giovedì 28 giugno 2012

Meriggiare pallido e assorto



Meriggiare pallido e assorto
presso un rovente muro d’orto,
ascoltare tra i pruni e gli sterpi
schiocchi di merli, frusci di serpi.

Nelle crepe del suolo o su la veccia
spiar le file di rosse formiche
ch’ora si rompono ed ora s’intrecciano
a sommo di minuscole biche.

Osservare tra frondi il palpitare
lontano di scaglie di mare
mentre si levano tremuli scricchi
di cicale dai calvi picchi.

E andando nel sole che abbaglia
sentire con triste meraviglia
com’è tutta la vita e il suo travaglio
in questo seguitare una muraglia
che ha in cima cocci aguzzi di bottiglia.



Eugenio Montale (1896 - 1981)

3 commenti:

pia ha detto...

...perché ossessionati dal caldo e dai vari stress, abbiamo completamente perso la presenza della natura fine a se stessa e nella nostra vita...

gian paolo ha detto...

Non è detto...

Alberto ha detto...

Beh, però un attimo fa, in primavera, era un'altra cosa, anche nei nostri pensieri.