domenica 30 settembre 2012

Ci saranno le elezioni


Milano - maggio 1968
foto presa dal web

In primavera, volenti o nolenti, ci saranno le elezioni. E' un argomento angosciante, che fa dire ai più: "Io non vado a votare" e la repulsione è più che giustificata, alla luce degli ultimi avvenimenti e dei vent'anni di berlusconismo che abbiamo alle spalle.
Basso impero, corruzione, mafia, sperpero di soldi pubblici... la lista negativa è lunga e la conosciamo tutti benissimo. E conosciamo anche la storia della costruzione della democrazia e di ciò che in termini di diritti ha permesso ad ogni uomo di conquistare. Nella mia personale esperienza, tuttavia, è valso di più aver raccolto la memoria di un protagonista, tale Mario Genari (1921), che tutti i libri di storia studiati o letti nel tempo.
Sentir raccontare in prima persona cosa è costato a quella generazione ottenere, a partire dalla Resistenza e in seguito con le lotte sociali, quei diritti che si stanno sfaldando di giorno in giorno, mi impedisce di dimenticare l'onestà che stava alla base di ogni azione, la necessità che spingeva le categorie deboli di lottare per una vita più equa e dignitosa. Questa feccia odierna sta vanificando tutti quegli sforzi, ma non è non andando a votare che si risolve il problema, tanto più che siamo un popolo paralizzato, incapace di unirsi e far sentire il proprio disagio come accade in altre nazioni.
Sa bene, chi subisce un terremoto, che poi bisogna rimboccarsi le maniche e ricostruire, piangendo, stringendo i denti, soffrendo per la propria condizione. Ma lo fa. E così ha da essere anche di fronte ad una politica indecente, cercando di confidare in coloro che si mettono in gioco per la res publica: sta a noi altri capire e individuare chi è ancora degno della nostra fiducia, dell'espressione di quel diritto di voto che democraticamente esprimiamo da soli 67 anni e grazie ai nostri padri.
Se poi è vero che "sono tutti uguali" lo giudicheremo dopo.


martedì 25 settembre 2012

Ario Calvini tra vita e sogno

opere 
Ulivi - Foto Di Ario Calvini

Tra vita e sogno, in uno strano crepuscolo, le fotografie dell'entroterra che qui presenta Calvini. Sono case tra gli ulivi, atraversate da una brezza triste, quasi attanagliate dall'agonia. Ma quale dolcezza vi si consuma in silenzio! E quale passato cova sotto quella cenere! Il silenzio e la ricerca di quel passato sono i temi di Calvini. Ciò lo porta a dialogare con le pietre, da cui estrae volti umani, quasi facendo un'opera inversa agli "informali" che scioglievano dentro la materia i confini dell'umano.

Già l'ulivo di per sé è un sogno d'albero. Se poi è semiabbandonato e con le punte secche e lo si coglie tra le ombre viola, allora vi aleggia una soavità spettrale, che rende possibile un dialogo coi morti, a bassa voce. Mormorano (o Calvini fa mormorare) del loro passato anche le pietre dei muretti, più viventi di una stele funeraria.

Ma può anche darsi che per Calvini sia quella la vita, e la certosina virtù di fotografarla che l'accompagna per le strade del Ponente. Alberi e cieli e pietre e polvere del tempo nell'amalgama di un trattenuto delirio.

Strana ricerca: unire l'oggi all'ieri, dialogare con le ombre. "Ehi della vita! Nessuno mi risponde?" diceva Francisco de Quevedo. "Nell'Oggi,  nel Domani, in Ieri unisco / fasce e sudario". Calvini ha l'aria di chiedersi che cosa sarà di ciò che oggi è già sogno.


Francesco Biamonti, Scritti e parlati, Ario Calvini tra vita e sogno, Giulio Einaudi editore spa, Torino, 2008, pag. 194


sabato 22 settembre 2012

Et enfin... chez Marie!

Sasà

Quando scrissi questo post ero decisamente ancora nel mondo delle idee: concretamente mancava tutto, anche la certezza che ricavare uno spazio per una cucina nel magazzino dove confeziono i fiori non fosse un'idea balzana. Ma non appena ne parlai con gli amici, tutti si dimostrarono entusiasti e disposti a dare una mano e nel giro di pochi giorni saltò fuori l'occasione di acquistare una cucina in via di smantellamento ad un prezzo davvero interessante.
Trasportata e custodita al riparo delle intemperie per alcuni mesi, ecco che giunge il momento di iniziare il montaggio, con tutti gli annessi e connessi che, a dire il vero, non sono stati affatto pochi. 

 Giorgio


Malgrado la precarietà della mia salute e il caldo inclemente del mese di agosto, piano piano si andava delineando la realizzazione di questa struttura free nel vero senso della parola: sì, libera da condizionamenti, da perfezionismi, di facile accesso, praticissima, comoda e aperta a chiunque.

 Iole


Naturalmente non poteva mancare la collaborazione della mamma che, nonostante i suoi 89 anni, non ha esitato a rimuovere silicone vecchio con la spatola e ad aiutarmi a ripulire, pezzo per pezzo, tutti i componenti della cucina...

 In corso d'opera


Tubi, fili, lavandino di recupero, marmi da adattare ai nuovi spazi, imprevisti (e non pochi!)... Sasà, Giorgio, Iole, Vanni, Gianfranco, Enrico, Marcello, Paolo, Valeria, Gabriele, io... accidenti quante persone hanno collaborato al montaggio! E poi Nunzia, Daniela, Mariella, che mi hanno rifornito di tantissimi accessori per il funzionamento.
E intanto, piano piano, il magazzino cominciava a cambiare aspetto.

Paolo e Valeria

Anche in corso d'opera, era già possibile beneficiare della struttura: man mano che si procedeva si cercava di rendere operativo tutto ciò che era installato, anche se di cose da fare ce n'erano ancora tantissime...

 Verso il traguardo


Ieri, l'arrivo di Kendo, il freezer, ha tuttavia completato l'opera: proprio al centro era rimasto un "buco" che dava senso di incompletezza e che una volta sistemato restituiva alla struttura il senso della rinascita, dopo 26 anni di vita in casa di Anna e diversi mesi di accatastamento.

 Amici chez Marie


Con non challance è facile preparare il desinare e trovare amici sempre pronti a condividere un pasto assieme: chez Marie è accogliente, di facile accesso, chi vuole cucinare lo fa e il tempo trascorre serenamente...

...et enfin


Certo, è tempo di diete e di alimentazione mirata alla salute, ma è anche vero che in tempi di incertezze come quelli che stiamo vivendo, il cibo è qualcosa di importante, così come è importante condividerlo: con poco si riesce a stare insieme e a dilettarsi nelle più svariate pietanze, alternandosi in cucina.
O forse è solo questione di sapersi accontentare.


domenica 16 settembre 2012

Il mio demone è un buon nuotatore

Americana 63/enne abbandona traversata Cuba-Florida a nuoto

Il mio demone è un un buon nuotatore
ma entra molto lentamente in mare.
Si muove con prudenza calma, saggia
con i piedi i ciottoli della spiaggia
si ferma quando l'acqua arriva ai ginocchi
calcola bene sin dove si tocchi
si bagna il torace e i polsi
finché il sangue non si raffredda.
E poi finalmente si tuffa, mia vita, 
e sfida la forza di gravità
e si porta con le sue bracciate
sulle scie discontinue e dorate
che fa il sole sulla superficie.
"Nuota, nuota e trasformati"
così il mio demone dice.

Giuseppe Conte - Imperia Porto Maurizio 1945


martedì 11 settembre 2012

L'essenziale

 
Salvador Dalì e un pescatore
(clic sopra la foto per ingrandirla)

Il post che Alberto Cane ha pubblicato domenica scorsa, mi ha stimolato a pubblicare qualcosa sull'argomento. Riguardava le cartoline che si scrivono quando si è via: in passato era un gesto assai comune, ma con la modernità altri sono ora i mezzi per tenersi in contatto anche a grandi distanze. Eppure qualcuno le scrive ancora e qualcun altro si sente per così dire "in obbligo" se alla partenza gli viene richiesto da chi rimane a casa.
Una delle poche che ho ricevuto quest'anno ha la particolarità di essermi stata recapitata a mano dall'amico vacanziere al suo arrivo: l'ho gradita comunque tantissimo, anche perché è proprio bella.
La potenza di quell'immagine sta nella forza che racchiudono i due personaggi, che sintetizzano un sacco di significati. Vedo in ognuno di loro rappresentate  persone di mia conoscenza che si avvicendano nelle loro espressioni o nelle loro posture o nel messaggio che trasmettono; il paesaggio, poi, è meraviglioso.



Il mio caro amico Oscar è riuscito ad essere essenziale: l'immagine è splendida, la scritta non tralascia nulla e il gesto è stato compiuto. Sapendo tutti benissimo cosa solitamente troviamo di sgradevole nella buca delle lettere, è doveroso sottolineare quanto sia bello trovare, tra le bollette da pagare o le pubblicità, qualcosa che dia un po' di sollievo. E se poi non la si trova nella buca, ma arriva a mano, la sostanza non cambia, è sempre e comunque un bel gesto.
Pensare agli altri quando si è in viaggio è inevitabile, ma mandar loro una cartolina è di più.


domenica 9 settembre 2012

U balùn da Madona de papete

Giuliano Magoni Rossi - storico di Vallebona

Nella splendida cornice della Piazza dell'Oratorio, dopo oltre quarant'anni, l'associazione culturale A Cria, la Pro Loco, il Comune e la Parrocchia di Vallebona hanno rievocato il lancio della mongolfiera in occasione della festa della Natività di Maria. Lo storico locale, Giuliano Magoni Rossi, ha introdotto il rito ripercorrendo nei secoli la nascita della Confraternita di San Carlo, da cui derivò, ai primi del secolo scorso, questa bellissima tradizione, rimasta nei ricordi dei più attempati come uno dei momenti più belli correlati alle feste religiose del paese.


C'era molta gente, attratta dalla curiosità per confrontare passato e presente e molti bambini che per la prima volta hanno visto questo rito nella loro vita. Ognuno ha assaporato l'evento collegandolo alle figure che in passato si erano dedicate al lancio del pallone, il più delle volte con realizzazioni assai precarie per innalzarsi: i priori della Confraternita dovevano ingegnarsi per trovare collaboratori e denaro per fabbricare il pallone e incaricare personaggi come Natalì Cristétu o Elio Custeléta affinché l'impresa andasse a buon fine.


Tutto è pronto per il primo lancio: la modernità ha reso completamente innocua l'operazione, vista l'assenza di un fornello potenzialmente incendiario alla base dell'oggetto. Oggi un semplice ventilatore e il surriscaldamento dell'aria con un cannello a gas rende possibile il lancio senza rischi di incendio.


Ancora una volta gli artefici sono i nostri amici di Bellissimi, che tanto impegno hanno messo nell'andare in ogni luogo in cui era tradizione consolidata far partire la mongolfiera e per raccogliere tutta la documentazione storica che a breve verrà pubblicata in un libro.


Le macchine fotografiche sembravano impazzite: non sarà, io penso, una rievocazione una tantum, ma per quest'anno il lancio era da considerarsi un evento, visto il gran lasso di tempo trascorso dall'ultima volta che venne effettuato. Si ripeterà, perché i fabbricatori mettono a disposizione la loro competenza per insegnare come costruirli e nell'ambito del paese non è difficile trovare persone propense ad imparare.


Accompagnato dalle note della banda musicale, il primo pallone prende il volo e tutti lo seguiamo sbucare oltre i tetti della chiesa, delle case e del campanile per affrontare un viaggio che talvolta è molto lungo, talvolta no: l'importante è vederlo innalzarsi e prendere il volo, quel volo che ogni essere vorrebbe compiere ma che non gli è dato nelle sue facoltà naturali...


Ed ecco Renzo Orengo pronto per il lancio della seconda mongolfiera: al tempo che fu, e mi pare solo nel 1925 sotto il priorato di un vallebonese, tale Giuseppe Guglielmi, fecero partire due palloni. Soltanto oggi, dopo 87 anni, è accaduta la stessa cosa!


Più grande, più colorato, più bello del primo: una bella riscaldata all'interno e prenderà il volo. Si accascerà soltanto quando la temperatura esterna raffredderà quella interna e non potrà continuare ad innalzarsi.


Abbiamo riportato un rito su quella stessa piazza dove per oltre sessant'anni i Vallebonesi, con gli strumenti di cui disponevano (e che possiamo immaginare quanto fossero rudimentali) avevano mantenuto una tradizione preziosa, sorta dopo l'invenzione della Mongolfiera vera e propria effettuata dai fratelli Mongolfier.


Bellissimo, colorato, dorato diritto verso il cielo a sfiorare l'alto campanile del paese contro un cielo di un azzurro terso: tutti con la testa girata all'insù, grandi e piccini e anche i musicanti, che per questa partenza non hanno intonato brani, ma si sono goduti, come tutti noi, lo spettacolo.


Campanile, oratorio, monumento ai caduti e palazzo comunale: nel cuore del nostro, ahimè devo dirlo, meraviglioso paese oggi è tornato il senso della festa che aggrega, con un divertimento semplice ma gioioso.


Ha planato parecchio questo secondo lancio: si vede che le correnti, sul far della sera, si erano un po' calmate e così si è potuto ammirarlo e seguirlo più del pensabile.


Chissà come i presenti avranno vissuto questo momento: io non ci dovevo essere, ma il buon esito dell'intervento chirurgico mi ha permesso di andare. A Soldano ero esonerata da ogni responsabilità e mi sono goduta in pieno l'emozione. Oggi, tra la precarietà della salute e la preoccupazione che non riscontrasse nel pubblico l'emozione che avrei voluto, ero meno rilassata.


Natalino Trincheri e Renzo Orengo oggi erano accompagnati anche da un giovane, Paolo Bracco, cui stanno tramandando la tradizione, sia per la fabbricazione, sia per il lancio e questa notizia è stata davvero importante. 
Qualcuno penserà che sono ben altri i divertimenti cui si può accedere al giorno d'oggi, ma nei piccoli paesi, dove un tempo fervevano iniziative e movimenti di vita, col tempo si sono perse tante cose semplici e belle che, soprattutto nei bambini, hanno lasciati ricordi indelebili. E allora, perché non riproporli ai bimbi di oggi, del cui stupore infantile non abbiamo nessun diritto di dubitare?


sabato 8 settembre 2012

A tutto gas

Gassss

Il panorama che si presentava ai miei occhi in quel di Santa Corona era un imponente e luccicante impianto a gas. Mi piaceva. Abituata come sono a vivere in mezzo al verde e con il mare di fronte, questo paesaggio "industriale" solleticava la mia immaginazione e ne sono rimasta gradevolmente attratta.

Cascata

Ebbene sì, sono tornata a casa dopo tre giorni di permanenza in neurochirurgia e dopo un intervento alla colonna vertebrale. Per fortuna la supposta ernia del disco, difficilmente individuabile dalla risonanza magnetica, si è trasformata in una ciste sinoviale che causava forte pressione sulla radice del nervo sciatico. 
Nel male, quindi, è andata bene, perché asportato quel corpo estraneo quasi mio omonimo, è cessato tutto il dolore che da anni mi tormentava.

Chapeau

E anche la convalescenza non sarà rigida come previsto: il disco era perfetto e non è stato toccato, per cui, pur dovendo stare a riposo, non devo subire il divieto di non sedermi per almeno 15 giorni... Che prù!

Tubi all'alba

Mi sono goduta, come dicevo, questo paesaggio insolito, non tanto per la funzione che svolge (e che ho supposto sia un impianto di gas), ma per tutto ciò che c'è dietro alla sua costruzione: gli studi, gli investimenti, le mani che hanno fabbricato quel materiale, le mani di coloro che lo hanno montato, le difficoltà che avranno incontrato, le attenzioni di cui necessita per funzionare bene e non causare danni e quant'altro...

Labirinto

...insomma, pensavo all'essere umano, tanto capace e tanto imperfetto; l'uomo, così vittima dei suoi egoismi e così propenso a costruire per sé e per gli altri; all'inevitabile senso di interdipendenza che hanno le azioni che ogni uomo compie.
Nel frattempo mi hanno operata, assistita e guarita: un sentito grazie al dott. Luca Bruzzone, agli infermieri e ai compagni di sventura: a breve sarò pronta per ripartire a tutto gas!


martedì 4 settembre 2012

Latitanza

Sala operatoria

Durante quest'ultimo periodo ho pubblicato pochi post. Quando non si sta bene di salute, tutto diventa più difficile: la sofferenza, poca o tanta, logora e toglie la voglia e il piacere di di dedicarsi ai più svariati interessi.
Come tante altre persone, mi ritrovo con una sciatalgia direi cronica, perché da ben quattro estati mi perseguita a suo piacimento. Le ho tentate tutte: cure farmacologiche, massaggi, agopuntura, moxa, fisioterapia, ma non c'è stato nulla da fare. Non rimane che l'intervento chirurgico: questa volta mi ospiterà il Santa Corona di Pietra Ligure, così aggiungo un'altra esperienza alla mia discreta lista di ricoveri nei nosocomi liguri.
Molti lettori del mio blog passano ogni giorno, anche se trovano post che si ripetono. E sarà d'ora in avanti! Per quindici giorni dovrò stare coricata o in piedi, ma mai seduta e la tribolazione continuerà.
Confido tuttavia di poter risolvere questo fastidioso problema che, devo ammettere, negli ultimi giorni ha raggiunto punte insopportabili.
Parto il 5 settembre e finirò sotto i ferri giovedì 6. Ne avrei fatto volentieri a meno, ma è l'unica via d'uscita. 
Sono sicura di poter contare sul vostro sostegno morale: non vi nego che ne ho bisogno, perché il mio, di morale, ultimamente non è sempre dei migliori...
A presto.


lunedì 3 settembre 2012

La prima pioggia



Scendon le gocce della prima pioggia
che sui selciati ancor timida batte,
mentre settembre lietamente sfoggia
l'ardire delle sue bacche scarlatte.
E' dolce il chiacchierìo di tante foglie
in capannelli sugli alberi spessi
come quello che fan sopra le soglie
le comari che parlan d'interessi.
E invece tante foglie chiacchierine
parlano dell'autunno che ritorna
e che, sotto la pioggia fine fine,
di pampini e di bacche agile s'orna.

Marino Moretti (1885 - 1979)