mercoledì 29 dicembre 2010

Le arance di Siviglia

Sitrùi de Valebona - Arance amare di Vallebona

Tra le produzioni agricole di Vallebona spiccava un tempo la coltivazione de A sciùra de sitrùn, ovvero il Fior d'arancio amaro, di cui ne parlai a suo tempo qui.
Non molti anni fa ho scoperto la marmellata di arance amare, che mi è piaciuta oltre misura e che non sapevo esistesse. In questi giorni, "casualmente", mi sono approvvigionata di tali frutti nel circondario in cui vivo, residui di una coltivazione ormai abbandonata e dimenticata e mi sono attivata tramite il web per fare la mia prima marmellata in assoluto, avendo sentito dire, tra l'altro, che sia abbastanza difficile.

Preparazione della marmellata
di arance amare

Con l'entusiasmo (e la fortuna) del principiante mi sono messa al lavoro, riflettendo su questa particolarità: le arance amare sono dette pure "arance di Siviglia" vista la grande presenza di questa pianta in quella località e la marmellata relativa non è mai stata né prodotta, né consumata, come tradizione vorrebbe, dalla gente del posto. La stessa cosa è accaduta al mio paese: i sitrùi venivano raccolti e sbucciati per spedire le scorze alle ditte produttrici di canditi o di liquori, ma di marmellata neanche l'ombra.

Bella, buona e ricca di pezzettoni!

Ma c'è di più. E' risaputo che la popolarità di questo alimento è dovuto agli Inglesi, che la chiamano "marmelade", il che non desta nessuno stupore se non quello che ancora una volta la popolarità di un agrume dipenda da quel popolo, come per i limoni. Tuttavia quel nome, così simile all'italiano "marmellata", nasce in seguito a questo episodio: un carico di arance spagnole non ritirato nel porto di Aberdeen, in Scozia, diede lo spunto a qualcuno, per non perdere il prodotto, di lavorarle con lo zucchero, ottenendo un composto senza nome che piacque molto ad una nobildonna. Il suo cameriere continuava a chiederle: "More my lady?" (ne vuole ancora?) con quel particolare accento scozzese che portò ad attribuire il nome di marmelade a quella prelibatezza.
La storiella è curiosa, ma ciò che mi ha colpito maggiormente è il fatto che un tempo non sprecavano nulla ed ogni cosa era "sfruttata" in ogni suo possibile utilizzo. Come mai né a Siviglia, né a Vallebona hanno mai pensato di produrre una tale bontà?!?


9 commenti:

filo ha detto...

Deve essere ottima Pia,la tua marmelade!
La marmellata di arance amare è la mia preferita in assoluto.

Auguri di Buon Anno.

Stefano ha detto...

Dev'essere una prelibatezza. Per anni da ragazzino ho mangiato quella che producevano le carmelitane di Sanremo e che vendevano nei migliori negozi delle grandi città (a Torino, in un ricercato negozio di piazza S. Carlo). Mi piaceva, ma sono sicuro che la tua è molto più buona. Brava!

cinema&libri ha detto...

Interessante l' origine del sostantivo marmellata ... ( o dal portoghese marmelada ? ) Bella e sicuramente buonissima la tua, anche nemo la fa spesso, ma ... sarà all' altezza della tua ? Va confrontata ... che ne dici ?

pia ha detto...

@nemo: accetto il confronto molto volentieri!

MarLor58 ha detto...

Me gusta!!!
Ciao:)

gian ha detto...

anche quella di limoni non è da meno, anche per nemo!

donna russa ha detto...

Una bella idea. Probabilmente è molto gustoso.

solibeni ha detto...

Io vivo in Danimarca, e qui d'inverno é possibile comprare le arance di siviglia, e tutti gli anni intorno a natale facciamo una bella scorta di marmellata, ne andiamo pazzi. Quest'anno poi é venuta assolutamente mondiale, un gusto ricchissimo e complesso, veramente da assaggiare.

solibeni ha detto...

Tra l'altro abbiamo la sensazione che migliori col tempo, ci sto facendo attenzione e sembra veramente che il gusto sia in evoluzione, il terzo barattolo é molto piú buono del primo :)