mercoledì 3 novembre 2010

Finestra sul mare

Mar Ligure
Colline a ridosso di Bordighera

"A guardarlo dalle nostre colline, della Liguria occidentale, sale all'orizzonte come un immenso edificio di luce. A volte è bianco e fa l'effetto di una nuvola; più pesso è di un azzurro che sconfina; se il vento lo ghermisce, appare solcato di cammini, specie di sera. Ma in fondo che mare è? A un'apertura, a una libertà metafisica non corrisponde una realtà geografica: è quasi un lago e le sue rive sono state spesso insanguinate e lo sono anche adesso.
Su coste di sabbia o di roccia si svolgono faide politiche e religiose, lotte di intolleranza monoteista. Possibile che, come dice Freud, non si possa vivere senza un dio a contatto del deserto?
(...) E' un mare che il più delle volte risplende e il suo bordo lontano sembra versarsi altrove per rifrazione di orizzonte.
(...) E' così, questo mare non si può guardare senza patirne le conseguenze, mare antico, mare devastato, insanguinato, ma che sprigiona luce anche dai suoi scogli. Mare che reagisce al calare della notte listandosi di un viola arioso..
Fra il mio paese e il mare si frappone una rupe, un agglomerato di ciottoli e conchiglie dall'aspetto arcigno. La vegetazione è di ginestre spinose, quelle che ha stilizzato Sutherland in "Capo di Spine" per dare un'idea della crudeltà del mondo, di cisti vellutati e fragili, di qualche ulivo superstite che vive a stento. Di lassù si gode, saltate le orrende costruzioni della nostra costa, di un vasto arco luminoso. La giornata era tersa, il mare mosso; l'acqua viaggiava e l'Esterel lontano prendeva il largo con le sue cime evanescenti; le due isole di Sainte Marguerite e Saint Honorat sembravano anch'essi velieri d'argento. Ma non riuscivo a trasognarmi. Forse perchè sapevo di dover scrivere, s'affacciavano nel turbinio luminoso le civiltà morte, con cui queste terre erano state a contatto (gli ulivi li avevano portati i Fenici), e le civiltà vive s'affrontavano sulle rive invisibili in lotte furibonde: mani tagliate, lapidazioni, donne e bambini massacrati. Mi domandavo perché non erano già avvolti dalla polvere del tempo.
(...) Ma, sogni a parte, non so veramente che dire, questo azzurro che scolpisce le cose che tocca e le corrode, che ha sovrastato un mondo di pastori, di pescatori, di ulivicoltori, è pieno di ombre segrete sempre più fonde per eccesso di storia e di luce."


Mare di luce e di sangue. La realtà politica contro la libertà metafisica, in Finestra sul Mediterraneo, a cura di S. Buonadonna, Il Melangolo, Genova 2001 pp. 67-68
Francesco Biamonti, Scritti e parlati, Finestra sul mare, Giulio Einaudi editore, Torino 2008, pp. 148-149


4 commenti:

cinema&libri ha detto...

Bello il paesaggio, bella la foto, bello lo scritto di Francesco Biamonti.

Michelino ha detto...

Ore ed ore, dal balconcino di Zia Lucia, a guardare questa veduta !!
io volavo insieme alla rondini fino a quando lo sguardo ci riusciva.
mitica Vallebona.
grazie Pia

marco de carolis ha detto...

"...Ma non riuscivo a trasognarmi. Forse perchè sapevo di dover scrivere..."
vero...pia, ne aveva l'ossessione...francesco sentiva la scrittura come un dovere, credo non solo "civile" e "estetico".
Io lo ricordo, chi sa perché, sempre avvolto di scuro nell'azzurro invernale del suo paese, la mattina...lui che non amava troppo la mattina...
talvolta, mi confessava il timore di saper meglio parlare di quanto non scrivesse...
una volta, ricordo, fu davanti a una bottiglia all'osteria di san martino, mi pare sull'altro crinale rispetto a quello della bella vista che propone la tua fotografia...

marco de carolis ha detto...

"...Ma non riuscivo a trasognarmi. Forse perchè sapevo di dover scrivere..."
vero...pia, ne aveva l'ossessione...francesco sentiva la scrittura come un dovere, credo non solo "civile" e "estetico".
Io lo ricordo, chi sa perché, sempre avvolto di scuro nell'azzurro invernale del suo paese, la mattina...lui che non amava troppo la mattina...
talvolta, mi confessava il timore di saper meglio parlare di quanto non scrivesse...
una volta, ricordo, fu davanti a una bottiglia all'osteria di san martino, mi pare sull'altro crinale rispetto a quello della bella vista che propone la tua fotografia...