sabato 25 aprile 2020

25 aprile 2020


Oggi ricorre il 75° anniversario della Liberazione dalla barbarie nazi-fascista.

In un contesto surreale, nel silenzio delle piazze, nel confino di ogni cittadino nella propria abitazione, soltanto una persona che rappresenti l’autorità e un rappresentante dell'ANPI sono delegate a celebrare il rito: una condizione senza dubbio anomala dettata da circostanze eccezionali.

In questo giorno di Festa della Liberazione sorge spontanea la riflessione su ciò che rappresenta la libertà, essendone ognuno di noi temporaneamente privo. Possono essere diversi i motivi che la impediscono, ma non la sostanza: il bene che essa rappresenta mai come ora può essere riconosciuto e capito. Pur essendo la causa una forza maggiore non determinata dall’oppressione dell’uomo sul proprio fratello, ma una contingenza epidemica, nessuno dei viventi ha mai assistito ad una simile situazione, che semina morte, malattia, dolore e paura.

In particolare la morte di molti anziani, prime vittime di questo scempio, è anche morte della memoria, perdita della testimonianza della storia, quella di cui sono stati protagonisti. Sono uomini e donne che hanno contribuito sia a porre fine alla ferocia del nazi-fascismo che imperversava nel Paese, sia alla ricostruzione, con coraggio, speranza e fatica affinché noi, i loro figli, potessimo vivere in un mondo migliore.

E in quel mondo di benessere, di cui non siamo stati i giusti paladini, abusandone in tutti i modi, l’emergenza coronavirus ci mostra il rischio della deriva sociale ed economica: oggi in prima linea, a liberarci dal male, sono i camici bianchi, ovvero il personale sanitario in tutte le sue stratificazioni. Sono i partigiani del presente, così come 75 anni fa i partigiani della Resistenza non avevano alternativa alcuna per poter salvare il Paese e lottarono per traghettarlo verso la democrazia e la libertà, i valori più preziosi della comune convivenza di un popolo.

Ora e sempre Resistenza contro qualsiasi male che affligga l’umanità.

martedì 28 gennaio 2020

Regionali in Emilia Romagna 2020


Sono contenta che abbia vinto Bonaccini e soprattutto sono contenta del risultato di Bibbiano e del Pilastro. Sono mezza ligure e mezza emiliana e in qualche modo quel sangue lo conosco, anche se ho sempre vissuto in Liguria. L'Emilia Romagna è sempre stata considerata un "fiore all'occhiello", ma lo si diceva occasionalmente, non era un esempio da mettere in evidenza con continuità. Questo perché è nata e cresciuta dai principi del Partito Comunista Italiano, dal PCI, e ciò dava fastidio, ma essa ha sempre perseverato, in silenzio, con la sua socialità all'ordine del giorno, in un sistema capitalista destinato ad espropriarla piano piano dei suoi valori fondanti. I mutamenti in atto in questo mondo allo sbando l'hanno più volte minata e contaminata, e le elezioni di ieri sono state il più grosso rischio che ha corso, laddove la buona amministrazione si è dovuta misurare con la più istintuale delle propagande. Tuttavia buon sangue non mente ed il risveglio, il richiamo che 4 ragazzi in una notte sono riusciti a mettere in atto ha riportato la bussola nella giusta direzione. Sarà sempre tutto più difficile, a questo mondo, ma aver ritrovato concretamente L'IDEALE è stato un soffio di vita e di speranza. Grazie, grazie davvero, ci voleva.