mercoledì 4 maggio 2011

Il passero solitario

U merlu roccà - Il passero solitario

D’in su la vetta della torre antica,
passero solitario, alla campagna
cantando vai finché non more il giorno;
ed erra l’armonia per questa valle.
Primavera dintorno
brilla nell’aria, e per li campi esulta,
sì ch’a mirarla intenerisce il core.
Odi greggi belar, muggire armenti;
gli altri augelli contenti, a gara insieme
per lo libero ciel fan mille giri,
pur festeggiando il lor tempo migliore:
tu pensoso in disparte il tutto miri;
non compagni, non voli,
non ti cal d’allegria, schivi gli spassi;
canti, e così trapassi
dell’anno e di tua vita il più bel fiore.
Oimè, quanto somiglia
al tuo costume il mio! Sollazzo e riso,
della novella età dolce famiglia,
e te german di giovinezza, amore,
sospiro acerbo de’ provetti giorni,
non curo, io non so come; anzi da loro
quasi fuggo lontano;
quasi romito, e strano
al mio loco natio,
passo del viver mio la primavera.
Questo giorno ch’omai cede alla sera,
festeggiar si costuma al nostro borgo.
Odi per lo sereno un suon di squilla,
odi spesso un tonar di ferree canne,
che rimbomba lontan di villa in villa.
Tutta vestita a festa
la gioventù del loco
lascia le case, e per le vie si spande;
e mira ed è mirata, e in cor s’allegra.
Io solitario in questa
rimota parte alla campagna uscendo,
ogni diletto e gioco
indugio in altro tempo: e intanto il guardo
steso nell’aria aprica
mi fere il Sol che tra lontani monti,
dopo il giorno sereno,
cadendo si dilegua, e par che dica
che la beata gioventù vien meno.
Tu, solingo augellin, venuto a sera
del viver che daranno a te le stelle,
certo del tuo costume
non ti dorrai; che di natura è frutto
ogni vostra vaghezza.
A me, se di vecchiezza
la detestata soglia
evitar non impetro,
quando muti questi occhi all’altrui core,
e lor fia vòto il mondo, e il dì futuro
del dì presente più noioso e tetro,
che parrà di tal voglia?
Che di quest’anni miei? che di me stesso?
Ahi pentirommi, e spesso,
ma sconsolato, volgerommi indietro.

Giacomo Leopardi (1798 - 1837)


4 commenti:

pia ha detto...

Socialmente siamo ad una svolta e allora ho voluto provocare pubblicando questa poesia. Sta per uscire il film The tree of life, che propone la seguente domanda: "vuoi vivere secondo Natura o seconda la Grazia?". Ecco, il Leopardi ci offre degli spaccati molto belli di ciò che appartiene al passato, al vivere secondo natura, all'introversione e rappresenta un chiaro spartiacque con ciò che ci aspetta, ovvero una stadio evolutivo nella "grazia", nella condivisione, nel sociale consapevole... Che ne dite?

Alberto ha detto...

Sarebbe questa la R I V O L U Z I O N E. Ma dietro l'angolo, io che di natura sono ottimista, non la vedo ancora.

cinema&libri ha detto...

Adolescenza: età difficile, ieri, oggi e ... anche in futuro.

iriselibellule@gmail.com ha detto...

E' strano, Pia , che con tutto ciò che succede non mi riesca di essere pessimista , io che lo sono sempre . Forse è per la storia dell' E-cat , un congegno che penso libererà gli uomini dalla schiavitù del petrolio , privando di senso moltissimi conflitti aperti. Forse è perchè c'è la forza della primavera, forse ci sono tutti i blogger amici , a parte uno scemo che mi ha molestata in questo giorni , ma negli altri mi specchio e mi arricchisco e rinforzo certe idee .. Il "passero solitario" lo so a memoria fino a "dell'anno e di tua vita il più bel fiore " grazie per avermi rammentato il resto , e per questa visione di "Grazia" che mi entusiasma.