Locandina storica della Turandot
Dopo La Traviata e La Bohème, è stata la volta della Turandot: l'Ass. Cult. A Cria di Vallebona organizza, gli appassionati della lirica o coloro che vogliono scoprire questo mondo aderiscono e si parte in pullman per il Carlo Felice di Genova, quasi certi di non rimanere delusi.
La ricca scenografia della Turandot
Recensita oramai come un kolossal che dal 1993 gira per i teatri del mondo, questa rappresentazione è un classico che ha sempre riscontrato successo: la regia è di Giuliano Montaldo, un nome che è una garanzia. Il cast dei cantanti, poi, non fa una piega: tutti all'altezza del loro ruolo, anche se un nota di merito in più va assegnata a Mariella Devìa, non perché imperiese, ma per l'interpretazione magistrale del personaggio di Liù.
Turandot, che appare in scena solo a metà dell'opera
La dolcezza e soavità di Puccini fatica a venir fuori, visti i contenuti del testo: la gelida Turandot, interpretata da Giovanna Casolla, rifiuta l'amore di molti pretendenti facendoli uccidere per vendicare una parente che morì violentata e uccisa da un uomo.
E' una favola, ma avvince e coinvolge, anche se l'emotività è frenata dalla freddezza della protagonista: è per questo che Liù è amata dal pubblico, che vede in lei tutta l'umanità che Turandot nega. Liù preferisce morire pur di veder felice Calaf, l'uomo che ama silenziosamente, il quale però vuole conquistare Turandot.
Turandot ammette il suo amore per Calaf
E' chiaro che l'apice dell'opera è il Nessun dorma, interpretato dal bravissimo Rudy Park, tenore coreano, nel ruolo di Calaf. E' proprio il momento in cui si gode l'emozione più alta che Puccini offre in questo suo lavoro: peccato che l'ovazione del pubblico sia partita alcuni secondi prima della conclusione del canto...
Calaf conquista Turandot
Turandot aveva i suoi buoni motivi per opporsi a qualsiasi pretendente, ma ciò frena parecchio il coinvolgimento emotivo dello spettatore, che si reca all'opera proprio per quello. Lei è gelida, controllata, dura e questo è ciò che si percepisce: anche per Puccini non fu facile adattarsi a questo testo, tanto che in alcune recensioni dell'epoca si legge che, fosse stato per lui, avrebbe preferito fosse Liù la prescelta e non Turandot.
Tuttavia, tirando le somme, alla terza esperienza al Carlo Felice, il teatro più grande d'Italia che può contenere 2.000 persone e vanta acustica, visibilità e disponibilità organizzativa di tutto rispetto, A Cria è più che soddisfatta di aver accompagnato i suoi partecipanti a tali eventi. L'associazione rivolge un particolare Grazie alla Sig.ra Sandra Traverso, per la sua disponibilità e collaborazione nell'assegnazione dei biglietti, avendo, chi organizza, sempre un gran numero di difficoltà con le indecisioni della gente...