ma da quel palco non si vedeva granchè: 4 posti, però a noi sono toccati quelli posteriori e i nostri coinquilini non si sono affatto adoperati per agevolarci: "buonasera" al loro arrivo e "buonasera" alla fine dello spettacolo, dopo 4 ore e mezza...

L'Orchestra nella "buca" si sta preparando

Il Tannhauser è un'opera meravigliosa: mi piacciono le musiche, mi piace il contenuto e le emozioni si sono fatte sentire. Per ovviare la difficoltà visiva sul palcoscenico, ho ripiegato sulla lettura del testo in italiano utilizzando la piccola luce del telefonino: nel semibuio, ho assaporato la musica dell'orchestra diretta da Zubin Mehta e l'ottima interpretazione degli attori.

Zubin Mehta con Elisabeth e Venere

L'ambiente era quello tipico di queste occasioni, non mi si confaceva più di tanto, ma ad ognuno la sua parte: la causa sta al di sopra di tutto il resto, l'importante era vivere quell'esperienza.

Il Tannhauser è l'opera che rappresenta il conflitto tra l'amore carnale e l'amore spirituale, ma il suo contenuto va assai al di là di quello che la semplice sintesi tende ad esprimere.
La musica di Wagner è ricca, avvolgente e penetrante.
Tritato dalla strumentalizzazione che ne ha fatto il nazismo, Wagner era un rivoluzionario, un rifugiato politico che sognava una società in cui l'uomo, libero dai vincoli della produzione, della morale borghese e del cristianesimo, potesse vivere nella gioia, riconciliato con se stesso, con la natura e con il destino. Vedeva nel comunismo l'esatto opposto di egoismo.
L'opera d'arte dell'avvenire è uno dei testi fondamentali in cui è espresso il suo pensiero.

lunedì 22 marzo 2010

Quando i bambini giocavano

Andrea Guglielmi (1960) nella bottega di falegnameria
del nonno Florindo nel 1965


Mi sono ricordata di questa significativa fotografia dopo aver ascoltato una relazione sull'installazione dei giochi per i bambini nei giardini pubblici di Vallebona.
Le "norme di sicurezza" non certo per la salute dei bambini, ma per evitare ogni sorta di responsabilità da parte delle autorità e delle ditte produttrici dei giochi, hanno costretto i volontari della Pro Loco che doneranno gli impianti a rinunciare all'installazione dell'altalena, uno dei passatempi per l'infanzia più belli, più poetici e più antichi.
Eh sì, ci sono i tubolari che sono pericolosi, la vicinanza dei fusti degli alberi che sono pericolosi, le recinzioni in prossimità che sono pericolose.
Era molto meno pericoloso, un tempo, lasciare sul banco di falegnameria un bambino appollaiato a scolpire un piccolo ceppo di legno con martello e scalpello, magari anche ben affilato, perchè se si faceva male (e non se ne faceva) la colpa era del nonno Florindo o dello zio Renzo...
Libertà vigilata anche sull'infanzia, per la sicurezza, si dice, ma in sostanza per lo scarica-barile di qualcuno: in realtà, poi, si muore anche sui giochi gonfiabili, quelli che sembrano un enorme materasso su cui ballonzolare.
Gli incidenti possono capitare, così è sempre stato, ma se penso all'infanzia libera e incontrollata che abbiamo vissuto nei paesi, ai muri altissimi di argine alle piazze, alle scorribande per sentieri, fasce e carugi e non è mai successo niente, salvo qualche sbucciatura di ginocchia, allora mi pare doveroso concludere che tutta questa "sicurezza" contribuirà a far crescere delle persone sempre meno in grado di affrontare le difficoltà e gli imprevisti che la vita riserva.
O no?

venerdì 19 marzo 2010

U levamàn


Non so se in altri luoghi esiste un punto di riferimento per indicare che è giunta l'ora di smettere di lavorare, il cosiddetto u levamàn.
A Vallebona, in ogni stagione, quando il sole e l'ombra si incontrano dal casolare al centro della fotografia, significa che la giornata lavorativa in campagna è terminata. E' sempre stato l'orologio "naturale" e, come una meridiana, mantiene inalterata la sua funzione, salvo i giorni in cui il cielo è coperto di nubi.
Mi riporta a mio padre ed è così che lo ricordo nel giorno della sua festa.

mercoledì 17 marzo 2010

Farsi il pane

Pane nel forno a legna
foto Marlor58

Un tempo tutte le famiglie si facevano il pane. Per molti decenni questa pratica è caduta in disuso, ma oggigiorno sono molte le persone che si fanno il pane. C'è chi beneficia di un bel forno a legna, c'è chi invece si accontenta del forno elettrico della cucina o addirittura di un fornetto, come me ad esempio...

Ersilio Montessoro - anni 84
foto Marlor58

Ersilio Montessoro, arzillo vecchietto, espleta il rito della panificazione ogni sabato pomeriggio: conosco altri vecchi della sua generazione che provvedono da loro stessi ad impastare e cuocere il pane per la provvista familiare, ad esempio Mario Genari.
Trovo che tutto ciò sia toccante.


sabato 13 marzo 2010

Affinità... morfologiche

Vigna... siciliana!

Il mio amico Marlor58 mi ha mandato questa fotografia e ho pensato: "Siamo in Bramosa, a Soldano, nella vigna di Danila e Tino..." E invece no, siamo in Sicilia. Ammetto di non essere mai stata in quella regione, ma mai più mi sarei immaginata un paesaggio così uguale a quello ligure.
E' davvero sorprendente. Il vigneto e a fianco l'uliveto, tenuti esattamente come dalle nostre parti, con le fasce (terrazze) con muri a secco e scalette degne della nostra tradizione.
Sapevo che i Liguri e i Siculi discendono dallo stesso ceppo come popoli: forse è per questo che si possono riscontrare queste affinità morfologiche... Forse anche in altre regioni ci sono paesaggi simili, viste le simili caratteristiche dei territori, ma non mi era mai capitato di verificare una somiglianza così forte.
Ciò significa che anche i Siciliani sanno che cos'è la fatica, come noi.

giovedì 11 marzo 2010

Bieléti

I bieléti

La giornata è stata piena di lavoro, come sempre in questo periodo.
Alle 7.00 p.m. sono in magazzino, c'è ancora lavoro per un paio d'ore, suona il telefonino: è Aldo, mio compagno di infanzia e amico da sempre che mi chiama dal bar tarttoria "Al I° binario" a Bordighera da lui gestito e mi dice: "Pì, stasera ci sono i bieléti..."
"Vengo, cerco di sbrigarmi e arrivo". Ho chiamato Germana, nostra comune amica e con una velocità supersonica sono riuscita a portare a termine l'operato entro le 8.30. Poi sono saltata in macchina e via verso Bordighera!

Un appuntamento immancabile, dato che erano tantissimi anni che non li mangiavo... e poi così, all'improvviso, last minute, Germana, Aldo ed io e la tavolata dei tassisti di Bordighera.
Per chi non li conosce, i bieléti sono le budella dello stoccafisso, cucinate a stufato con patate, aglio e prezzemolo, vino bianco e pomodorini, più una punta di peperoncino. Un gusto pieno, perchè no: contadino, che mi ha riportato alla condivisione che certe pietanze riservavano a mio padre e me.
Gaby, la cuoca, ha superato se stessa: erano perfetti; pur essendo tedesca, riesce a centrare l'italianità di certi piatti in maniera esemplare.
Il bello è che Aldo, quando ha chiesto ad alcune rinomate cuoche di Vallebona in che modo cucinano i bieléti, si è sentito rispondere che... non li avevano mai fatti! Avevano beneficiato delle arti culinarie dei genitori, dei suoceri, ma a loro non era mai capitato di prepararli.
E questo la dice lunga sull'impeto che mi è preso di andarli a degustare!

mercoledì 10 marzo 2010

Contadini

Coppia di contadini liguri (1920)
fotoarchivio di Achille Pennellatore

Ogni volta che guardo questa foto non posso fare a meno di stupirmi: risale a soli 90 anni fa e sembrano impossibili tutti i cambiamenti che da quel momento sono avvenuti.
Lei col cagnetto in braccio, lui con la vanga in spalla: vecchi contadini nel vero senso della parola, non imprenditori agricoli come oggigiorno, che fino a quando la salute glielo permetteva provvedevano a coltivarsi un pò di verdura per il fabbisogno, per l'autoconsumo.
Pantaloni unti e rattoppati più volte, altri indumenti laceri dagli anni e dall'uso, la pulizia quasi un optional, le loro ombre proiettate sulla strada di terra battuta in mezzo al paesaggio ligure.
Alle loro spalle Bussana vecchia, ovvero i resti di un paese che dopo il terremoto del 1887 fu completamente abbandonato e la ricostruzione si spostò più a valle rispetto a prima.
Mi fanno una tenerezza enorme...

martedì 9 marzo 2010

Piccolo è bello

Perinaldo, fiore sul selciato
(foto presa da facebook)


Dopo tanta agitazione lavorativa, politica e sociale, cerco di riprendere il passo disintossicandomi dal tutto e cercando nelle piccole cose quel senso di grazia e di semplicità che fa tanto bene all'anima.
A volte è necessario scaricarsi di dosso la complessità dei fenomeni e riappropriarsi di un briciolo di bellezza, di cui la vita è prodiga, basta saperla e volerla cogliere.

domenica 7 marzo 2010

Con queste mani

L'8 marzo, quasi dappertutto in Italia, sarà distribuita la mimosa alle donne, simbolo della Giornata della donna, a ricordo di un massacro compiuto sulle stesse nel lontano 1908, negli USA.
Proviene quasi tutta dal Mercato dei fiori di Sanremo e mi sembrava un atto dovuto mostrarvi le mani di alcuni produttori.
In particolare quelle di:

Bernardo

Anna

Giò u frachetu

Mariella

Iole

Rosalba

Omar

Lorella

Flavio R.

Elisa

Silvio

Migliaia di mani hanno raccolto e confezionato la mimosa affinchè ogni donna ne riceva un ramoscello. Spesso è sorta la polemica della speculazione: per noi produttori è fatica e pane; ci regala quell'attimo che un pò ci commuove quando la vediamo in tivù tra i capelli o tra le mani delle donne italiane.
Appassionati o meno a questo fiore, la frase conclusiva che ognuno esprime alla fine dei raccolti è: A t'amassa ( ti ammazza, cioè ti distrugge dalla fatica).

Non l'ho mai considerata la "festa", ma giustamente la "Giornata della donna" in cui ricordare il lungo percorso compiuto per la conquista dei diritti.
La mimosa ne è il suo simbolo da oltre sessant'anni, non certo la gardenia; non mi interessano i modi in cui molte donne la celebrano, ovvero se ne approfittano per uscire o per vedere lo spogliarello: coltivo il suo vero significato e coltivo pure la mimosa e se su quest'ultima ci speculano altri, è ben certo che non ci speculiamo noi produttori.
In tutte le cose c'è modo e modo di vederle, viverle e interpretarle: c'è chi va allo stadio per vedere la partita, c'è chi va per sfogare la propria violenza.
Ogni cosa dipende dall'intenzione con cui decidiamo di viverla.

Buona Giornata della Donna

giovedì 4 marzo 2010

Giuseppe Conte apre TeramoPoesia 2010

Giuseppe Conte

La poesia torna alla tradizione “orale” e ritrova la sua funzione sociale e rituale: trasformare il vissuto emotivo, l’amore, la gioia e anche l’infelicità, i lutti o la perdita in canto.

TeramoPoesia 2010, per la sua quarta edizione presenta nuove letture e interpretazioni poetiche affidate alla voce di poeti e attori.

I primi appuntamenti sono con tre fra i più conosciuti e apprezzati poeti contemporanei: Giuseppe Conte, Jolanda Insana e Patrizia Cavalli e si terranno nella Sala Consiliare della Banca Tercas. Seguiranno tre “mises en espace” sulla poesia con Elisabetta Pozzi e Giacinto Palmarini (Pozzi nel ruolo di Silvia Plath, Palmarini in quella del marito-poeta Ted Hughes, opera scritta da Daniela Attanasio, in prima nazionale), Licia Maglietta (in una sua nuova pièce, Ballata, interpreterà poesie di Wislawa Szymborska in prima nazionale) e Paolo Poli (nel suo spettacolo – lettura Ricordo di Sandro Penna).

Gli appuntamenti del 2010 si propongono di ampliare queste possibilità interpretative e di relazione invitando non soltanto i poeti a dare voce ai loro versi, ma anche gli attori a portare sulla scena la poesia di autori ai quali si sentono ispirati per “affinità elettive”. La manifestazione promossa e sostenuta dalla Fondazione Tercas di Teramo è a cura di Silvio Araclio e Daniela Attanasio e si svolgerà dal 4 marzo al 22 aprile 2010.


Per la stima che nutro per Giuseppe Conte, è con piacere che ho colto la notizia che sarà proprio lui ad aprire la rassegna TeramoPoesia 2010.


mercoledì 3 marzo 2010

La febbre gialla

Tipico mazzetto di mimosa

Eh sì, quel mazzetto tanto gradito ed apprezzato l'8 marzo da milioni di donne merita un post per svelare quale iter occorre affinché giunga a destinazione.

L'arrivo dalla raccolta

E' la settimana "caliente": nell'arco di pochi giorni e forzando la maturazione a causa del freddo che l'ha ritardata, noi floricoltori siamo in grande affanno per produrre la mimosa destinata alla Giornata della Donna.

Eleonora, la cubana, trasferisce il raccolto in magazzino

Alcune immagini le ho scattate qua e là, tanto tutto il paese (e non solo) è dedito a questa "stressante" produzione: solitamente il lavoro si svolge nell'arco di un mese, quest'anno in soli dieci giorni.

Nel magazzino 

Alé, tutti all'opera: chi sfoglia e prepara i rami di misura, chi confeziona i mazzi da 500 grammi, compito cui è dedita, nella mia famiglia, solitamente mia sorella.

Vecchi instancabili

La lavorazione della mimosa è abbastanza semplice e coinvolge proprio tutti: vecchi, giovani, lavoranti nel pieno delle forze e bambini, che solitamente fanno il "passamano" dei mazzi confezionati per imballarli negli appositi cartoni.
Nicolò osserva quella strana pallina gialla...

Anche Niki partecipa al passamano e, nella pausa, scruta quel soffice fiorellino peloso: "...ma cosa sarà mai questa robina qua..."

Lavorazione a mazzetti da 25 grammi

L'unico ruolo che assolvo è quello del confezionamento dei mazzetti: la mimosa è bella, ma io sono appassionata alla ginestra e, se posso, evito la "febbre gialla", perchè è stressante, massacrante e mi rende nervosa.
Consegna di mimosa a mazzi non incartonata

In effetti lo spettacolo legato a questo periodo è affascinante: riesce a stupire e a colpire anche noi che lo viviamo ogni anno e che, come ho già detto, ci stanca oltre misura.

Consegna nei cartoni da 3 kg

La cooperativa di cui sono socia, ovvero la Nuova Floricoltura, è il polo che commercializza più mimosa del Mercato dei fiori di Sanremo: alcune decine di migliaia di questi cartoni trovano stivaggio in ampi frgoriferi che permettono una perfetta conservazione del prodotto, mantenendo la temperatura tra lo zero e i due gradi.

Elyas e Nicolò in attesa del proprio turno di consegna

Per i bambini tutto è interessante: salire e scendere dall'ape, osservare l'afflusso dei vari soci che conferiscono il loro prodotto, aspettare di porgere i cartoni ai magazzinieri...

Il controllo di qualità: Dario, siamo nelle tue mani!

Di ogni partita conferita, un cartone a caso viene aperto e sottoposto al controllo di qualità: in base al prodotto in esso contenuto si avrà l'attribuzione della qualifica, che ovviamente si risolve in una differenza di prezzo. Quest'anno siamo nell'eccellenza.


A voi...