Italo Calvino, osservatore d'eccezione del paesaggio, ne ha esplorato tutti i gradi di conoscenza, attraverso un discorso non ricomposto, spesso da rintracciare nelle pieghe. Racconta paesaggi nei modi più diversi e convenzionali, passando dall'osservazione botanica, ravvicinata e scientifica, a descrizioni di vedute reali, immaginarie o utopiche, restituendoci sempre segni, senso e identità.
Racconti che attraversano tutti i gradi del coinvolgimento e i toni della commedia, da quelli tragicomici a quelli dell'infinita leggerezza, fino a quelli astratti [...]. In lui il paesaggio era una necessità, oltre che un amore, per esprimere in libertà una rappresentazione positiva del mondo. *
"I gatti di Smeraldina, i ladri, gli amanti clandestini si spostano per vie più alte e discontinue, saltando da un tetto all'altro, calandosi da un'altana a un verone, contornando grondaie con passi da funamboli [...] fanno capolino da tombini e da chiaviche, svicolano per intercapedini e chiassuoli, [...] attraversano la compattezza della città traforata dalla raggera dei cunicoli sotterranei. Una mappa di Smeraldina dovrebbe comprendere, segnati in inchiostro di diverso colore, tutti questi tracciati, solidi e liquidi, palesi e nascosti. Più difficile è fissare sulla carta le vie delle rondini, che tagliano l'aria sopra i tetti, calano lungo le parabole invisibili ad ali ferme, scartano per inghiottire una zanzara [...]".
Fabio Di Carlo, Paesaggi di Calvino, Casa Editrice Libria, Melfi, 2013, pag. 90
*Estratto dalla quarta di copertina del libro suddetto.
Presentazione avvenuta oggi, a San Biagio della Cima, grazie all'Associazione Amici di Francesco Biamonti.
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