martedì 1 marzo 2011

Madre Terra

Terra lavorata con la vanga
(foto Marco Lorenzi)

Via e-mail mi giunge questa foto e il pensiero va...
In questa immagine ho rivisto mio padre, quando preparava il terreno per piantare le patate o per qualsiasi altra necessità; ho rivisto l'importanza della terra per generare vita; ho voluto confidare nella vastità di questo pianeta per non sconsolarmi alla certezza della contaminazione che l'uomo le ha inferto, me compresa; ho colto il senso del ciclo di sonno (o morte) e rinascita; ho provato nostalgia per il tempo che fu, quando l'uomo la trattava sempre così bene.
Sono spaventata dal male che le abbiamo fatto e che continuiamo a farle, sia noi agricoli (che forse siamo ancora il danno minore), sia gli assassini che la usano per discariche di ogni genere.
Madre Terra deve accogliere nel suo grembo tonnellate di rifiuti, organici, inorganici e poi scorie radioattive, sostanze chimiche di scarto della più impensabile natura. E la gente è costretta ad ammalarsi irreversibilmente.
E' terribile.
E pensare che, da che mondo è mondo, è Lei che ci nutre.

(Oltre ad essere autore della foto, penso che il mio amico Marco sia anche l'artefice di questa aratura... Ce lo dirà nei commenti!)


9 commenti:

Alberto ha detto...

Vedo nell'angolo destro un un tridente, che noi chiamiamo trenta. Vedo in mezzo delle canne che serviranno per "scarasaa" penso fagioli. Non ditemi che giù in fondo ci sono aste di plastica. Mi piacerebbe anche sapere se qualcuno adopera ancora i "venchi" per legare varie piante ai loro sostegni.

gian paolo ha detto...

Bella foto, mi ricorda una fascia di Carmeli di Realdo dove Duardu coltiva le patate.

MarLor_58 ha detto...

L'artefice è la 74enne mamma! Ha visto (quasi) bene Alberto: è lavorata con la forca a tre denti (noi chiamiamo 'trenta' quello con i denti curvi per raccogliere il fieno ad es.) e le canne "pe' scarasaa e pumate!".
Ciao a tutti, grazie Pia.

pia ha detto...

Ho scritto "vanga" perchè a Vallebona si chiama cosi. Nello specifico: Vanga a trei bechi.
Sì mia mamma usa ancora i venchi.
La località è Sgorra, a Latte.

pia ha detto...

@MarLor 58 Grande mamma!

Anonimo ha detto...

Scarassa....trenta...venchi..
Che bèli tempi!!!!!!!!!!!!!!
Magari avevo la schiena rotta già a metà giornata...ma seduta sul muretto al sole...mi sentivo felice e serena divorando il mio PAN E PUMATA!!!!! Condividendo con il vicino un buon bicchiere di vino....Grazie mamma di Marco mi hai fatto ricordare i miei vecchi!!

raggio ha detto...

complimenti: una fascia "cume en bigliardu". non è da tutti lavorare così...
non usiamo i "venchi" perchè qui in zona non ne abbiamo, ma usiamo le fibre di una foglia, molto resistenti. quando ero bambina preparare i venchi per legare le viti, era un rito...
condivido il rispetto per la terra! buona serata!

stefano ha detto...

Un bel tuffo nel passato, anche se poi non tanto remoto. L'ho fatto anch'io qualche volta con la forca a tre becchi. Era un po' faticoso e lungo ma grande soddisfazione poi.I venchi li adopera ancora mia mamma, io faccio prima con le foglie sfibrate di Phormium. bello, bello!

Fuin ha detto...

Quando è stata vangata la fascia ?
Luna giuvena o veglia ?
MarLor un abbraccio a tua madre.
Io e Alberto usiamo u "magagliu"
Peugeot bien sure.