Quando un evento si ripete costantemente nel tempo e lo si avvalora sempre più sorge spontaneo dargli un nome e così è nato il "Vito day".
Vito Taggiasco
Nei paesi si nasce e si cresce promiscui: ci si sente come una grande famiglia.
La mia generazione, quella degli anni Cinquanta, vide un considerevole uso del forcipe per aiutare le donne nel parto, strumento nato nel 1572 e che è sempre stato oggetto di forti dibattiti. Vito, più di altri che subirono soltanto ferite superficiali, rimase leso in maniera assai grave, riportando problemi di deambulazione, rallentamento e trattenimento della parola, senza che tuttavia gli fossero negate una lucida intelligenza e una buona dose di saggezza.
Graziella, Pino, Aldo e Vito: la classe del 1956
La pluriclasse era un sistema scolare che rafforzava l'unione tra i bambini: Vito era inserito insieme a noi e lo aiutavamo in tutti i modi possibili, un ruolo che oggi si chiama "sostegno" e che allora non era previsto. Chi finiva per primo di fare le operazioni o i pensierini, sapeva che poteva andarsi a sedere vicino a Vito e aiutarlo.
Marcello, Giorgio, Aldo, Oscar, Jose (il bimbo), Vito, Pino e Nino
Da molti anni, il 19 novembre festeggiamo insieme il suo compleanno: cascasse il mondo, non ce ne importa nulla, per noi è il Vito day. Una cena che ci riunisce in qualità dei più stretti amici d'infanzia, cresciuti nella consapevolezza dei suoi problemi e volendogli naturalmente tanto bene.
Pia e Vito
Gli piace cantare: durante le cene del Vito day si canta sempre, anche tra una portata e l'altra. La serata è sempre all'insegna dell'allegria e dello stare bene e puntualmente si centra il bersaglio.
Le foto sono del 2012 e riflettono l'atmosfera che si respira ogni anno:
Aldo, Oscar e Vito
Vito, Oscar e Nino
Aldo, Graziella e Vito
La tavolata conta sempre un minimo di 15 persone. Si alternano anche personaggi più giovani o meno giovani, tanto è sicuro che è sempre uno stare insieme speciale.
Il regalo dell'anno scorso: il libro su Antonio Rubino
Con buona pace della sottoscritta, che solitamente è incaricata dagli altri di provvedere al regalo, lo scorso anno gli abbiamo regalato il libro che Marco Cassini ha scritto su Antonio Rubino. La maggior parte dei convenuti non sapeva o non ricordava l'autore del Signor Bonaventura, ma Vito invece ne era ben consapevole: suo padre è di Baiardo, paese di origine di Rubino e ne conosce tutta la storia!
La sua condizione, che spesso dimentichiamo durante gli altri giorni dell'anno, ci riporta in questa occasione ad una dimensione dell'umano su cui riflettere. Puntualmente constatiamo che Vito è pulito, non è contaminato come noi. Non si fa trovare impreparato su nessun argomento e le sue risposte hanno quel fondo di verità che diventa una rivelazione anche per noi.
Il Vito day, oltre che la sua, è anche la nostra festa, perché quello che riceviamo dalla qualità di questo nostro stare assieme è tantissimo.
Vito c'è.
3 commenti:
Ancú in grassie e ina lüseta...
Ciau Andreo, valebunencu alògni..
Gran bella storia di vita, Pia!
Quasi da non credere, ai giorni nostri. Invece è vero.
Vito c'è, anche per chi lo ha conosciuto solo attraverso le tue parole. Un abbraccio.
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