Giuliano Magoni Rossi - storico di Vallebona
Nella splendida cornice della Piazza dell'Oratorio, dopo oltre quarant'anni, l'associazione culturale A Cria, la Pro Loco, il Comune e la Parrocchia di Vallebona hanno rievocato il lancio della mongolfiera in occasione della festa della Natività di Maria. Lo storico locale, Giuliano Magoni Rossi, ha introdotto il rito ripercorrendo nei secoli la nascita della Confraternita di San Carlo, da cui derivò, ai primi del secolo scorso, questa bellissima tradizione, rimasta nei ricordi dei più attempati come uno dei momenti più belli correlati alle feste religiose del paese.
C'era molta gente, attratta dalla curiosità per confrontare passato e presente e molti bambini che per la prima volta hanno visto questo rito nella loro vita. Ognuno ha assaporato l'evento collegandolo alle figure che in passato si erano dedicate al lancio del pallone, il più delle volte con realizzazioni assai precarie per innalzarsi: i priori della Confraternita dovevano ingegnarsi per trovare collaboratori e denaro per fabbricare il pallone e incaricare personaggi come Natalì Cristétu o Elio Custeléta affinché l'impresa andasse a buon fine.
Tutto è pronto per il primo lancio: la modernità ha reso completamente innocua l'operazione, vista l'assenza di un fornello potenzialmente incendiario alla base dell'oggetto. Oggi un semplice ventilatore e il surriscaldamento dell'aria con un cannello a gas rende possibile il lancio senza rischi di incendio.
Ancora una volta gli artefici sono i nostri amici di Bellissimi, che tanto impegno hanno messo nell'andare in ogni luogo in cui era tradizione consolidata far partire la mongolfiera e per raccogliere tutta la documentazione storica che a breve verrà pubblicata in un libro.
Le macchine fotografiche sembravano impazzite: non sarà, io penso, una rievocazione una tantum, ma per quest'anno il lancio era da considerarsi un evento, visto il gran lasso di tempo trascorso dall'ultima volta che venne effettuato. Si ripeterà, perché i fabbricatori mettono a disposizione la loro competenza per insegnare come costruirli e nell'ambito del paese non è difficile trovare persone propense ad imparare.
Accompagnato dalle note della banda musicale, il primo pallone prende il volo e tutti lo seguiamo sbucare oltre i tetti della chiesa, delle case e del campanile per affrontare un viaggio che talvolta è molto lungo, talvolta no: l'importante è vederlo innalzarsi e prendere il volo, quel volo che ogni essere vorrebbe compiere ma che non gli è dato nelle sue facoltà naturali...
Ed ecco Renzo Orengo pronto per il lancio della seconda mongolfiera: al tempo che fu, e mi pare solo nel 1925 sotto il priorato di un vallebonese, tale Giuseppe Guglielmi, fecero partire due palloni. Soltanto oggi, dopo 87 anni, è accaduta la stessa cosa!
Più grande, più colorato, più bello del primo: una bella riscaldata all'interno e prenderà il volo. Si accascerà soltanto quando la temperatura esterna raffredderà quella interna e non potrà continuare ad innalzarsi.
Abbiamo riportato un rito su quella stessa piazza dove per oltre sessant'anni i Vallebonesi, con gli strumenti di cui disponevano (e che possiamo immaginare quanto fossero rudimentali) avevano mantenuto una tradizione preziosa, sorta dopo l'invenzione della Mongolfiera vera e propria effettuata dai fratelli Mongolfier.
Bellissimo, colorato, dorato diritto verso il cielo a sfiorare l'alto campanile del paese contro un cielo di un azzurro terso: tutti con la testa girata all'insù, grandi e piccini e anche i musicanti, che per questa partenza non hanno intonato brani, ma si sono goduti, come tutti noi, lo spettacolo.
Campanile, oratorio, monumento ai caduti e palazzo comunale: nel cuore del nostro, ahimè devo dirlo, meraviglioso paese oggi è tornato il senso della festa che aggrega, con un divertimento semplice ma gioioso.
Ha planato parecchio questo secondo lancio: si vede che le correnti, sul far della sera, si erano un po' calmate e così si è potuto ammirarlo e seguirlo più del pensabile.
Chissà come i presenti avranno vissuto questo momento: io non ci dovevo essere, ma il buon esito dell'intervento chirurgico mi ha permesso di andare. A Soldano ero esonerata da ogni responsabilità e mi sono goduta in pieno l'emozione. Oggi, tra la precarietà della salute e la preoccupazione che non riscontrasse nel pubblico l'emozione che avrei voluto, ero meno rilassata.
Natalino Trincheri e Renzo Orengo oggi erano accompagnati anche da un giovane, Paolo Bracco, cui stanno tramandando la tradizione, sia per la fabbricazione, sia per il lancio e questa notizia è stata davvero importante.
Qualcuno penserà che sono ben altri i divertimenti cui si può accedere al giorno d'oggi, ma nei piccoli paesi, dove un tempo fervevano iniziative e movimenti di vita, col tempo si sono perse tante cose semplici e belle che, soprattutto nei bambini, hanno lasciati ricordi indelebili. E allora, perché non riproporli ai bimbi di oggi, del cui stupore infantile non abbiamo nessun diritto di dubitare?