Il post che Alberto Cane ha pubblicato domenica scorsa, mi ha stimolato a pubblicare qualcosa sull'argomento. Riguardava le cartoline che si scrivono quando si è via: in passato era un gesto assai comune, ma con la modernità altri sono ora i mezzi per tenersi in contatto anche a grandi distanze. Eppure qualcuno le scrive ancora e qualcun altro si sente per così dire "in obbligo" se alla partenza gli viene richiesto da chi rimane a casa.
Una delle poche che ho ricevuto quest'anno ha la particolarità di essermi stata recapitata a mano dall'amico vacanziere al suo arrivo: l'ho gradita comunque tantissimo, anche perché è proprio bella.
La potenza di quell'immagine sta nella forza che racchiudono i due personaggi, che sintetizzano un sacco di significati. Vedo in ognuno di loro rappresentate persone di mia conoscenza che si avvicendano nelle loro espressioni o nelle loro posture o nel messaggio che trasmettono; il paesaggio, poi, è meraviglioso.
Il mio caro amico Oscar è riuscito ad essere essenziale: l'immagine è splendida, la scritta non tralascia nulla e il gesto è stato compiuto. Sapendo tutti benissimo cosa solitamente troviamo di sgradevole nella buca delle lettere, è doveroso sottolineare quanto sia bello trovare, tra le bollette da pagare o le pubblicità, qualcosa che dia un po' di sollievo. E se poi non la si trova nella buca, ma arriva a mano, la sostanza non cambia, è sempre e comunque un bel gesto.
Pensare agli altri quando si è in viaggio è inevitabile, ma mandar loro una cartolina è di più.
1 commento:
Dalì, in questa foto, conferma che anche i 'grandi' sono stati 'giovani'
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