giovedì 2 settembre 2010

Costruire il territorio

Maixé (muro a secco) in corso d'opera
foto archivio del CRA-FSO - Sanremo
(ex Ist. Sperim. Floricoltura)

Parlo spesso e volentieri del passato, ma non per nostalgia, più che altro per confronto. Cent'anni fa l'audace prof. Mario Calvino (in piedi a destra nella foto), noto agronomo e padre dello scrittore Italo, seguiva i lavori di costruzione dei muri a secco per ricavare le fasce che avrebbero poi accolto l'impianto di specie floricole da sperimentare. Nasceva la Stazione Sperimentale per la Floricoltura di Sanremo, a ridosso della splendida Villa Bel Respiro, ancora oggi operativa.
I muri si facevano così e così devono essere fatti: la terra respira, drena, le piante hanno la giusta aereazione per le radici, ecc, ecc. Ma oggigiorno, con le ruspe e le bettoniere di cui si dispone, si procede in tutt'altro modo, massacrando sia il paesaggio, sia la salute delle piante e dando modo alle piogge torrenziali di gonfiare i terrazzamenti cementati e provocare danni enormi.
L'uomo sfida la natura, ma quest'ultima prima o dopo presenta il conto. Non si può tornare indietro, ma andare avanti senza il rispetto delle leggi naturali espone ognuno di noi a dei grossi rischi.
Chi ci ha preceduto ha costruito un territorio; al giorno d'oggi, credendo di costruire alla luce della modernità, non si fa altro che distruggere.
Soprattutto in Liguria.

3 commenti:

Stefano Anfosso ha detto...

Si, l'ho visto subito e, come sempre accade per quello che scrivi, mi è piaciuto. come al solito hai toccato un argomento profondissimo che meriterebbe altrettanti profonde riflessioni. Quello della trasformazione antropizzata del territori......o è un argomento che coinvolge tutte le attività umane e non solo quelle materiali ma, soprattutto, anche quelle intellettuali. Purtroppo i miei ultimi pensieri portano a considerare lo sfacelo del mondo quasi ineluttabile. Non credo che l'impegno e la sensibilità di pochi servano a cambiare l'atteggiamento generale quando le aspettative globali sono quello del profitto, del benessere o anche solo quello della sopravvivenza: tutte attività che non guardano in faccia nessuno, men che meno il territorio. Forse potremmo cercare di rallentare l'inelluttabile, almeno per i nostri figli. La sostenibilità, concetto grandioso, più grande della terra che ci ospita, è quasi sempre un esercizio dialettico o di conveniente facciata. La realtà, e quindi il nocciolo della questione, è per me una sola: siamo già troppi su questa terra, tutti piccoli organismi affamati ed egoisti.Grazie per quello che scrivi.

gian paolo ha detto...

Quando si va a Triora, nelle "Terre di mezzo" di Alberto, passando da Langan, non si può fare a meno di osservare, specie d'inverno, quando non c'è vegetazione, come il paese paia sostenuto dai muri a secco che dal greto del torrente in basso, si susseguono fin lassù, dando l’idea di una grande piramide costruita dai nostri antenati.
Per il resto concordo pienamente con l'analisi di Stefano.
Buona notte!

coscienza critica ha detto...

belle foto e bei contenuti. E probabilmente un tempo c'erano anche uomini migliori. Ho conosciuto Libereso Guglielmi, il giardiniere di Calvino padre, e parlare con lui è stato un piacere, ogni sua parola un soffio vitale della natura.
Ciao