non mi aspetto da te che danno.
Eppure seduto da solo
a questo tavolino di un caffè
con davanti un decà
i giornali e un taccuino
che guardo la folla passare
che va verso il mare e ne viene
le negre così audaci
le dolci maghrebine
i suonatori ucraini
i venditori di palloncini
i pallidi turisti inglesi
le file di giapponesi
ragazzi che fanno jogging
ciclisti, pattinatori
la povera con la sporta
sempre piena di fiori
il pazzo grasso che chiede
a tutti una sigaretta
uomini su sedie a rotelle
uomini che vanno di fretta
mamme che spingono carrozzelle
vecchie nizzarde rotte
al vizio del gioco e del fumo
clochard che si spidocchiano
i capelli grumo dopo grumo
bambini calamitati
dalle code dei piccioni
giovani che nelle mani
hanno già le bottiglie
e aspettano e vagano in frotte
la festa dell'ultima notte
- grande è la turba di esseri
già destinata agli Inferi
assoluto dominio che ha
su tutto la caducità -
eppure io seduto da solo
al caldo dietro la vetrata,
vita bella e dannata,
lo so come ti ho amata
e come ti amo ancora.
Giuseppe Conte - Nizza, 31 dicembre 2002
Buon 2014 a tutti