Francesco Biamonti (1928 - 2001)
"Mentre si scrive non si pensa a nessuno in particolare, si scrive al buio, possibilmente sottovoce, a voce sempre più bassa, per quella che una volta era considerata l'anima degli uomini. Poi ci si accorge che nelle difficoltà delle rese stilistiche, nei dubbi e negli smarrimenti, a cui lo stile inevitabilmente approda, si cerca qualcuno, di cui si vorrebbe un assenso, un battito di ciglia, un cenno. Nel mio caso, è Calvino, nella sua limpidezza, nella sua capacità di essere semplice e cristallino. E' dunque un morto a raccogliere la sparsa attenzione dei vivi.
Ma a volte penso a lettori che conoscano "l'age du fondamental", che abbiano conosciuto le delusioni e il crollo delle ideologie (la loro età non importa), che si regolino sul battito del sole, del cielo, del mare, sull'amore, sulla morte, su ciò che la vita ha di più primordiale, che abbiano conosciuto quel tanto che il vento porta via con la cenere degli astri.
Si scrive dal fondo di una prigione ideale, a cui si affacciano rari volti amici. Scrivere non è un colloquio, ma un soliloquio. Le ultime pagine di un testo di fantasia si scrivono quasi in ginocchio."
Ma a volte penso a lettori che conoscano "l'age du fondamental", che abbiano conosciuto le delusioni e il crollo delle ideologie (la loro età non importa), che si regolino sul battito del sole, del cielo, del mare, sull'amore, sulla morte, su ciò che la vita ha di più primordiale, che abbiano conosciuto quel tanto che il vento porta via con la cenere degli astri.
Si scrive dal fondo di una prigione ideale, a cui si affacciano rari volti amici. Scrivere non è un colloquio, ma un soliloquio. Le ultime pagine di un testo di fantasia si scrivono quasi in ginocchio."
5 commenti:
Tabucchi, sabato scorso a Sanremo per il Premio "Frontiere-Biamonti", ha raccontato degli uomini di un popolo nomade dell'Amazzonia che si spostano portandosi dietro soltanto la mandibola del padre morto.
"E' dunque un morto a raccogliere la sparsa attenzione dei vivi".
La foto ( scattata credo dal bravo fotografo Chiappalone ) ritrae Francesco nel suo studio ( da notare il dipinto di Morlotti ). Ahimè, una presenza e un 'mondo' familiare ormai preclusi.
Però, poi, dopo aver scritto, Francesco leggeva ad alta voce, per sentire il suono delle parole e per capire se il ritmo era quello giusto.
Sì, la foto è dell'amico Saverio Chiappalone ed è presa dal sito. La girai io in seppia chiedendo l'autorizzazione all'autore.
Ci rimangono i suoi "scritti e parlati" la sua voce non si è spenta, il suo sguardo è sempre vivo e presente.
francesco ci sarà sempre, per noi.
siamo noi che dobbiamo portarlo a tutti, perchè ha saputo dire della terra e dell'appartenenza come noi non sappiamo
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