Annaffiare le margherite
Foto di Angelo Freni
Io non so se il passato, in quanto tale, abbia insita la poesia. Vero è che certe immagini suscitano d'acchito l'espressione "che bella..."
Non so neanche se sia un uomo o una donna, ma non importa: chi ha trascorso (e trascorre) le giornate estive nelle fasce ad annaffiare (aigà) vede e sente in questa foto tutte le emozioni che essa racchiude. Dispiacere di non poter andare al mare, caldo, noia, attenzione a non rovinare le buche facendo fuoriuscire l'acqua, pazienza, senso del dovere, osservazione, pensieri, sguardo libero di spaziare, libertà di sentirsi nello spazio aperto, abiti sempre comodi, desiderio di finire presto per andarsi a tuffare nel mare, lì a due passi...
Tuttavia vederla oggi, sapendo che è un lavoro pressoché desueto per chi ha gli impianti irrigui, l'immagine assume già connotazioni di "memoria". Un tempo andato, lento, solare, arioso, pulito; autonomia, speranza nel raccolto, mercato, denaro, sopravvivenza e qualche soldo destinato al risparmio.
Per tutto ciò allora oggi io dico: bei tempi.
9 commenti:
Qualche volta non è per niente scontato dire bei tempi.Curioso, Pia, un post sui fiori con una foto senza fiori, ma quante cose hai evocato, sei proprio una brava, asciutta narratrice.
Passato... fasce ... nostalgia ... infanzia... Ai bimbi/ragazzi toccava "tirà a manega"; chi era solo ad annaffiare doveva arrangiarsi con un paio di giri della stessa intorno al collo.
E finchè era solo acqua andava bene!
Mi sembra molto profondo questo scritto.
Con gli impianti irrigui che ormai hanno un po' tutti, si sente la nostalgia di un periodo che in quel momento poteva essere anche noioso.
Ma viene trasformato dal tempo, entrando in un passato che ci porta nostalgia e rimpianto.
Ciao,
Lara
@Tutti Ci sono cose positive che sono andate perdute e altre negative di cui non si ha nostalgia. Alludendo ai guadagni, invece, una grandisssssima nostalgia!
L'immagine è fantastica, ma già recente rispetto alla visione che ho io adesso dei solchi e delle "prese" e della zappa. La quasi totalità dei lettori non capirà.
Quante estati passate a "tirare la manica" al suono delle cicale...
Sei veramente brava, riesci a fare rivivere le emozioni di ricordi che credevo assopiti.
Ciao
@Alberto mi ricordo benissimo quando si innaffiava l'orto così, per prima cosa bisognava accertarsi che quelli degli orti "sotto" il nostro non stessero innaffiando per non "togliergli l'acqua", poi si faceva uno sbarraneto sul "beu" e si apriva il condotto che portava l'acqua nel proprio orto e poi un solco alla volta si innaffiava chiudendo o aprendo la strada all'acqua con una zappata di terra, seminare era un'arte perché nello zappare e fare i solchi bisognava dare bene le pendenze affinché poi l'acqua potesse raggiungerli tutti!
@Fausto
E poi c'era la luna crescente e la luna calante, quando l'acqua scorreva di più o di meno.
@Fausto: beu a Soldano, beà a Vallecrosia, biu a Bordighera.
Tutto nell'arco di 5 km.
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