Il bel libro di Giacomo Revelli, Nel tempo dei lupi, ambientato in alta valle Argentina, mi ha appassionato e talmente incuriosito al punto di chiedere al mio amico Gian Paolo, buon conoscitore della zona, di accompagnarmi alla ricerca dei luoghi di cui parla il romanzo. Naturalmente ha accettato la proposta e così, con i relativi consorti, ieri ci siamo regalati una giornata davvero speciale.
Realdo (Im) - Alta valle Argentina
La valle Argentina è una delle più belle valli del ponente ligure. Non occorre raggiungere la sua sommità per coglierne il fascino, ma quando si arriva nei pressi di Realdo, ecco che inizia una sorta di incantesimo, che permane per tutto il tempo che vi si rimane.
Borniga e il monte Gerbonte
Oltrepassato Realdo, arriviamo a Borniga, l'ultimo piccolo agglomerato di case: dopo troveremo soltanto casolari abitati ancora oggi o a suo tempo dai pastori. La "piramide" del Gerbonte inizia a rivelarsi come una presenza costante. Il paesaggio è splendido e ciò che Revelli descrive nel libro inizia a rivelarsi.
Arriviamo a Er Pin, dove alcuni cacciatori stanno spaccando legna per l'approvvigionamento del loro rifugio e chiediamo dove si trova Abenìn, il luogo in cui "vive" Giusé Burasca, il pastore protagonista del romanzo insieme a Guido. Abenìn è pressoché dietro il loro rifugio.
Abenìn
Mi coglie l'emozione quando arriviamo ad Abenìn: il libro mi ha coinvolto parecchio e ritrovarmi "realmente" nel luogo in cui è ambientato non è cosa di tutti i giorni. Pur essendo in una conca, il posto è splendido, anche se i segni della modernità inseriti qua e là ne deturpano a tratti l'originale bellezza.
La casa di Giusé Burasca
Ed ecco il casone vero e proprio. Ci abita qualcuno, c'è un paio di calze stese, un pastore che in quel momento non è presente. Ed io cerco di immaginare Guido e Giusé Burasca trascorrere il tempo in quel contesto ripercorrendo alcune parti del romanzo di Revelli.
Il monte Gerbonte
e, presumibilmente, Bareghe d'r Bola
Guido ha un compito ben preciso: deve installare un'antenna per la banda larga sulle montagne tra Italia e Francia e questo incarico, per lui abituale, si rivela ricco di avventure nel momento che il luogo indicato è Bareghe d'r bola, posto impervio da raggiungere e che solo Giusé Burasca conosce bene e quindi potrà accompagnarlo. I cacciatori incontrati poco prima non ne conoscono l'esistenza, ma prima di andarmene, fotografo per istinto quel versante verso il Gerbonte e...
Moraldo, Gian Paolo e Luigi
...quando a Realdo incontriamo e Luigi ed il suo amico Moraldo, gli unici che conoscono il toponimo in questione, ecco che, a grandi linee, ci dicono che si trova proprio in direzione della zona che ho fotografato! Ero contenta, avevo realizzato lo scopo di individuare i luoghi del romanzo, diversi da come li avevo immaginati leggendolo, ma con la possibilità di entrare relamente in ciò che Giacomo ha narrato e che ho recensito
qui.
Preparazione dei sugéli
Intanto tutto il paese, bambini e vecchi compresi, si sta preparando alla festa dei sugéli, il piatto tipico di Realdo. Migliaia di pezzi di pasta vengono compressi col dito pollice per dar vita ad altrettante "orecchiette" da consumare per cena tutti assieme.
E' sorprendente vedere l'unione di una intera comunità "temporanea" per prepararsi la cena. Realdo e Verdeggia, due paesi al limite dell'ampia valle Argentina, praticamente disabitati durante l'inverno, si ripopolano inverosimilmente durante l'estate, ripristinando costumi di vita ormai perduti. Persone originarie del posto che tornano, turisti che hanno scelto quei luoghi per le loro abituali vacanze: un pullulare di vita, con gare di bocce, partite a calcetto, capannelli di persone nei carugi che vivono una dimensione che pensavo perduta. Una meraviglia. Abbiamo incontrato chi volevamo, si sono create situazioni e coincidenze quasi magiche... Forse, in quei luoghi, è rimasta un po' di stregoneria positiva, o per lo meno, sopravvive la possibilità di essere ancora "uomini".
Più volte ci siamo detti: "Come abbiamo potuto distruggere questi mondi per inseguire la modernità? Che patrimonio abbiamo perso..."
Meno male che esistono ancora queste possibilità e sopratutto meno male che bambini e giovani ne possono fare esperienza: insegnamenti di vita dai quali, un domani, non potranno prescindere.