mercoledì 30 maggio 2012

Cara Emilia


Cara Emilia,
ti dedico queste poche righe per esprimere il mio stato d'animo per quello che sta succedendo. Sono addolorata per il terremoto che ti sta colpendo ed essendo figlia di un'emiliana, non posso fare a meno di vivere questa situazione con particolare afflizione. Conosco bene i tuoi pregi, soprattutto la laboriosità e l'umiltà che hanno sempre contraddistinto la tua gente. Per tante, tantissime cose sei il fiore all'occhiello dell'Italia, senza boria né presunzioni e mentre di altre regioni è tutto un parlare in bene e in male, tu sei sei sempre stata lì, al tuo posto, in silenzio, senza pretese, ma con tanto merito mai sbandierato.
Finirà questo tormento e ricomincerai da capo, con sforzi immani ricostruirai ciò che la natura ti ha tolto, con quella tenacia e volontà che ti appartiene. Hai sempre avuto la vita dura, perché la tua naturale predisposizione al sociale e al socialismo non sono mai state gradite al resto della nazione. E invece per me tutto ciò ha sempre rappresentato il meglio che la vita di una comunità può esprimere, pur sapendo quanto non sia facile far convivere gli esseri umani in un contesto sociale. Nel corso di quest'anno avevi già perso Lucio, quel figlio che tanto ci ha dato nel corso della sua esistenza e adesso altri hanno perso la vita, la casa, l'attività lavorativa.
La tua gente è bella, ha il sorriso facile, è bonaria e laboriosa. Troverà la forza, in questo momento così particolarmente difficile, di risollevare la sua sorte. Il mio cuore ti è vicino, magari non servirà granché, ma se è vero che anche ciò che è astratto attraversa spazi illimitati, ecco allora ti auguro che la mia solidarietà ti possa giungere ed essere d'aiuto.
Ti auguro che finisca presto questa emergenza e la tua gente possa ritrovare un pò di serenità. Se avrai bisogno di me, sappi che sono pronta a darti una mano.
Ti voglio bene.
Pia


venerdì 25 maggio 2012

In vespa

Nanni Moretti nel film "Caro diario"

Trentasei anni che vado in vespa e altrettanti in ape senza aver al mio attivo incidenti di rilievo. Ma negli ultimi sei mesi sono riuscita a capottare con l'ape (rimanendo illese praticamente entrambe) e a cadere dalla vespa. I danni al mezzo sono minimi, ma questa volta il segno lo porto addosso io: una sacrosanta botta al ginocchio destro era quello che ci voleva per bloccarmi a riposo, in attesa di una guarigione che si presume non sarà facile, visto che è chiamato in causa un organo assai delicato.
Uffa, che palle. Certo, è andata bene così, non c'è nulla di rotto, ma mi scoraggia il fatto che questi due intoppi abbiano la stessa matrice: asfalto scivoloso per improvvisa pioggia che lo bagna e lo rende altamente insicuro.
Chissà perché proprio in quest'epoca in cui i mezzi sono super controllati da collaudi che incorrono ogni due anni, chissà perché, mi chiedo, mi devo ritrovare alla sbarra. Veramente un "perché" mi verrebbe da attribuirlo all'asfalto stesso, che secondo me non è conforme, dato che non sono l'unica che ha avuto problemi nel tratto di circonvallazione del mio paese. Non ne faccio colpa a chi commissiona le opere (in questo caso il Comune), ma a chi ha svolto il lavoro, perché sia con l'ape, sia con la vespa mi sono ritrovata infinite volte a percorrere strade appena bagnate dalla pioggia senza avere minimamente problemi.
I riflessi sono quasi spariti, un tempo ero molto più vigile, lo ammetto, ma ci sono responsabilità che è difficile far valere e nel frattempo chi si ritrova danneggiato deve fare i conti solo con se stesso.
Tutto è sempre dovuto, ma quand'è che qualcosa sarà dato?



martedì 22 maggio 2012

Sera di Liguria

La Mortola - foto di Arturo Viale

Lenta e rosata sale su dal mare 
la sera di Liguria, perdizione 
di cuori amanti e di cose lontane. 
Indugiano le coppie nei giardini, 
s'accendon le finestre ad una ad una 
come tanti teatri. 
Sepolto nella bruma il mare odora. 
Le chiese sulla riva paion navi 
che stanno per salpare. 



Vincenzo Caldarelli (1887 - 1959)

sabato 19 maggio 2012

La biblioteca civica "8 Luoghi"


Una decina di anni fa l'associazione culturale A Cria fondò la prima biblioteca in quel di Vallebona: con libri ceduti da privati e altri dalla Biblioteca Internazionale di Bordighera raggiunse, in breve tempo, una discreta quantità di testi di ogni genere. 
Due anni fa il Comune ricevette una donazione di libri di carattere prevalentemente storico-artistico-religioso. Nacque così la Biblioteca civica 8 Luoghi che venne ubicata in alcune stanze dell'edificio municipale: grazie alla donazione e alla gestione di un volontario, Vallebona si è ritrovata un patrimonio librario di notevole interesse.
Si intuisce facilmente che due biblioteche in un piccolo paese sono troppe, così A Cria decide di incorporarsi alla biblioteca civica, apportando un notevole completamento di argomenti. 
Oggi è quindi operativa la sola Biblioteca civica 8 Luoghi, che è in grado di offrire testi letterari, storici, artistici, religiosi, di saggistica, di letteratura per l'infanzie e l'adolescenza e in lingua straniera.
Ieri sono andata a portare al sig. Riccardo Lanteri (il prezioso volontario), le ultime scatole di libri che ogni tanto mi arrivano dalla gente. E' stato emozionante vedere tutti quei libri al mio paesello! Ed è stato sorprendente vedere il lavoro svolto da Rirì in questo breve anno e mezzo... Egli continua con solerzia il suo operato ed essendo un assiduo lettore, ha trovato di che nutrirsi in quella vasta scelta di cui dispone. 
L'afflusso di pubblico c'è, anche se sarebbe meglio si incrementasse, soprattutto per il fatto che da mesi la splendida Biblioteca Internazionale di Bordighera è chiusa (?).
L'orario che osserva la biblioteca di Vallebona, in via del Municipio 4, è il seguente:
lunedì        18.00 - 19.30
mercoledì   18.00 - 19.30
venerdì      15.00 - 19.00
La disponibilità di Riccardo è totale, per cui se qualcuno ha bisogno di interpellarlo può chiamare al 333-9159915.
Questa realtà si aggiunge ad altri gruppi a sfondo sociale che operano nel paese (pro loco, cooperativa floricola, associazione culturale, banda  musicale), dando lustro alla collettività e mantenendo vivo un microcosmo che, senza di loro, verserebbe nell'apatia e nella disgregazione.


mercoledì 16 maggio 2012

Il prato

Foto di Maria Teresa Embriaco


L'erba minuta, che il piede calpesta, si stende
oltre la siepe, oltre la strada; ricopre,                              
come un morbido tappeto, la terra intera.
Dio vi ha sparso i suoi fiori.
E sorride se tu li cogli per ornare il suo altare. 
Al margine del prato, gli alberi stanno in punta 
di piedi, per spiare il cielo.


R. Tagore (1861 - 1941)

martedì 15 maggio 2012

Non combattiamo mai le nostre debolezze



"I nostri peccati sono forze, forze dell'Universo: non dobbiamo reprimerli. Si rintanerebbero nelle caverne più buie del nostro Essere, in grotte così profonde e nascoste da diventare inaccessibili; da lì ci indurrebbero continuamente in tentazione oppure, peggio ancora, scomparirebbero dalla nostra vista, lasciandoci aridi, spenti, ciechi, bigotti, sempre pronti a giudicare gli altri, pieni di pregiudizi. La vita ci chiede coraggio non per diventare più bravi, più belli, più buoni (secondo quali modelli, poi?), ma per guardare la nostra banalità, il nostro Essere effimero, e per riconoscerli: solo così siamo in grado di raffinare l'Universo, di trasformare la Terra (i difetti) in Cielo (coscienza).
Dopo aver accettato più e più volte la mia stupidità, il mio narcisismo, scopro in genere l'intelligenza, la profondità. Subito dopo sento allargarsi le pareti della mia piccola casa interiore, sento che nel mio intimo si fanno spazio immagini, pensieri che appartengono all'Impronunciabile, come direbbe Rilke. Sì, quando ci sentiamo effimeri fino in fondo, subito dopo percepiamo l'Immenso. Non dobbiamo diventare più bravi, più colti, non dobbiamo neppure rientrare negli schemi in cui gli altri ci collocano. Dobbiamo sentirci stupidi, vanesi, effimeri e percepire il dolore che tutto ciò arreca al nostro Essere e poi dirci addio!"

Raffaele Morelli, Ciascuno è perfetto, Mondadori Editore, Milano, 2004


domenica 13 maggio 2012

Mia maire

Donna contadina ligure
Foto archivio Renato Gianni Cane

Sciaccà, 
da e lensurae, da e barìe,
da e bisacche d'aurive;
bagnà.

Sciùgà,
da u tetin, da u camin,
da mi, dai mei frai;
sùssà.

Sc-ciupà,
da a souma, da a sciorta de crave,
dai figlòi è dai cagnòi;
struscià.

Acandacà,
a far e scuriglie è sciaira
deriva a a calseta;
sùà.

Ma bèla,
ciù bèla de tùtte
a te vegu stasseira
...mà!


Gabriele Cassini, dialetto di Apricale (Im)


Mia madre

Schiacciata, / dai teli agricoli, dal "barile per concimare". /  Dai sacchi di olive; / bagnata.
Asciugata, / dall'allattamento, dalla strada percorsa / da me, dai miei fratelli; / succhiata.
Distrutta, / dalla somara, dal gregge di capre, / dai bambini e dai cuccioli; / sfinita.
Che si dilunga, / a fare i lavori e stanca / vicino al casolare; / sudata.
Ma bella, / più bella di tutte / ti vedo stasera / ... mamma!


venerdì 11 maggio 2012

Gramellini oggi: Fra moglie e partito




"Dice di scrivere da Parma e di chiamarsi Emanuele. Sposato da vent’anni con la stessa persona, e con lo stesso partito - il Pci-Pds-Ds-Pd - da quasi trenta, domenica aveva due appuntamenti con l’adulterio. Uno a un’ora di macchina, in un ristorante vicino al mare, dove lo attendeva la nuova collega dai capelli nero-tizzone che gli fa il filo in modo sfacciato. L’altro in cabina elettorale con la lista di Grillo. La vita gli stava offrendo la possibilità di tradire in un giorno solo i suoi due spenti amori. Prima di partire per il mare è andato a votare: «Il Pd non è più neppure l’ombra del partito nel quale da ragazzo avevo creduto e che, pur con tutti gli errori che la Storia ci ha poi rivelato, mi aveva trasmesso un pizzico di passione e una speranza di futuro». Ma al momento di mettere la crocetta sui grillini è stato colto dal panico. «Credo sia stata la paura dell’ignoto a farmi tremare la matita e a indirizzarla verso il solito simbolo». Uscito dall’urna era così depresso e confuso che è tornato a casa, rinunciando alla scappatella marina. «Mia moglie è come il Pd. Non mi dimostra più attenzione né passione. Io ne soffro, eppure non so fare a meno di lei. Sono attaccato a qualcosa che non c’è più, ma che sento parte della mia vita. Così continuo a sperare che lei torni quella di un tempo e non vado via. Lo stesso faccio con il Pd. Ma il partito non è una persona. Con un partito temo di avere ancora meno speranze».

Se fossi la moglie, mi sentirei relativamente tranquilla. Se fossi Bersani, per niente. Di questo passo mi sa che le prime corna Emanuele le metterà a lui."

Massimo Gramellini, Buongiorno, La Stampa, venerdì 11/05/2012


mercoledì 9 maggio 2012

Clarissa e i maggi

 
"Ma che bei fiori...

Portare i bambini in campagna è uno spasso, soprattutto se sono nati e vivono nelle grandi città. C'è tutto da scoprire, ma la loro spontaneità nei confronti dell'ambiente naturale è qualcosa che ci ricorda quanto la natura sia la nostra vera madre.

 ...voglio andare a vederli più da vicino...

Clarissa è attratta dal bel colore dei maggi, vuole esplorarli da vicino e si impegna seriamente nell'impresa: senza chiedere aiuto a nessuno, si addentra in quella che per lei è "quasi" una foresta e inizia la sua avventura...

...accidenti, non pensavo fosse così complicato...

Quando si ritrova nel bel mezzo della "foresta" constata la situazione e magari pensa di essersi infilata in qualche strano imbroglio, ma tant'é, ormai bisogna andare fino in fondo.

...però ce l'ho fatta! Che meraviglia!"

Ed ecco che finalmente ha raggiunto il suo scopo: si china sorridendo e cerca di cogliere quei calici colorati per raggiungere i quali ha dovuto fare anche una certa fatica: all'alba dei suoi 16 mesi non è mica stata un'impresa semplice! 

Gladiolus italicus - i maggi

In dialetto li chiamiamo maggi, ma trattasi di  gladiolus italicus o gladiolo dei campi ed è una specie spontanea diffusa nella zona mediterranea, principalmente al centro e al sud: naturalmente la Liguria, che ha lo stesso clima, beneficia della presenza di questi fiori, che immancabilmente fioriscono nel mese di maggio. Crescono nei campi coltivati, oliveti e terreni erbosi, pendii rocciosi, fino a 700 m. di altitudine: un tempo erano molto comuni, ma oggigiorno sono sempre più rari a causa delle lavorazioni profonde del terreno e per l’utilizzo di diserbanti. 



maggi hanno foglie strette e lanceolate, possono raggiungere un’altezza di 70-100 cm e i fiori sono color rosa porpora intenso con venature più chiare.
Il gladiolus italicus può essere confuso con il gladiolus communis: il nome deriva dal latino e sta a significare piccola spada, con riferimento alla forma delle foglie; il nome popolare più diffuso è infatti spadacciola. Ovviamente l’aggettivo italicus sta a indicare la zona di maggior distribuzione.

Se non era per l'interesse dimostrato da Clarissa per i maggi, passava ancora un pò di tempo prima di riflettere su qual era il nome botanico di questo fiore. Una piccola ricerca ha risolto l'enigma e avvalorato il fatto che anche dai bambini c'è sempre da imparare...



lunedì 7 maggio 2012

La frangetta di Babilù

Angolo della Fonte Mariantonietta

I lettori di questo blog conoscono Babilù, il salice piangente che abbellisce, oltre al mio uliveto, anche tutta la zona circostante. Ogni anno le sue fronde arrivano ad invadere la strada interpoderale e puntualmente necessita di manutenzione: essendo pendulo, l'operazione consiste nel tagliargli la "frangetta".
Anche se ieri il cielo era ottenebrato da una fitta nebbia, stamane la luce del sole era dirompente e scattare le foto era un'impresa: in questa immagine si può tuttavia vedere il rivolo d'acqua della fontana, dopo averne ripristinato il corso e averla ripulita da ogni sterpaglia accumulatasi durante l'inverno.

Fonte Mariantonietta

La casualità a volte crea coincidenze particolari. Alcuni anni fa mi regalarono questa pietra su cui è inciso il simbolo del genio civile e la scritta Fonte Mariantonietta. Il toponimo della campagna è Sant'Antonio, una delle tre proprietarie del sito (sorella di mia nonna) si chiamava con quello stesso nome ed era nata il 13 giugno come me, giorno appunto in cui si festeggia Sant'Antonio da Padova. Inoltre Mariantonietta era il nome della mia più cara amica, che da quest'estate non è più tra noi: il pensiero per lei, qui alla fonte, è inevitabile. E' un angolo bellissimo, poetico, anche se posizionato sulla strada, peraltro assai trafficata.

Babilù

Usando ogni strategia possibile, ho dedicato la mattinata al ripristino dell'area della fonte e a tagliare rami e "frangetta" a Babilù. E' diventato gigantesco e mi sentivo davvero come Nessuno dinanzi a Polifemo: d'altronde il tipo di piante che coltivo abitualmente hanno dimensioni decisamente inferiori.
Gli uccelli cantavano, Paolo stava potando gli ulivi e le falciatrici tacevano: trovarsi vicino ad una fonte per abbellirla e compiere un lavoro che porta beneficio al prossimo ha reso il mio operato decisamente gratificante.
Sono regali della terra che, in questi momenti così difficili, mi auguro possa tornare ad essere madre per tanti figli che non sanno come risolvere i loro problemi.


sabato 5 maggio 2012

Esseri straordinari



Ringrazio il mio amico Anselmo che mi ha segnalato questo video, nella speranza che il contenuto sia di assoluta veridicità e non "costruito" ai fini dell'efficacia che ne deriva.
A voi.


mercoledì 2 maggio 2012

La scelta del pittore


Leonardo Da Vinci - Cenacolo (restaurato)
Chiesa di Santa Maria delle Grazie - Milano

Il grande Leonardo da Vinci aveva accettato di affrescare il refettorio del convento di Santa Maria delle Grazie a Milano con un grande disegno che rappresentava l'Ultima Cena di Gesù con gli apostoli.
Voleva fare di quell'affresco un capolavoro e perciò lavorava con calma e attenzione. Nonostante l'impazienza dei frati del convento il disegno progrediva molto lentamente.
Per il volto di Gesù, Leonardo aveva cercato per mesi un modello che avesse tutti i requisiti necessari: un volto che esprimesse forza e dolcezza, spiritualità e intensità luminosa.
Finalmente lo trovò e diede a Gesù il volto di Agnello, un giovane franco e pulito che aveva incontrato per la strada.
Un anno dopo, Leonardo cominciò a girare nei quartieri malfamati di Milano e nelle bettole più equivoche e losche. Aveva bisogno di trovare il volto di Giuda, l'apostolo traditore. Cercava un volto che esprimesse inquietudine e delusione, il volto di un uomo disposto a tradire il migliore amico. Dopo notti e notti in mezzo a farabutti di ogni specie, Leonardo trovò l'uomo che voleva per il suo Giuda, Lo portò nel convento e si accinse a ritrarlo. In quel momento vide negli occhi dell'uomo brillare una lacrima.
"Perché?", gli disse Leonardo, fissando quel volto noto.
"Io sono Agnello", mormorò l'uomo. Lo stesso che le è servito da modello per il volto di Cristo". 

Una bella anima fa bellissimo il volto.


 Bruno Ferrero, Il canto del grillo, Elledici, Torino 1990


martedì 1 maggio 2012

Primo maggio - Il lavoro




Oh, si, chi lavora è felice!
Lo dice il martello, lo dice
la pialla, la vanga, la sega,
ché, lavorando, si prega.

Chi non lavora è scontento
ha l'animo torbido e cupo
e se lo guardi, spavento!
gli vedi due occhi da lupo.



Renzo Pezzani (1898 - 1951)


                             Quanti occhi da lupo ai giorni nostri...