martedì 3 febbraio 2009

Pietre e mattoni

In Italia, oltre che in Liguria, ci sono molti territori "terrazzati", dove i muri di pietra "a secco" sorreggono piccole o grandi porzioni di terra per consentirne la coltivazione.
Questi muri sono costruiti ponendo le pietre in maniera ordinata, non hanno leganti e svolgono la loro "sana" funzione, lasciando traspirare il terreno, per evitare soprattutto i ristagni d'acqua.
A ciò si accompagna la bellezza e l'armonia esteriore, che valorizza il paesaggio e dona equilibrio tra forma e sostanza.
Un muro di mattoni, invece, è senz'altro utile, ma se non viene ricoperto da un intonaco, non ha nulla di piacevole: quei mattoni, tutti uguali e tenuti a forza l'uno con l'altro dal cemento, offendono addirirttura lo sguardo.
Questi ultimi mi fanno pensare alla omologazione degli individui, a cominciare dai giovani, che puntualmente rispondono alle indicazioni del sistema con zainetti, scooters, abbigliamenti e quant'altro, unifomandosi come soldati di un esercito, per poi estendere il concetto a tutti.
I muri di pietra "a secco", invece, rendono giustizia alla bio-diversità umana, dimostrando che è possibile stare assieme senza legami di forza e con naturalezza: pietre grandi, piccole, dalle forme più svariate e nessuna uguale all'altra svolgono tranquillamente la loro funzione in completa armonia e bellezza.
Ecco, vorrei che gli xenofobi cominciassero a parlare con i muri, perchè anche da loro avrebbero molto da imparare.

22 commenti:

coscienza critica ha detto...

Una buona metafora. L'accoppiata 'xenofobi-muro', però, potrebbe indurci ad altre associazioni di pensiero (...), magari più soddisfacenti per qualcuno.
Per quanto mi riguarda, io gli xenofobi li manderei a costruire muretti a secco vita natural durante.

la signora in rosso ha detto...

sottoscrivo quello che ha scritto Coscienza.
Le terrazze sono tipiche dei paesaggi montani o collinari, quando li vedo mi fanno sempre pensare all'operosità dell'uomo che riesce, con tanta fatica, coltivare anche quando il terreno, è ostile. Se l'uomo è capace di tanto...perchè non ama i suoi simili, anche se vengono da posti diversi ?

Anonimo ha detto...

vengo raramente nel blog per questioni di tempo... proprio oggi faccio una salto e ritrovo i muri a secco... sapore inconfondibile di quando ero bambina... mani sapienti che li costruiscono mentre i miei occhi cercano in qualche modo di rubare la formula magica grazie alla quale semplici e insignificanti pietre si trasformano in un forte sostegno... ricordi di forza e determinazione.... ciao, chica

pia ha detto...

Chica
"Nonno, li hai fatti tu questi muri? Sembrano fatti con la macchinetta..."
Grazie per l'emozione, non è affatto virtuale.
Ciao!

Anonimo ha detto...

Non ricordavo di aver detto quella frase... come spesso accade, i fatti volano via dai miei ricordi... ma le sensazioni no... e la magia che percepivo mentre vedevo le pietre girare tra le sue dita prima di trovare la perfetta posizione nel muro a secco non la dimenticherò mai!
Chica

Anonimo ha detto...

Che bella immagine concreta che hai trovato Pia per esprimere un concetto che sembra esistere solo nel mondo delle idee.Ciao

Annarita ha detto...

Ecco, vorrei che gli xenofobi cominciassero a parlare con i muri, perchè anche da loro avrebbero molto da imparare.


Come darti torto, Pia? Suggestiva l'immagine delle pietre, grandi, piccole, e diverse l'una dall'altra, che si legano assieme con naturalezza.

Hai saputo trovare un'immagine efficace. Brava!

Unknown ha detto...

Buona questa confronto muriasecco e muridimattoni. Sarebbe stato meglio inserire un'immagine che possa far capire ai quei tardi di mente ciò di cui tu parli.
P.s.: ho risposto al tuo quesito.

pia ha detto...

@riverinflood
Ho delle belle foto di muri a secco ma le ho mandate ad Alberto Cane perchè le ho scannerizzate ma non ero soddisfatta del risultato. Lui è un mago del web e penso potrà venirmi in soccorso: muri a secco fatti da mio padre alla fine degli anni Quaranta!

andreacamporese ha detto...

Interessante metafora.
Saluti

Alberto ha detto...

Il bello è che le pietre piccole danno stabilità a quelle grandi che non si possono quindi dare arie di grandezza. Tutte unite col solo loro peso senza essere immerse nel cemento della costrizione. Cementate tra di loro dall'utilità reciproca.

MarLor_58 ha detto...

Metafora per metafora mi è piaciuta molto quella di Alberto sulle pietre piccole che sorreggono le grandi senza la costrizione del cemento! Parola di figlio di contadini che ha appena !tentato! di ricostruire un pezzo di muro a secco franato tra gli ulivi e di modesto lettore che è alla fine delle "Lettere a Lucilio" di Seneca.
Ciao.

Anonimo ha detto...

E' una bella metafora della società, speriamo, però, che non capiti come in campagna che, quando un pezzo di muretto scende, non si è più capaci a riprestinarlo o... sta già succedendo? Ripristiniamo, dunque, raccogliamo e leghiamo le pietre intorno a noi per costruire quei pezzi di muro mancanti! Complimenti per ciò che hai colto!

Ino ha detto...

Tirare sù una "Sbuira" oggi
è veramente difficile, come ricostruire in questa povera Italia... un pezzo di società umana decente.
Salù

Silvano Bottaro ha detto...

Hai ragione Pia, s'impara più dai muri, di qualsiasi tipo, che non da "omologati" e teste malate.
Ciao :-)

Anonimo ha detto...

il saldo equilibrio tra pietre diverse...bella metafora :)

pia ha detto...

@tutti
Immaginavo che questa metafora avrebbe "fatto colpo" così come è successo a me, più di dieci anni fa, quando il caro amico che non è più tra noi, Franco Di Fiore, scrisse un articoletto che avrò senz'altro da qualche parte e che ho sintetizzato nel post.
La mia coscienza non mi permetteva questo appropriamento indebito e ho sentito il dovere di citare la fonte in questo commento.
Il mio merito è solo quello di aver afferrato il senso e averlo divulgato. Non vogliateme.
Bellissima l'ulteriore metafora di Alberto.
P.S: io, ogni tanto, qualche "sbuira" me la tiro su...
(Sbuira=pezzo di muro a secco crollato)

Pellescura ha detto...

i muri a secco, come il cervello dei leghisti...

Alberto ha detto...

Quell'articolo di Franco Di Fiore lo pubblicai sulla Gazzetta.

Anonimo ha detto...

bellissima riflessione Pia. Parlare con i muri è un'attività che ha qualcosa di sacro, mi fa venire in mente il muro del Pianto a Gerusalemme. Noi abbiamo i nostri, di muri del pianto

Anonimo ha detto...

Si, probabilmente lo e

Anonimo ha detto...

leggere l'intero blog, pretty good