Queste dure colline che han fatto il mio corpo
e lo scuotono a tanti ricordi, mi han schiuso il prodigio
di costei, che non sa che la vivo e non riesco a comprenderla.
L'ho incontrata, una sera: una macchia più chiara
sotto le stelle ambigue, nella foschia d'estate.
Era intorno il sentore di queste colline
più profondo dell'ombra, e d'un tratto suonò
come uscisse da queste colline, una voce più netta
e aspra insieme, una voce di tempi perduti.
Qualche volta la vedo, e mi vive dinanzi
definita, immutabile, come un ricordo.
Io non ho mai potuto afferrarla: la sua realtà
ogni volta mi sfugge e mi porta lontano.
Se sia bella, non so. Tra le donne è ben giovane:
mi sorprende, a pensarla, un ricordo remoto
dell'infanzia vissuta tra queste colline,
tanto è giovane. È come il mattino, mi accenna negli occhi
tutti i cieli lontani di quei mattini remoti.
E ha negli occhi un proposito fermo: la luce più netta
che abbia avuto mai l'alba su queste colline.
L'ho creata dal fondo di tutte le cose
che mi sono più care, e non riesco a comprenderla.
Cesare Pavese (S. Stefano Belbo 1908 - Torino 1950)
Poesia scritta nel 1932. Splendida.
6 commenti:
Che meraviglia! Grazie!
@Andrea: Sì, una meravigliosa elegia alla donna.
Più paesaggio/personaggio che persona questo 'Incontro'. Poesia scritta nel 1932, tra l' 8 e il 15 Agosto, mese del 'destino' per Pavese, che aveva allora solo 24 anni, ma che 'adolescente' resterà per tutta la sua breve vita.
Per errore, sembra di un anonimo il commento che precede, ma è nemo di cinema&libri che lo ha scritto. Mi scuso
@Nemonemo: Grazie per la precisazione e per la visita, naturalmente.
Concordo con Nemonemo: piu /paesaggio/personaggio, comunque femminile.
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