La serie di libri "Racconti d'autore" in vendita ogni domenica con Il sole 24ore mi colpisce nel segno: mi piacciono tantissimo i racconti e la possibilità di spaziare sui più svariati autori si sta rivelando cosa assai gradita.
Cogliere i significati tramite la poca scrittura contenuta in un racconto alimenta quell'amore per la sintesi e per la rapidità di comprensione di ciò che lo scrittore sottende nella brevità. In un epoca, poi, in cui "non si ha più tempo", esso diventa lo strumento per mantenere una relazione letteraria in giusta misura. E' mia abitudine, ogni tanto, leggere qualche racconto di Anton Cechov, che considero l'autore russo che preferisco. Non saprei descrivere come egli "mi prenda", ma avverto una commistione molto forte.
Magicamente mi sono imbattuta in John Cheever e ho sorbito con trasporto i suoi tre racconti: non lo conoscevo e la scoperta mi ha entusiasmato. Egli ha l’arte di conferire un’alta magnificenza emotiva e spirituale ai lati sinistri della vita, ai particolari, a quelle sfaccettature su cui difficilmente si sofferma la narrativa tradizionale. La narrativa di Cheever è l’epopea dei sobborghi, l’esaltazione della piccola vita di provincia, delle esistenze che non sembrano incidere nella storia di un paese.
Non conoscendolo affatto, ho poi naturalmente cercato informazioni su wikipedia e, tra le prime cose, leggo: "John Cheever è stato chiamato il Cechov della periferia".
Una quadratura del cerchio.
1 commento:
Prendo nota.
Verificherò la quadratura del cerchio .... scherzo, non conosco quasi per nulla Čechov, dovrò recuperare!
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