"Ho avuto la fortuna di avere vissuto Natali poveri. Non di miseria, ma poveri. Nella Modena della mia infanzia, prima che la città esplodesse di una ricchezza troppo violenta e repentina perché fosse solida, non c’era riscaldamento centrale nella casa dei nonni, in pieno Centro, soltanto una stufa Becchi che faceva quel poco che poteva. Andavo a letto col prete, un braciere sotto le coperte gelide che oggi comporterebbe l’irruzione dei pompieri e una denuncia giudiziaria. Al mattino, il velo di ghiaccio all’interno dei vetri mi piaceva moltissimo, perché permetteva di scriverci sopra con l’unghia W Milan, quel Milan di allora. Il nonno dipingeva vetrini come diapositive a mano, proiettate contro il muro dalla “lanterna magica” e i regali della Befana erano mandarini e collane di vecchioni, che non è il grande musicista, ma sono castagne secche affumicate. Le donne tiravano pasta sfoglia e facevano il ripieno per i tortellini, gli uomini sostanzialmente nulla, a parte il nonno che preparava la Lanterna Magica e a parte mangiare quello che le donne avevano sgobbato a preparare. Ho avuto la fortuna di conoscere questa Italia fatta di poco e di molto, di persone che protestavano poco e lavoravano moltissimo, perché vedevano, giorno dopo giorno, anno dopo anno, i risultati della propria fatica ed erano ancora increduli d’essere sopravvissuti alla guerra, ai rastrellamenti, alle bombe dei Liberatori, alle esecuzioni in piazza. Il mio termine di raffronto non è l’Italia cafona e pseudo ricca del boom, delle settimane bianche, della Milano da bere che oggi fa sentire le nuove generazioni defraudate dal diritto al benessere, ma è quella del velo di ghiaccio all’interno dei vetri e della castagne secche. Non la rimpiango, ma la ricordo bene. Auguri a tutti".
[da La Repubblica - Tempo reale, 24 dicembre 2013]
Vittorio Zucconi - Bastiglia (Mo) 1944
1 commento:
Bel pensiero; sarà l'età, o il vuoto intorno, ma - come negli scritti di Mauro Corona - mi ci ritrovo sempre più.
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