La forma di foglia che parla
d’Oriente
Arrivata a Marsiglia con le
navi d’Athina
Dal 1800 quell’aroma si
sente
Dell’acino viola con buccia
assai fina.
Pianta difficile da
coltivare,
Con quel suo faticare, come
dice Gianni,
Sul suolo drenato per far
respirare,
Molti vigneti hanno più di
100 anni.
Il terreno perfetto da
sempre è lo sgrutto
Predilige la fascia dai
sacri maixei
Sotto ai 600 metri dal mare
in tutto
Sapore diverso dal
Campochiesa, direi.
Il profumo suo rosso è lieve
e fragrante,
Fruttato e di fiore, di
macchia e del timo
Del pino, di terra e di mare
distante
Di rosa appassita, e del suo
dolce destino.
A quindici gradi è un dono
col fiocco
Col pesce, la carne, funghi
e verdure
Arte sua rara sposa ben
l’articiocco
Scegli quel gotto e le sue
giuste misure
Con i fagioli e l’amico
capretto
Agnello al forno e coniglio
locale,
Terrina di fagiani e vitella
all'uccelletto,
Faraona alla crema col fungo
speciale,
Buono coi tordi in bagno di
burro
Con il formaggio della alta
Val Nervia.
Se giovane ama il pesce
azzurro
Ed i salumi rossi della
montagna impervia .
Luvaira, Brunetti e
Migliarina,
Arcagna, Morghe e Cian da Marchesa
Pini, Bramusa, Galeae e
Tramontina
Sono i suoi regni sotto ogni
Chiesa.
Grazie al Rossese la terra
s’adorna
Di luce soave già pregna di
gusto
Dove ogni anno il pensiero
mio torna
Al lieve godere sì dolce e
giusto.
Fabrizio Bissi Fulloni
1 commento:
Poesia che fa sognare, meditare e ancora sognare, come bottiglie di Rossese a cena e dopo con gli Amici più cari nelle sere di ottobre “mentre fuori il cane mugola agli stellati freddi e qualche pera tonfa nei cortili”. tommaso lupi
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