domenica 7 agosto 2011

Anche la COOP ci ciùla



"Questa è la mia lettera alla Unicoop di Firenze la scorsa settimana, meditate.
Mi chiamo Simone Gori, abito a Pontassieve, ieri mi sono recato al punto vendita di Pontassieve per effettuare la spesa settimanale. Al reparto ortofrutta ho iniziato a scegliere ed ho trovato le pere dell'Argentina, le mele del Cile (o viceversa non ricordo), che evito assolutamente di acquistare, finalmente trovo le mele golden italiane e ne acquisto. Mi sposto sempre per il reparto e trovo ancora frutta di provenienza Spagna, evito anche questa, poi prendo le albicocche, le peso, mi viene il dubbio, torno indietro e leggo Francia. A questo punto mi sono cadute le braccia, ho lasciato li tutto e sono andato via. Reputo una cosa inammissibile che una cooperativa fondata dai nostri nonni con radici e cultura completamente diverse da quelle che voi state attuando adesso. L'italia è un paese pieno di frutta e ortaggi, compresa la Toscana dove l'agricoltore dura fatica a proporre il suo raccolto perché Voi avete monopolizzato tutto per un semplice business. La cooperativa che gestite era nata con uno spirito e uno scopo completamente diverso. Scusate per lo sfogo ma non compro e comprerò mai frutta o verdura che fa migliaia di km consumando petrolio (e ambiente, ndr) solo per un maggior guadagno vostro. E quando fate tutte le pubblicità per la sostenibilità della Coop, mettetevi una mano sopra la coscienza, sempre che ce ne sia rimasta."

Simone Gori - Pontassieve


5 commenti:

iriselibellule@gmail.com ha detto...

Sinceramente non credo che sia tutta colpa della Coop , penso che si dovrebbe indagare su quanto costa la frutta italiana e come viene prodotta, ci sono delle ragioni se si va a comprare all'estero , però in liena di massima sono d'accordo. Penso alle decine di kg di frutta appesi agli alberi di una mia amica in questi giorni, senza trattamenti , che nessuno coglie, forse si deve creare una rete di consumatori che facciano anche scambi , e non demendare le soluzioni ai rivenditori .

Adriano Maini ha detto...

Mi sento di essere molto d'accordo con @Vitamina.

garabondo ha detto...

di certo una soluzione ci deve essere, e non legata solo al costo del lavoro.
la coop penso lavori anche in funzione del guadagno, potesse /volesse guadagnare meno e pagare un po' di più a Km zero,
ritornerebbe ad essere cooperativa e non solo marchio.

e visti i tempi forse si comincerà a muoverci un po' tutti.

Anonimo ha detto...

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servaiga ha detto...

La coop dovrebbe sostenere i produttori seri e accompagnarli fieramente davanti ai consumatori, dar loro spazio, farli conoscere personalmente ai fruitori, ne gioverebbe molto più della raccolta punti, che, si vede, è l'unica che sa organizzare bene. La coop sei tu, molto bene, allora beccati sta padella, e camminare.