Yanis Varoufakis e Bernie Sanders:
“Sconfiggere la follia delle nuove destre è
possibile”
La nostra epoca sarà ricordata per la
marcia trionfale di una destra capace di unificarsi a livello mondiale in una
vera e propria Internazionale nazionalista emersa dal pozzo nero del
capitalismo finanziario. Allo stesso tempo, però, potrebbe, invece, essere
celebrata come il tempo di una grande risposta umana a questa follia. Ciò
dipende dalla volontà e dall’impegno dei progressisti negli Stati Uniti,
nell’Unione europea, nel Regno Unito e in paesi come il Messico, l’India e il
Sudafrica, di forgiare una nuova Internazionale dei Progressisti.
Il nostro compito non è senza
precedenti. I fascisti non sono andati al potere, nel periodo tra le due guerre
mondiali, promettendo violenze, guerre o campi di concentramento. No.
Arrivarono al potere rivolgendosi a tanta brava gente che, spaventata e immiserita
da una durissima crisi economica, era stata sino ad allora trattata come merce
che aveva perso il proprio valore di mercato.
Invece di trattare questa gente come
dei miserabili, i fascisti la guardarono negli occhi e giurarono di ridargli
dignità, offrirono la loro amicizia, dettero a questa gente la sensazione di
far parte di un grande ideale, la aiutarono a pensarsi qualcosa in più che meri
consumatori.
Quell’iniezione di autostima era
accompagnata da avvertimenti contro lo “straniero” in agguato che minacciava la
loro rinata speranza. La politica di “noi contro loro” prese il sopravvento,
scolorita dalle caratteristiche della classe sociale e definita unicamente in
termini di identità. Il timore di perdere il proprio status si trasformò in
tolleranza nei confronti delle violazioni dei diritti umani prima contro i
sospetti “altri” e poi contro qualsiasi forma di dissenso.
Non è forse questo il modo in cui
Donald Trump ha prima conquistato la Casa Bianca e ora sta vincendo la guerra
discorsiva contro l’establishment del Partito Democratico? Non è questo che
ricorda l’improvviso apprezzamento da parte dei Conservatori a favore della
Brexit di un servizio sanitario nazionale che avevano affamato per decenni, o
l’energico abbraccio della democrazia che invece il thatcherismo aveva
subordinato alla logica delle forze del mercato? Non sono questi i modi dei
governi di estrema destra in Austria, Ungheria e Polonia, o dei nazisti di Alba
Dorata in Grecia e, più acutamente, di Matteo Salvini, l’uomo forte che guida
il nuovo governo italiano? Ovunque guardiamo oggi, assistiamo a manifestazioni
di rinascita di un’ambiziosa Internazionale Nazionalista, con caratteristiche
che non avevamo più visto dagli anni ’30.Mentre ciò accade tutte le altre forze
si comportano come se avessero un debole per il ripetere ogni errore della
Repubblica di Weimar.
Ma basta con la diagnosi.
La domanda pertinente ora è: cosa
dobbiamo fare? Un’alleanza tattica con l’establishment attuale a livello
mondiale è fuori questione. Tony Blair, Hilary Clinton, l’establishment
socialdemocratico dell’Europa continentale sono troppo compromessi dai loro
legami monetari con un degenerato capitalismo finanziario e con le sue
ideologie. Per decenni hanno fatto affidamento sul populismo del libero mercato:
la falsa promessa che tutti noi potessimo star meglio a patto che ci
sottomettessimo alla mercificazione di ogni cosa, noi compresi. Ci hanno fatto
credere in una scala mobile sociale senza fine che ci avrebbe portati ai
vertici della soddisfazione del consumatore, ma essa non esiste.
Il 1929 della nostra generazione,
avvenuto nel 2008, con la crisi dei subprime, ha infranto questa illusione.
L’establishment ha continuato come se fosse possibile riparare le cose
attraverso una combinazione di austerità per i molti, socialismo per pochissimi
e autoritarismo tutt’intorno. Nel frattempo, l’Internazionale Nazionalista ha
cominciato a vincere, alimentata dal crescente malcontento.
Per contrastare questo stato di cose,
i progressisti devono specificare molto chiaramente le cause e la natura del
malcontento e dell’infelicità del popolo: l’intensa guerra di classe
dell’oligarchia globale contro il precariato in rapida crescita, contro ciò che
resta del proletariato occidentale e, in generale, contro i cittadini più
deboli.
Quindi, dobbiamo dimostrare che
l’unico modo in cui i molti possono riprendere il controllo delle loro vite,
delle loro comunità, delle loro città e dei loro paesi è coordinando le nostre
lotte lungo l’asse di un New Deal internazionalista. Mentre non va più permesso
al capitale finanziario globalizzato di distruggere le nostre società, dobbiamo
spiegare che nessun paese è un’isola. Proprio come il cambiamento climatico
richiede sia un’azione locale che una internazionale, così la lotta alla povertà,
al debito privato e ai banchieri disonesti. Per illustrare che le guerre
commerciali e dei dazi non sono il modo migliore per proteggere i nostri
lavoratori, dal momento che arricchiscono principalmente le oligarchie locali,
dobbiamo fare una campagna per accordi commerciali che impegnino i governi dei
paesi più poveri a legiferare salari minimi per i loro lavoratori e garantire
posti di lavoro a livello locale. In questo modo le comunità possono essere
rianimate in paesi ricchi e poveri contemporaneamente.
Ancora più ambiziosamente, la nostra
Internazionale Progressista deve proporre una International Monetary Clearing
Union, del tipo suggerito da John Maynard Keynes durante la conferenza di
Bretton Woods nel 1944, includendo restrizioni ben precise sui movimenti di
capitale. Riequilibrando salari, commercio e finanza su scala globale, la
migrazione involontaria e la disoccupazione involontaria diminuiranno, ponendo
fine al panico morale intorno al diritto umano di muoversi liberamente nel
mondo.
E chi sta cercando di mettere insieme
questa Internazionale Progressista disperatamente necessaria? Fortunatamente,
non mancano potenziali iniziatori: la “rivoluzione politica” di Bernie Sanders
negli Stati Uniti, il partito laburista di Jeremy Corbyn, il nostro Movimento
Democrazia in Europa, il presidente eletto del Messico, gli elementi
progressisti dell’African National Congress, i vari movimenti che combattono
contro bigottismo e austerità in India.
Cominciamo noi oggi. Altri ci
seguiranno nel momento in cui l’odio e la rabbia cederanno il passo a nuove e
più umane speranze.
Yanis Varoufakis
RISPOSTA DI BERNIE SANDERS
Yanis Varoufakis ha perfettamente
ragione. In un’epoca di massicce disparità globali, disuguaglianze di reddito,
oligarchia, autoritarismo e militarismo in aumento, abbiamo bisogno di un
movimento progressista internazionale per contrastare queste minacce. Non è
accettabile che l’1% che sta in alto della popolazione mondiale possieda più
ricchezza del 99% in basso, che le multinazionali e i ricchi accumulino oltre
21 trilioni dollari in conti bancari offshore per evitare di pagare la loro
giusta quota di tasse e che l’industria del combustibile fossile continui a
distruggere il pianeta perché i paesi non sono in grado di cooperare
efficacemente per combattere il cambiamento climatico.
Mentre i ricchi diventano molto più
ricchi, le persone in tutto il mondo lavorano più ore per salari stagnanti e
temono per il futuro dei loro figli. Le destre più estreme sfruttano queste
ansie economiche, creando capri espiatori che mettono un gruppo sociale contro
un altro.
La soluzione, come sottolinea
Varoufakis, è un’agenda progressista internazionale che riunisca i lavoratori e
i cittadini di tutto il mondo attorno a una visione di prosperità condivisa,
sicurezza e dignità per tutte e tutti. Il destino del mondo è in gioco. Andiamo
avanti insieme ora!