sabato 29 dicembre 2012

Ciao Rudy

Rudy

Sedici anni, due mesi e dieci giorni e la sua vita si è conclusa: per tutto questo tempo, Rudy è stato insieme a noi, alla nostra famiglia, alla nostra vita agricola e la sua presenza ha cadenzato ogni nostra attività.


In magazzino, forse per stare più vicino alle persone, preferiva sentirsi cadere addosso gli scarti dei fiori invece che bivaccare tranquillamente nella sua cuccia: ogni tanto si alzava spargendo dappertutto ciò che aveva addosso e cercava qualche carezza o, ancor meglio, qualche ghiottoneria...


Dormiva volentieri tra i baffi della ginestra, ricreandosi un cuccio bello caldo...


...e poi sollevava la testa alla ricerca di uno sguardo o per compiacersi del fatto che eravamo tutti lì e gli facevamo compagnia.


Tenero, dispettoso, fedele, ma soprattutto libero: se lo ricorda, la gente, come il cane libero per eccellenza, che girovagava in ogni dove riuscendo a non farsi mai "fregare" dall'essere investito da qualche automobile... 
La sua libertà gli costò un "avviso di garanzia" da parte del Comune, ma prendendo le sue difese gli risolvetti io il problema, come documentai in in questo post.


Per ogni specie lavorata in magazzino, amava coricarvisi sopra pur di mantenere la vicinanza di noi altri...


...ma non sempre però si sdraiava sugli scarti, talvolta si coricava sulla merce stessa!


A giugno, puntualmente, era il momento della tosatura, per affrontare l'estate senza il calore del folto pelo che lo ricopriva: tornava sbarbatello e ringiovanito e, a dirla tutta, quasi irriconoscibile...


Un'intera esistenza spesa in campagna, tra ulivi, ginestre, mimose e ruscus e, negli ultimi anni, in compagnia di Ester, la bassottina di un aiutante che tanto lo ha rallegrato e di cui ne parlai a suo tempo qui.


Il guinzaglio? Solo per andare in città, dal veterinario o dal tosatore: nessun'altra catena o cancello ha mai ostacolato la sua vita.
Questa mattina, dopo un preavviso di alcuni giorni, le sue zampe sia anteriori, sia posteriori, hanno definitivamente ceduto e nulla è valso a rimetterlo in piedi: una breve agonia ha concluso la sua esistenza e con molta dignità se ne è andato per sempre.

Ciao Rudy, grande vagabondo, un po' testone ma tanto affettuoso... 
Ci mancherai, ne siamo certi. 


domenica 23 dicembre 2012

Auguri


Collaudati oramai da tempo al periodo delle feste natalizie, stiamo per entrare nelle ben nota atmosfera dei pranzi in famiglia, dei regali che si riducono di anno in anno, delle serate da U fògu du bambin, delle giornate di lavoro nei fiori che diventano, proprio in questi giorni di evasione, ancora più pesanti, visti i prezzi di mercato.
Tornano a casa i figli che ormai vivono lontani, i nipoti, i loro bimbi e, per chi è stanziale come me, tutto assume un contorno diverso ed assai gradito. Dicono i proverbi del paese : "E feste i sun tempeste" e "Dopu e feste ven i desturbei" per indicare il cambio dell'abituale dimensione e per sottolineare i disturbi corporali che conseguono ai non pochi banchetti del periodo.
Rimane salvo per i credenti l'aspetto spirituale della nascita del Cristo che, in sé, ha un significato di tutto rispetto, ma se ci guardiamo attorno vien da chiedersi cosa abbiamo alla fin fine imparato e messo in pratica del suo messaggio...
Auguriamoci pure che siano buone queste feste, nonostante il clima di incertezza e la nauseante situazione in cui si trova il nostro Paese.
Le luminarie lampeggiano alla sera, illuminano la notte, ma troppo spesso rimangono oscure le nostre menti.
Peccato.

Auguri a tutti
Pia


domenica 16 dicembre 2012

Dell'olio extravergine di oliva taggiasca

Olio nuovo

Sarò lunga, portate pazienza: trattasi di un appello.
L'olivicoltura, nello specifico la cultivar Taggiasca, è stata per molto tempo la più importante economia della provincia d'Imperia. Dopo la fine della II Guerra Mondiale, con l'avvento dell'industria, i contadini furono obbligati all'abbandono delle coltivazioni olivicole perché non erano più remunerative: dai paesi più interni si verificò una forte emigrazione verso paesi esteri o verso la costa, quelli posizionati in zone intermedie convertirono l'olivicoltura in floricoltura, rimanendo quindi insediati nel territorio e trasformando l'attività contadina in piccola imprenditoria agricola.
Paesi un tempo molto ricchi, come Pigna, Ceriana, Pieve di Teco vissero una sorta di decadenza, mentre quelli che avevano poco territorio e soprattutto non avevano "l'acqua" come risorsa propria, iniziarono a prosperare grazie alle produzioni floricole. 
Furono dei botanici stranieri, come Winter e Hanbury, che iniziarono le nostre popolazioni alla coltivazione dei fiori, dicendo loro che il clima favorevole della riviera permetteva la crescita e la commercializzazione dei fiori verso i loro paesi di origine, segnati per molti mesi dal grigiore e dal freddo del clima continentale. Ebbe così inizio un'economia che per circa un secolo ha portato sviluppo e benessere all'estremo ponente ligure.
Come accadde nel dopoguerra con l'olivicoltura, adesso la floricoltura sta vivendo una lenta agonia: i prezzi non sono più remunerativi, i rischi di gelate sono aumentati per i cambiamenti climatici e tutti coloro che svolgono questa attività nutrono dubbi e forti incertezze.
Da un po' di tempo penso che il recupero dell'olivicoltura possa essere una salvezza per il nostro territorio e la popolazione che lo abita, tanto più che gli ulivi, benché abbandonati, sono recuperabili se potati e concimati a dovere. Ma alla base del mio pensiero sta soprattutto il fatto che, come per la floricoltura, ci si debba rivolgere a quella fetta di mercato rappresentata proprio dallo stesso Nord Europa che tanti fiori ha consumato nel tempo.
Ci sono molti ragazzi che tornano alla terra: non hanno altre prospettive da inseguire e recuperare i patrimoni terrieri olivati delle loro famiglie rappresenta per loro un'opportunità, anche se poi rischiano di andare incontro a difficoltà nella vendita del prodotto. Quello di cui hanno bisogno è che ci sia qualcuno (e di enti in Italia non ne mancano di certo!) che si attivi per promuovere l'olio extravergine di oliva taggiasca, laddove possa incontrare l'interesse e l'apprezzamento. 
Senza dover vantare come superlativo il proprio prodotto, ma semplicemente riconoscendogli le sue peculiarità, è un'operazione di marketing quello che serve: un olio delicato, che non copre i sapori, ma semmai li "scopre", ha un jolly da giocarsi in quei Paesi dove l'alimentazione è a base di pesce e l'uso e consumo delle verdure va aumentando di anno in anno.
Ci sono tedeschi, danesi, scandinavi, inglesi, abituali frequentatori delle nostre zone, che hanno saputo e potuto conoscere e apprezzare il nostro prodotto. Un manager danese a cui è stato chiesto se secondo lui sarebbe pensabile diffondere l'olio di oliva taggiasca in Danimarca, ha risposto: "Siete pronti?". No, non siamo pronti, siamo lenti, siamo soli, gli enti non ci seguono, non ci ascoltano, hanno troppe burocrazie da inseguire.
Le iniziative individuali già affermatesi in questo senso non mi interessano: il mio pensiero è comunitario; un beneficio, per essere tale, deve essere di tutti o di coloro che ritengono scegliere una strada perché può condurre a qualche destinazione. Siamo stanchi di contare sempre e solo su noi stessi: eppure l'iscrizione alla Camera di Commercio la paghiamo, l'adesione alle associazioni di categorie la paghiamo, le tasse allo Stato, alla Regione, alla Provincia e ai Comuni pure. Adesso è arrivato il momento che qualcosa ci venga anche dato, per uscire da un  immobilismo che rischia di ridurci veramente male.
La provincia di Imperia è sinonimo di produzione di olio extra vergine di oliva taggiasca: il mio appello è rivolto agli enti competenti affinché si impegnino a dare visibilità e fattibilità ad un'economia che può risolvere veramente i problemi di migliaia di famiglie e soprattutto di giovani. 
Un'intera provincia, un unico prodotto: e questo è un bel vantaggio.
SERVE FAR CONOSCERE L'OLIO EXTRAVERGINE DI OLIVA TAGGIASCA, "FISH OIL", AI PAESI NORD EUROPEI,  SERVE ORGANIZZARE LA PRODUZIONE E LA COMMERCIALIZZAZIONE. 
E che nessuno mi venga a dire che mancano i mezzi per farlo.


sabato 15 dicembre 2012

Da "Il mestiere di vivere"

Le Langhe

"Strano momento in cui (tredici o dodici anni) ti staccavi dal paese, intravedevi il mondo, partivi sulle fantasie (avventure, città, nomi, ritmi enfatici, ignoto) e non sapevi che cominciava un lungo viaggio che, attraverso città avventure nomi rapimenti mondi ignoti, ti avrebbero ricondotto a scoprire come ricco di tutto quell'avvenire proprio quel mondo del distacco - momento in cui eri più paese che mondo - a riguardare indietro. E' perché il mondo l'avvenire ora l'hai dentro come passato, come esperienza, come tecnica, e il perenne e ricco mistero si trova essere quel tu infantile che non hai fatto in tempo a possedere.
Tutto è nell'infanzia, anche il fascino che sarà avvenire, che soltanto allora si sente come un urto meraviglioso." 

Cesare Pavese, Il mestiere di vivere, Einaudi Editore, Torino, 1973, pag. 330-331


giovedì 6 dicembre 2012

Questo mondo è marcio alle radici


Guardiamoci intorno e soffermiamoci sul cosiddetto mondo "civilizzato". Da oltre mille anni cerca di conseguire la felicità e di estinguere la sofferenza. Ma lo ha fatto ricorrendo a mezzi sbagliati: l'inganno, la corruzione, l'odio, l'abuso di potere e lo sfruttamento degli esseri viventi. Ha cercato esclusivamente la felicità personale e materiale opponendo tra loro gli individui, le razze e i sistemi sociali. Se in India, in Africa e in altri paesi la miseria e la carestia possono regnare indisturbate, non è perché manchino le ricchezze naturali, ma perché ciascuno ha cercato il profitto personale senza timore di opprimere gli altri per conseguire il proprio scopo egoistico. Il risultato è questo mondo triste e commiserevole. Le sue radici sono marce, esso soffre e, se prosegue su questa via, soffrirà sempre di più.
Bisogna tentare l'impossibile e cambiare. Personalmente insisto nel pensare che se si continua a ricalcare un modello sociale condizionato dal denaro e dal potere, tenendo simultaneamente in scarsa considerazione i veri valori come l'amore, ne conseguirà che le generazioni future potrebbero trovarsi in balia delle peggiori difficoltà e in preda a sofferenze ancora più terribili.

Dalai Lama, Samsara, Oscar Mondadori, Milano, 2009, pag.68


lunedì 26 novembre 2012

Niccolò Machiavelli

Niccolò Machiavelli. Il principe della politica

Venuta la sera, mi ritorno in case, et entro nel mio scrittoio; et in su l'uscio mi spoglio quella veste cotidiana, piena di fango et di loto, et mi metto panni reali et curiali; et rivestito condecentemente entro nelle antique corti degli antiqui huomini, dove, da loro ricevuto amorevolemente, mi pasco di quel cibo, che solum è mio, et che io nacqui per lui”.

Niccolò Machiavelli, lettera a Francesco Vettori


giovedì 22 novembre 2012

Nina alle olive

La mamma

Ha le dita intirizzite. 
Le ginocchia accartocciate. 
La schiena curva. 
Gli occhi che fissano la terra... 
Ma ha voglia di sognare. 
Per ogni chicco nero, ascolta il mare. 
Per ogni chicco verde, sente l'amore. 
Solo quando il suo cestino 
sarà colmo, 
alzerà gli occhi 
per vedere il cielo.


Pina Trovarelli


giovedì 15 novembre 2012

Balla coi topi e con i cinghiali

 
Casùn de vigna

Se nelle cose c'è un po' di logica, non è difficile capire o accettare, ma quando  accade il contrario è lecito incazzarsi. Dell'argomento riguardante l'accatastamento all'urbano dei fabbricati rurali nel parlai in questo post, ma in allora c'erano altri governanti: inutile stare a sindacare quale dei due sia stato il peggiore.
Tanti casolari di campagna sono stati ristrutturati ed è accettabile che su di essi sia dovuta una tassa. 
Altro discorso sono i casùi che ancora fungono da remissaggio attrezzi, che per lo più sono malandati e sempre meno funzionali allo scopo. Guai a sottrarsi all'operazione: gli elicotteri girano sulle nostre teste fotografando a spada tratta questi "fabbricati"  e creando l'opportunità per l'ente competente di procedere d'ufficio, con multe salatissime. Accatastarli costa all'incirca 800 euro, poi ci si deve pagare annualmente l'IMU, con possibilità, da parte del comune, di richiedere gli arretrati da quando è entrata in vigore la legge riguardante tali accatastamenti. 
In coda ci sono pure i terreni, anch'essi destinati ad una pari sorte.
Non mi piace fare la vittima, ma siamo arrivati proprio al fondo del barile: dover pagare una tassa laddove oramai ballano solo i topi o su terreni devastati dai cinghiali è il colmo. L'attività produttiva, con annessi e connessi, subisce già l'applicazione dell'IRAP, che vale sia per i casolari, sia per le stalle dove si allevano gli animali. Continuare a spremere chi boccheggia e sgobba la dice lunga su questa classe dirigente.
In Italia c'è una parola pressoché blasfema e spesso impronunciabile: Tassa Patrimoniale. Eppure questa è la base del benessere dei paesi ricchi, come la Svizzera o gli stati scandinavi: rientra sia nella logica, sia nella prestante mentalità di coloro che sono chiamati a pagarla. 
Possibile che il nostro paese non riesca mai a diventare "normale?"


domenica 4 novembre 2012

D'ottobre, Francesco

Perinaldo (Im)

[...] Il paesaggio? E' destino umano abitare un mondo. Un'opera d'arte nasce da un rapporto della coscienza soggettiva con la storia e con la natura. Il paesaggio che mi vedo sempre davanti agli occhi è quello ligure. Le storie in genere le invento, raccolgo e solidifico una sparsa atmosfera.
Non denuncio, descrivo un disagio. La terra forse insegna la calme, la ricerca della verità. Amo le radici nella terra, ma anche il cielo e il cosmopolitismo. Ben vengano altri popoli, altri individui, colgono anch'essi il significato delle rocce e dei cieli.
Ho col dialetto un rapporto ambiguo, a volte mi pare di un'acre verdezza, a volte morto, stucchevole, specie se ostentato.
La mia giovinezza fu priva di tutto, di libri, di cultura, di scuola; fu angosciante, mutilata. Forse per questo mi piacciono gli emarginati, coloro che hanno una vita nuda, dove tutto è paesaggio, transito, clandestinità. L'uomo è l'essere delle lontananze. "Glissez mortels, n'appuyez pas" (Scivolate mortali, non appoggiatevi). E' una sentenza dell'antica Francia, che mi ripeto sovente...
La donna e la morte sono sogni che si sprigionano all'improvviso. Portano a investigare nella mitologia dell'anima.
Amerei scrivere un giallo senza fatti, per mutamenti interni, oppure un libro di cieli.
Nella vita c'è sempre una mutilazione.

Francesco Biamonti, Scritti e parlati - Breve nota autobiografica, Einaudi, Torino, 2008, pag. 17


giovedì 1 novembre 2012

Il crisantemo



Il crisantemo è il fiore della malinconia, 
è il fiore della tomba. Esso è azzurrino, è roseo, 
è violaceo, ma le sue tinte sono pallide, come se le
lacrime lo avessero fatto scolorire. 
Esso ha un odore pungente che sale al cervello 
e lo immelanconisce: esso ha odore di cose 
morte per sempre.
Il crisantemo è un fiore che sa di dolore.


Matilde Serao (1856 - 1927)


venerdì 26 ottobre 2012

Della solitudine


Foto presa dal web

La massima sventura è la solitudine, tant'è vero che che il supremo conforto - la religione - consiste nel trovare una compagnia che non falla, Dio. La preghiera è lo sfogo come con un amico. L'opera equivale alla preghiera, perché mette idealmente a contatto con chi ne usufruirà. Tutto il problema della vita è dunque questo: come rompere la propria solitudine, come comunicare con altri. Così si spiega la persistenza del matrimonio, della paternità, delle amicizie. Perché poi qui stia la felicità, mah! Perché si debba star meglio comunicando con un altro che non stando soli, è strano. Forse è solo un'illusione: si sta benissimo soli la maggior parte del tempo. Piace di tanto in tanto avere un otre in cui versare e poi bervi se stessi: dato che dagli altri chiediamo ciò che abbiamo già in noi. Mistero perché non ci basti scrutare e bere in noi e ci occorra riavere noi dagli altri. (Il sesso è un incidente: ciò che ne riceviamo è momentaneo e casuale; noi miriamo a qualcosa di più riposto e misterioso di cui il sesso è solo un simbolo, un segno.)

Cesare Pavese, Il mestiere di vivere, Einaudi, Torino, pag. 142


domenica 21 ottobre 2012

La "nave" Mermet


Ottobre consacra i suoi sabati alle partite di pallapugno che designeranno il vincitore del massimo campionato. Da alcuni anni la Liguria è fuori gara e allora bisogna andare in Piemonte per godersi il clou dello spettacolo, ma per noi liguri questa trasferta è un vero e proprio piacere, soprattutto quando tocca recarsi ad Alba, al mitico e storico sferisterio Mermet.


Il Mermet prese il nome da colui che lo finanziò nel lontano 1857. Da allora è sopravvissuto ad ogni vicissitudine e da ogni minaccia di dismissione dalla sua funzione e, oltre ad ospitare ogni anno giocatori di alto livello, ha gloriosi trascorsi ed è attualmente un campo in cui si gioca e una sorta di museo del balòn. 


Spiccano lapidi e frasi celebri...


...e gigantografie di grandi campioni:
Franco Balestra, Massimo Berruti, Felice Bertola, Augusto Manzo.


Appena si entra c'è la buvette, all'ombra di due enormi ippocastani e sempre affollata di anziani che possono guardare la partita protetti dalle intemperie.


Se poi la giornata fosse uggiosa. l'atmosfera che si crea 
all'interno del locale è decisamente un salto nel passato...


La zona della buvette è il luogo prediletto dagli anziani: sia dall'interno del locale, sia negli spazi antistanti possono godersi la partita da seduti e al riparo dal sole o da altre avversità. Paolo ed io ci siamo ritrovati in mezzo a loro ed abbiamo seguito la partita da quella postazione: è stata un'esperienza  nuova, avevamo la sensazione di trovarci "dietro le quinte" più che in prima fila e abbiamo avuto modo di cogliere tanti aspetti insoliti.

Le finaliste: la Canalese e l'Albese

La Canalese di Bruno Campagno e l'Albese di Massimo Vacchetto stanno per scendere in campo. E' la partita di andata della finale e non posso fare a meno di pensare che questi due giovanissimi stanno per scrivere un'altra importante pagina di balòn: questo mondo, così sconosciuto ai più, va avanti per la sua non facile strada e gli appassionati non possono mancare a certi appuntamenti. 

Manzo e Balestra

 Campagno e Vacchetto

"Gli avversari cercano di respingerla, 
e così la palla va da una parte all'altra 
finché non resta a terra sul campo. 
Questo gioco dà occasione a degli atteggiamenti 
degni d'essere scolpiti nel marmo"

W. Goethe


Qualche pezzo di intonaco si stacca ai primi minuti di partita: sembra quasi un segno della veneranda età dello sferisterio...


Pallone asciugato prima di ogni battuta...


...pubblico attento da ogni latitudine...


...la "nave" del Mermet è salpata!


Felice Bertola non manca mai...


...e neanche il tipico spettatore con la giacchetta sulla spalla.


Tavolo 20, sabato 20, risultato 11 a 9, ovvero 20 punti giocati:
anche i numeri dicono la loro.


Dopo quasi 4 ore di gioco, alternato da momenti di difficoltà a far decollare la palla a causa delle correnti e dagli inevitabili cali e recuperi dei giocatori, la partita finisce a favore dell'Albese. E' stata bella, con passi e sorpassi inaspettati e con spunti di riflessione sulla storia di questo prezioso sport.
All'uscita, un po' a malincuore, si torna nel mondo di sempre. 
Un albero ci ricorda che l'autunno sta facendo il suo corso: menomale.


lunedì 15 ottobre 2012

Qualche piccola pergola



Portami ancora, vita,
portami ancora, ti prego,
qualche piccola pergola
qualche grappolo d'uva
- c'era sul terrazzino
dalla panchina azzurra
della casa di quand'ero bambino
in via Carducci 3 -
regalamele tu
domestiche vendemmie
da cui puoi ricavare
il vino di un sorriso.
Di quel sorriso schietto,
intimidito e tutto
luce candida e vera
che solo mi rassicura.
Portamele tu ancora.
Di quello non mi privare.

Giuseppe Conte  (Imperia Porto Maurizio, 1945)


giovedì 11 ottobre 2012

La finale di balòn degli Allievi

 

L'omino col carretto della calce prepara le righe per delimitare lo spazio di battuta: la "bella", ovvero lo spareggio tra le due finaliste della categoria Allievi di pallapugno sta per iniziare. E' da poco finita la splendida partita tra due semifinaliste di serie A ed ora tocca ai ragazzi, ai nostri ragazzi... Siamo a Cuneo, domenica 7 ottobre 2012.

Riccardo Maccario col nonno Bruno, ex giocatore

Ci sono attimi, sui campi, che attraversano velocemente la mente e il cuore. Accadono in silenzio e sono percezioni che racchiudono pezzi di storia di ogni appassionato. Veder entrare in campo il nipote che accompagna il nonno è uno di quelli. Il tempo è passato, anzi, ne è passato tanto da quando u Vurpotu dominava le piazze con la sua astuzia di terzino, ed oggi è lì per vedere giocare il nipote...


Valerio Russo e Riccardo Maccario

La fasciatura è pressoché ultimata; un po' di palleggio per riscaldarsi e poi la disputa. Sono emozionati, hanno paura, non è una partita come le altre, è la finale.

Le Valli del Ponente e la Canalese

La squadra di San Biagio della Cima, ovvero i Liguri, sfideranno la Canalese di Canale d'Alba, i Piemontesi, così come detta la migliore tradizione: d'altronde, si sa, quella del balòn è una storia che riguarda soltanto noi altri. Una storia antica, che resiste agli urti del tempo e quell'arbitro un po' chapliniano dà decisamente un tocco all'insieme.

Valerio Russo

Ed ecco il nostro capitano avviarsi alla battuta. Ci sono tante cose da dire su Valerio: è bravo, capace, tenace, forte... una sicura promessa della pallapugno. Numericamente inferiori ai Piemontesi, i Liguri sanno bene che non possono contare su una serie di numeri uno per mantenersi competitivi in questo sport, ma Valerio non deluderà il suo pubblico.


Eccolo alla battuta...


...con i suoi tre compagni davanti, 


che qualche volta non assolvono come dovrebbero il loro ruolo...


...facendolo arrabbiare!


Ma lui non molla, si difenderà fino in fondo senza cedere.

Samuele Cassini, terzino 


e Samuele Pagotto, la spalla.


Lo sguardo attento dell'allenatore, Giampiero Rossi e


i genitori di Riccardo Maccario, attenti e timorosi.


Non manca di certo lo spirito di squadra: gli avversari hanno una quadretta più omogenea, ma per oltre metà partita anche i Liguri hanno momenti in cui si trovano in vantaggio. In ogni caso la Canalese è reputata "più forte", grazie al suo elegante e preciso battitore, Alberto Gili e al prezioso aiuto che gli apporta Gatto, la spalla.

Time out

Un po' di stacco per dissetarsi ed ascoltare i consigli del coach...


...e poi la partita riprende, ma il risultato, ahimè, 
sta dando ragione ai Piemontesi.

Pia

Sono attenta, partecipe, coinvolta, faccio il tifo, incoraggio e non oso pensare cosa proverei se in campo ci fosse "mio figlio", visto quello che mi si agita dentro senza coinvolgimenti diretti!

Tifoseria "ligure"

La nostra tifoseria era numerosa e "multietnica": per la prima volta nella storia del balùn erano presenti persone dalle più svariate provenienze, coinvolte per amicizia e nella maggior parte dei casi inconsapevoli delle regole del gioco. Albanesi, rumeni, polacchi, corsi, calabresi: non si era mai visto nulla di simile! Tutti muniti di trombette hanno sostenuto i ragazzi fino all'ultimo...

Riccardo e Valerio

Quando alla finale non si vince, si è comunque contenti per essere arrivati secondi, che è pur sempre un bel traguardo e con un bel risultato: 8 a 6. Si diventa amici, anche se sul campo non mancano le arrabbiature, si conoscono altri giocatori che un domani potranno essere temibili avversari o addirittura compagni di squadra. Si imparano tante cose, soprattutto la sportività. Ma il grazie più sentito che va a questi ragazzi è quello di portare avanti un sport ricco di valori, in un mondo che non fa altro che calpestare tutto il bello di cui si potrebbe godere.
Un mondo di pochi, che persevera a costo di sacrifici e fatiche non indifferenti.
Inevitabile, per un appassionato, la riconoscenza.

Un ringraziamento particolare va a Michel Graglia  per avermi fornito le foto, che mi hanno permesso di scrivere questo post. Avevo esaurito la batteria della mia macchina fotografica già durante la prima partita!