sabato 28 febbraio 2009

La grande abbuffata


Qualcuno di voi avrà notato che in questi giorni sono sparita dalla circolazione.
E' la settimana clou della raccolta e della lavorazione della mimosa per l'8 marzo e vi posso garantire che è un periodo davvero massacrante, che non lascia spazio per nessun altra cosa.
Nello specifico, devo anche ammettere che non amo questo lavoro, mi stanca molto e ciò complica di conseguenza le cose, rendendomi nervosa e irascibile.
In tutta Italia, per quel giorno, giunge la mimosa prodotta nell'arco di venti giorni nella Riviera dei Fiori e l'appellativo ricorrente è mimosa di Sanremo.
Spesso si sono sentite polemiche sulle speculazioni legate a questo fiore e non ecludo che, a livello commerciale, si possa confermare il sospetto. Per noi produttori, invece, è una fonte di sopravvivenza con oscillazioni di prezzo notevoli a seconda della stagione e siamo consapevoli che al consumatore finale il prodotto ha un prezzo da dieci a venti volte superiore a quanto da noi percepito.
Nella catena distributiva, si sa, ognuno trae il suo profitto e la grande fatica ricade naturalmente su Pantalone.
Non è vittimismo, credetemi, ma mera verità.

10 commenti:

la signora in rosso ha detto...

Le mimose oltre a essere un simbolo, fanno allegria.
Pia, il lavoro è lavoro....chi produce fiori deve seguire il momento della richiesta...è il mercato, mi dispiace se sei stanca, spero che un buon sonno ti aiuti a rimettere in forma. Buona notte

coscienza critica ha detto...

Bentornata, Pia.
sì, so che è così. Ma non potete trovare una via per eliminare un po' di passaggi intermedi? Diventare un'azienda autonoma con vendita diretta? (Ipotizzo)
Ciao

Unknown ha detto...

Vedo che le mimose, lungi dall'essere solo un fiore "amaro", ti ripagano in malo modo. Anch'io concordo con quanto ti suggerisce Coscienza critica. Ecco, un terza via sarebbe la vendita al dettaglio (in loco) con varie ed eventuali, che so: prodotti legati alla tradizione dei luoghi della mimosa, eccetera. Buona domenica.

Anonimo ha detto...

E' come per la pasta, prezzi al consumatore alle stelle e prezzo della mataria prima da pagare a chi la produce a terra ...

Anonimo ha detto...

Quando vedo la mimosa penso al sole:è un fiore delicato che espande luce e allegria.

Spero che la raccolta sia stata buona.
Ciao, pia,buona domenica! :)

Annarita ha detto...

Pia bentornata:)

Posso immaginare da quel che racconti come la raccolta e la successiva lavorazione della mimosa siano faticose. Metti poi che sono attività che non ami...

Questo fiore così bello e solare contrappone "sangue e sudore" dei produttori alle logiche economiche della catena distributiva.

Non è difficile comprenderlo, come non è difficile comprendere la tua stanchezza e il tuo nervosismo.

Ti auguro una felice e radiosa e domenica.

P.s.: e quando ti sarai un po' rinfrancata, passa a leggere l'incipit di "Una storia normale", un racconto appena iniziato, che vorrei condividere anche con te.

annarita

Roberta ha detto...

Ciao Pia quanto ti capisco.....l'economia già messa a dura prova, si ripercuote sui beni superflui, purtroppo i fiori rientrano in questa categoria insieme alle fronde recise come ad esempio il ruscus.
Portiamo pazienza, bisogna essere fiduciosi e credere in una ripresa, c'è sempre stata per crisi tipo questa e credo ci sarà anche per questa, mi piace pensare positivo.

pia ha detto...

@tutti
Grazie alla cooperazione abbiamo già fatto passi da gigante, ottenendo larghe fette di mercato e la possibilità di non perdere neanche un grammo del prodotto.
La commercializzazione, invece, credo che sia in buona parte in mano a coloro che "si dividono le zone", per cui i tentativi di andare direttamente al consumatore finale meglio lasciarli perdere...
Succede proprio come per la pasta o, se vogliamo, per la benzina.
La mimosa è splendida, è allegra, luminosa ed esplosiva.
Dal prossimo anno darò in gestione la raccolta così me la potrò godere completamente!

Alberto ha detto...

A metà degli anni Novanta mi trovai quasi per caso in mezzo a un commercio di mimose. Un mio amico di Milano che aveva (ha) un chiosco di fiori mi disse se conoscevo qualcuno da cui poterle comprare direttamente. Poi si mise d'accordo con una decina di colleghi con altri chioschi. E così due furgoni di mimose passarono direttamente dal produttore al negoziante. Poi ebbi l'incidente e la cosa non si ripeté più. Chiedetelo a Germano, ma a quel prezzo non le ha più vendute. Mi resi conto in quel frangente come sia facile l'evasione fiscale. Quei fiori erano tutti di "prima" e furono fatti passari per "terza".

giarevel ha detto...

Mi immagino casa tua, Pia. L'odore delle mimose non è roba che si può cancellare con una passata di Fabuloso o di Dixan, anzi, si combina perfettamente con i tensioattivi più comuni in commercio e genera ibridi degni di Mendelev.
E poi è così cangiante. Tanto mi piace i primi giorni, quando spinge fuori dagli ambienti ogni altra essenza, tanto lo detesto poco dopo quando mi sono reso conto che ormai è il padrone di tutto. E' proprio il fiore giusto per la donna ;-)