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"1915
– 1945: sono le date che segnano l’inizio della I e la fine della II G. M.
In
quella prima metà del secolo scorso, in trent'anni e in nemmeno dieci sommati di guerra,
l’Europa ha pagato la follia umana con quasi 50 milioni di vittime. Cinquanta
milioni, quasi l’intera popolazione italiana… Era inevitabile che, da quel 1945,
iniziasse un percorso nella vita politica delle nazioni europee avente lo scopo
di evitare il ripetersi di simili tragedie.
C’erano
diversi punti da mettere a fuoco, importanti e chiari, alla luce delle ferite
riportate e di quell’impensabile numero di vittime. C’era da isolare in tutti
i modi il nazifascismo, in primis, affinché si potesse guardare ad un futuro
democratico, senza soprusi, senza oppressioni, senza orrori. C’era poi da
creare una sorta di comunità in cui riconoscersi ed appartenere, al fine di
ridurre il più possibile i nazionalismi, le competizioni, le supremazie, la
rivalità.
Ed
entrambi questi progetti hanno trovato realizzazione.
* In Italia, il 2 giugno 1946, con il
referendum in cui votarono per la prima volta le donne, fu scelta la Repubblica
e, due anni dopo, venne promulgata la nostra preziosa Costituzione.
* Il 25 marzo 1957 nacque la CEE, ovvero il
Comitato Economico Europeo, con la firma dei Trattati di Roma, in vigore dal 1
gennaio 1958. Essi fissavano un periodo transitorio di dodici anni (conclusosi
il 31 dicembre 1969) entro cui si sarebbe dovuto realizzare il Mercato Unico, fondato
sulla libera circolazione di merci, servizi, persone e capitali su tutto il
territorio dei sei Paesi aderenti (Francia, Germania, Italia, Paesi Bassi,
Belgio e Lussemburgo). Uno spazio economico unificato, con condizioni di libera
concorrenza tra le imprese e che permettesse di ravvicinare le condizioni di
scambio dei prodotti e dei servizi.
Questi
sono i cardini su cui si basò il percorso dell’Europa in seguito a ciò che le
due grandi guerre avevano provocato. Democrazia
e Unione, due principi tanto alti quanto difficili da sostenere e perseguire.
Due principi costati tante lotte, sia per liberarsi definitivamente dalla
barbarie, sia per ottenere in tempo di pace, lo stato sociale, nonché riconoscimenti
e diritti alle classi più deboli.
E nonostante
l’imperfezione dei sistemi economico-politico-giuridici, alta deve rimanere
sempre la guardia e viva la memoria. Non si gridi alla non democrazia o alla
non libertà quando si applicano leggi che impediscano propagande, comizi,
riunioni di stampo fascista: il fascismo, in Italia, è bandito dalla legge, è
bandito dalla memoria, è bandito da un passato che non passa.
In
questo giorno, il 25 aprile, Festa della Liberazione, non si vuole inneggiare a
nessun eroismo: la lotta partigiana o lotta di popolo fu tanto necessaria
quanto non auspicata, fu l’inevitabile conseguenza di uno scellerato regime che
già di suo era deprecabile e coronò il peggio alleandosi alla Germania nazista.
Il 25 aprile, nel presente, sia invece, un monito; sia consapevolezza di ciò
che può provocare una falsa propaganda; sia conoscenza dei fatti e non
manipolazione della storia; sia un riportare la coscienza ai principi di Democrazia e Unione, unici cardini del
vivere senza conflitti. W la Resistenza, W il 25 aprile."
Pia Viale