Caddy agricolo, ovvero la carriola
Circa un mese fa, chi aveva ben coltivato l'orto durante l'estate se ne poteva tornare a casa con la provvista invernale di zucche. Derivano dalla varietà trombette di Albenga, di cui ne parlai qui, e non sono certo famose come le zucche coltivate nel mantovano, che sono tonde, grosse, arancione intenso e che danno popolarità a diversi piatti, primo tra tutti i tortelli.
Le nostre sono molto più discrete. E particolari. Infatti la loro forma allungata esce assai dalla norma; il loro colore non è molto intenso e i piatti tipici non sono affatto popolari come i tortelli. Nella tradizione, il suo utilizzo per eccellenza era (ed è) quale ingrediente indispensabile per i barbagiùai, un fagottino di pasta fritto il cui ripieno è composto, oltre che dalla zucca, da riso, bietole, aglio, prezzemolo, brussu, uova e maggiorana. Nella foto le zucche "abbracciano" delle splendide mele, che anche loro contribuiscono alla scorta di beni durevoli da consumare durante l'inverno.
Sono belle. Hanno delle forme molto varie. Una volta iniziate vanno consumate assai rapidamente: non si capisce come mai durano così tanto prima di tagliarle e poi marciscono in men che non si dica. La uso molto volentieri per fare il risotto di zucca: i barbagiùai sono un piatto assai elaborato, mentre un risottino è presto fatto...
Devo dar merito per questa carriolata di zucche a mia cugina-madrina Giuliana di Sasso, che riesce sempre ad ottenere dei risultati strepitosi in ogni attività che intraprende e che non sono di certo poche!