martedì 29 novembre 2011

Novembre di Flaubert


"Sentivo freddo e avevo quasi paura. Questa stagione è triste; si direbbe che la vita se ne vada col sole, un brivido serpeggia nel cuore come sulla pelle, i rumori si spengono, gli orizzonti impallidiscono, tutto s’addormenta o muore. Il sole gettava un ultimo addio dietro le colline che già svanivano. Ho assaporato a lungo la mia perduta vita; ho pensato con gioia che la giovinezza era trascorsa; è una gioia, infatti sentire il freddo che ci attanaglia il cuore e poter dire, toccandolo con la mano come un focolare che ancora fumi: non arde più. Ho rievocato lentamente tutte le cose della mia vita, idee, passioni, giorni di slancio, giorni di lutto, palpiti di speranza, spasimi di angoscia. Ho rivisto tutto, come un uomo che visiti le catacombe e guardi, lentamente, dalle due parti, i morti allineati dietro i morti. Se conto gli anni, però, non sono nato da molto tempo, ma i miei ricordi sono così numerosi che mi opprimono, come i vecchi sono oppressi dal peso di tutti i giorni della loro vita; mi sembra, talvolta, di aver vissuto per secoli e che il mio essere racchiuda i relitti di mille esistenze trascorse. Perché? ho amato? ho odiato? ho cercato qualche cosa? Ne dubito ancora; ho vissuto fuori di ogni movimento, di ogni azione, senza affannarmi per la gloria, né per il piacere, né per la scienza o per il denaro. E, del resto, il cuore umano non è forse un’immensa solitudine dove nessuno penetra? le passioni che lo abitano sono come i viaggiatori del Sahara, vi muoiono soffocati e i loro gridi non sono mai uditi oltre i confini".

Da Novembre di Gustave Flaubert (1821 - 1880)


1 commento:

pia ha detto...

Pesante, né? Nessuno commenta, ma quel pò di connessione che si ha ancora con la propria esistenza ci porta anche alla percezione di questi stati d'animo che, un tempo, ci potevano stendere in sonore depressioni, mentre adesso ,che siamo un pò cresciuti, ci aprono crepacci a cui guardiamo senza cadervi letteralmente dentro.
Autunno-novembre-periodo della poca luce-introspezione: e chi meglio di Flaubert ne può tirare le somme?