"Conflitti
globali, mutazioni genetiche, diseguaglianze sociali ed economiche,
sfruttamento delle risorse naturali compongono il complesso panorama
dei prossimi decenni; gli artisti di 2050 interpretano
queste tematiche complesse e invitano a ri-pensare il tempo che verrà
con visioni anche costruttive e talvolta ironiche".
Questa
sintesi racchiude ciò che si può vedere alla mostra 2050.
Breve storia del futuro in
corso a Milano, a Palazzo Reale, fino al 29 maggio. Quarantasei
artisti, con le loro opere, interpretano l'omonimo libro di Jacques
Attali, uscito nel 2006. Ebbene sì, ci sono andata, con
curiosità e aspettative diverse da quello che ho visto e percepito.
Ci
sono alcuni termini chiave in questa mostra, che hanno quasi tutti il
suffisso iper.
Iperimpero
Sovrapopolazione
Sovraconsumi
Iperinquinamento
Iperconflitti
Iperdemocrazia
Le
mie aspettative erano finalizzate alla prospettiva di un "mondo
migliore", ma, ahimè, sono andate deluse. Quello che gli
artisti hanno realizzato per interpretare il libro di Jacques Attali
ci dà un'indicazione inquietante: il mondo andrà avanti nella
direzione in cui sta andando adesso, amplificando i fenomeni per
effetto della globalizzazione.
Alighiero
Boetti - Mappa Geopolitica (Ricamo)
Iperimpero:
Boetti ha chiesto a degli artigiani Afghani di produrre dei
bellissimi ricami che rappresentino la mappa politica mondiale senza
prendere parte al procedimento, per sottolineare come lui stesso, in
quanto individuo, abbia poco o addirittura nessuna influenza sul modo
in cui i confini si evolvono. Ci sarà un declino dell'impero
americano e la geopolitica cambierà velocemente, con alcuni paesi
che emergono e altri che spariscono.
Fat
Man di John Isaacs
Iperimpero
va di pari passo con sovrapopolazione, sovraconsumo e
iperinquinamento, con particolare riferimento all'inquinamento degli
oceani causato dai rifiuti plastici. C'erano diverse opere in questa
sezione, non da ultime alcune sculture realizzate utilizzando rifiuti
come materiale.
Tracey
Snelling - Aeroplastisc
In
quest'opera si mescolano le culture dell'America Latina e della Cina:
anche se il progresso infrastrutturale non è giunto, la tecnologia è
presente in ogni antro...
Iperconflitti: secondo
J. Attali, le tensioni prodotte dalle ineguaglianze potrebbero
degenerare in numerosi conflitti (come alcune situazioni attuali, peraltro). Al
Farrow, con la sua sinagoga, mausoleo mussulmano e reliquario
cristiano, fatto di armi e munizioni, sottolinea come le fedi
religiose e la guerra siano sempre collegati E, sinceramente, queste
tre opere sono state quelle che mi hanno colpito di più:
Al
Farrow - Sinagoga
Al
Farrow - Mausoleo mussulmano
Al
Farrow - Reliquario cristiano
Iperdemocrazia: Jacques
Attali evita di utilizzare termini come "ottimistico" o
"pessimistico", dal momento che li vede entrambi come i
poli dell'"inazione": attendere che venga un futuro
migliore oppure aspettare che venga la fine del mondo.
Mark
Titchner - Let the future tell the true. Another world is
possible
Un
po' di speranza è nell'opera di Mark Titchner: con motivi vittoriani
costruisce una città ideale che contrasti con la cementificazione
incontrollata e dove esprime che non ci sarà futuro senza
salvaguardia del passato.
Et
enfin, altra opera sorprendente:
John
Isaacs - Architecture
of Empathy
E
una Pietà michelangiolesca velata. Un masso potente (4 tonnellate),
scavato nel marmo bianco di Carrara rifà l'icona del Buonarroti in
perfette proporzioni, ma nascosta da un drappo, come un sudario che
avvolge madre e figlio. Fisionomie e profili svaniscono. Resta un
abbraccio, un'anima, un'empatia del gesto sotto quel velo, come
suggerisce il titolo della scultura, Architecture of Empathy.
L'autore è John Isaacs, provocatorio scultore inglese, che qui riesce
a cogliere nel segno lo spirito del tempo e dei suoi conflitti,
spesso nutriti da una totale mancanza di empatia.
Una
bella mostra, serviva più tempo per coglierne ogni significato. In
ogni caso un tentativo di dare delle risposte alle troppe domande che
ci affollano la mente, il che non è poco.