venerdì 27 luglio 2012

Che cosa sei in essenza


La voce della hostess
sul volo Parigi-Atlanta
- quella voce inflessibile
mai felice, mai affranta -
annuncia che stiamo entrando 
in un'area di turbolenza.


Dall'oblò vedo nuvole correre
a capofitto sotto la veemenza
di un vento che le assottiglia
le ammassa, le sfilaccia.
Siamo sull'Atlantico, sospesi
dentro un universo di biacca.


Mia vita, aree così
quante tu ne attraversi
quanto oscillare, stridere, saltare
quante aritmie, quanti pericoli
di perder quota e cadere.


E quando tu vai per poco
sicura e come Dio vuole,
vita, meglio lo indichi
che cosa sei in essenza:
un'area di turbolenza 
con rari spazi di sole.


Giuseppe Conte (Imperia Porto Maurizio - 1945)


lunedì 23 luglio 2012

A Soldano il pallone aerostatico

Soldano - Località Orià
Campanile della Chiesa della Madonna del Carmine

Ieri pomeriggio sono andata in Orià, a Soldano, perché sapevo esserci un appuntamento da non perdere. In occasione della festa della Madonna del Carmine si sarebbe potuto assistere ad un rito che in quella località non accadeva più dal 1972: il lancio del pallone aerostatico. Questa tradizione si svolgeva in quasi tutti i paesi in ricorrenze diverse e c'era una persona del posto che lo costruiva artigianalmente, per poi lanciarlo nel cielo il giorno della festa, con gran gioia soprattutto dei bambini. La tradizione andò persa, anche perché tale oggetto era ritenuto pericoloso in quanto alimentato da un piccolo fornello costituito, in tempi remoti, da pigne accese e da cotone imbevuto di alcool nei tempi di cui ancora ho io il ricordo, ovvero fine anni Sessanta.

Il pallone prima del lancio

Nel vedere il pallone così ben ripiegato nel suo sacchetto, ho ripensato a tutte le strategie che facevano una volta per portarlo sulla piazza e tenerlo ben diritto con una lunga canna, affinché si potesse dar fuoco alla base della struttura senza che si incendiasse, e si scaldasse a sufficienza l'aria all'interno per permettergli di innalzarsi.

  Renzo Orengo, il fabbricatore

E' grazie a questo prezioso personaggio che si potrà riprendere la vecchia ma gioiosa tradizione: nonostante nella provincia di Imperia fossero tantissimi i paesi che lanciavano i palloni, l'unico che ha conservato la capacità di costruirli è il signor Renzo Orengo di Bellissimi, una frazione di Dolcedo. Ovviamente non si accende più un fornello alla base, ma è sufficiente gonfiarlo con un ventilatore, scaldare l'aria all'interno con un cannello a gas, legare la base per evitare la fuoriuscita dell'aria ed è fatta!

Renzo Orengo e Mauro Maccario

Orengo era affiancato da Mauro Maccario di Soldano, il figlio di Pierin u Ferà, ovvero l'ultimo costruttore di palloni aerostatici di Soldano: insieme procedono al gonfiaggio, attorniati dal pubblico che osserva incuriosito. Per le vecchie generazioni è stato davvero un salto nel tempo ed un ritornare improvvisamente bambini...


Renzo osserva "crescere" la sua opera...


...aiutato da altre persone che mantengono il pallone fermo...


...che ora inizia a sollevarsi...


 ...e col cannello occorre riscaldare l'aria all'interno...


...l'operazione è quasi ultimata...


...non resta che legare stretta la base affinché l'aria non esca...


...e... via! Il pallone colorato si alza nel cielo!



Ehi, ma ce n'è un altro!...


...caspita! è ancora più grande del primo...


...ma una folata di vento rischia di compromettere tutto...


...pericolo scampato, tutto normale...


...si procede col gas...


 ...ora si lega alla base...


...e al suono della banda musicale, 
un altra emozione dentro ognuno di noi!


Ora i due palloni volano nel cielo perturbato e andranno a finire chissà dove.
A volte i loro viaggi sono brevi, a volte lunghissimi: un lancio effettuato a Imperia è "atterrato" a Marina di Grosseto! Un altro partito da Dolcedo è giunto sino ad Airole, a circa 45 km di distanza.

Natale Trincheri - Natalìn

Merita una nota questo personaggio, anche lui di Bellissimi. E' Giovanni Natale Trincheri, detto Natalìn, poeta dialettale, cultore, cantore, ma soprattutto ricercatore di ogni fonte che possa ricostruire un pò del nostro passato andato perduto. In questo momento sta raccogliendo tutti i dati riguardanti i palloni aerostatici, per individuare i paesi che avevano questa tradizione, i nomi dei loro costruttori, le festività relative ai lanci e le rare fotografie reperibili: il tutto allo scopo di realizzare una pubblicazione, che lascerà una traccia nel tempo di questa tradizione. 
Simpatico, ironico, operoso: di Natalìn ce ne vorrebbe almeno uno per paese!
Renzo e Natalìn verranno a Vallebona a riportare il rito del lancio del pallone in occasione della Natività di Maria, che cade l'8 settembre e verrà festeggiata la domenica 9. 
E pensare che l'ultimo lanciatore di Vallebona si chiamava Natalì Cristetu...

Il Toraggio e Perinaldo

Alle nostre spalle, il Toraggio e Perinaldo dominano la valle. 
Il vento spingeva i palloni a nord, verso di loro che sono imperturbabili: le emozioni sono rimaste nel cuore di noi piccoli esseri umani che abbiamo avuto la fortuna di tornare per un attimo bambini.

domenica 22 luglio 2012

O Maddalena...

Tiziano, Santa Maria Maddalena, 1553
Palazzo Pitti - Firenze

Tra i Santi cristiani, ve ne sono alcuni verso i quali provo simpatia ed interesse: uno di essi è la Maddalena. Incuriosita dal personaggio ho cercato qua e là sul web per saperne di più, anche se sostanzialmente rimane nell'immaginario essere stata la "donna" di Gesù. 
"Nel suo offrire alle donne un modello di discepolato e di ministero femminili, aprì una sfida alla cultura maschile dominante, sorta dalla profonda convinzione dei cattolici che il valore della donna fosse molto più elevato di quello che la Chiesa ufficiale le accreditava.
In alcune sette gnostiche del II e V secolo d.C., Maria Maddalena aveva un ruolo altamente simbolico. Si riteneva fosse stata intima di Gesù e avesse ricevuto da lui rivelazioni speciali, che trasmise agli apostoli. 
I Padri della Chiesa presentarono Maria Maddalena come discepola modello e importante testimone della resurrezione del Signore.
Nel Medioevo, S. Maria Maddalena funge da “controparte femminile eroica”, in una cultura oppressivamente maschilista. La si ammirava: 
* come prima testimone della resurrezione; 
* come donna che aveva insegnato la verità agli apostoli quando questi avevano smarrito la retta via;
* come predicatrice, quando alle donne era proibito predicare;
* come donna capace di tener testa all’opposizione maschile".
Questa piccola ricerca soddisfa la mia simpatia per Lei, oltre al fatto che è la patrona di Isolabona, paese natìo di carissimi amici, dove è immancabile aver partecipato ai festeggiamenti, in anni più vigorosi, per immergersi senza limiti nell'atmosfera di una festa in cui ci si incontrava con molte persone amiche, provenienti dai paesi limitrofi.
A sigla, rimane nella mente il ritornello della famosa canzone in dialetto I mùratéi che dice:
I se credìa ch'i fuse i frati 
invece i ei(r)a i mùratéi, oh Madaréna 
oh oh oh oh oh - oh oh oh oh oh
'vece i ei(r)a i mùratéi 
[...]


Bei tempi.


mercoledì 18 luglio 2012

Meriggio d'estate


Silenzio! Hanno chiuso le verdi
persiane delle case.
Non vogliono essere invase.
Troppe le fiamme
della tua gloria, o sole!
Bisbigliano appena
gli uccelli, poi tacciono, vinti
dal sonno. Sembrano estinti
gli uomini, tanto è ora pace
e silenzio… Quand’ecco da tutti
gli alberi un suono s’accorda,
un sibilo lungo che assorda,
che solo è così:le cicale.


Umberto Saba (1883 - 1957)

sabato 14 luglio 2012

Davanti al mare

Mar Ligure
Foto di Arturo Viale

"Per me il mare è questo contraltare luminoso alla terra, questa poetica della lontananza e della luce. Non sta a me dire che cos'è il mio mare, è un mare di diamanti estremi, dell'ora che passa coi suoi diamanti estremi, dell'estremo limite dell'umano, dove l'umano si perde e naufraga.
Per un ligure credo sia sempre stato un elemento del paesaggio. E' il varco, ma anche il deserto.
[...] Noi in dialetto diciamo 'la marina' , quindi per noi è madre, come per Dante: 'Vidi il tremolar della marina'. 
[...] Ci sono dei rimandi luminosi che sollecitano l'immaginazione e l'immaginazione è quella che riscatta in fondo la condizione umana, il trasferimento del sogno nello spettacolo stesso della realtà.
D'altra parte la mobilità delle onde richiama l'andamento del sogno. Se tu dormi con la finestra aperta sul mare, ti senti cullare come se fosse un sogno sotterraneo che ti porta.
E' difficile parlare del mare, inventare metafore nuove sul mare. Ho cercato adesso di inventarle trasferendone i riflessi nel cielo, un mare che compone a poco a poco un'immagine del morire, ma che ha dei varchi diafani che fanno intravdere anche un certo al di là.
Parlare del mare è quasi impossibile, bisognerebbe avere un vocabolario nuovo; parlandone lo si tradisce, è da ascoltare in silenzio".

Francesco Biamonti, Scritti e parlati, Davanti al mare, Giulio Einaudi editore spa, Torino 2008, pag. 89-90-91


lunedì 9 luglio 2012

Naturalmente

A peschéira de Crota

Recuperare le risorse dei luoghi è un'indicazione che giunge da più parti, soprattutto per ridare impulsi all'economia. Con un pizzico di ingegno, ci si può anche organizzare per il divertimento: ed ecco che il fatidico amico, che ci prepara l'insuperabile minestrone sulla stufa a legna, ha provveduto ad adattare la vecchia peschiera a piscina, dotandola di ogni confort, seppure spartano, con oggetti di assoluto recupero.


Oleandri, ulivi, il noce, mimose ed eucaliptus fanno da contorno a questo magnifico luogo di ritrovo. A qualunque ora lo si decida, si va a Crota a fare il bagno. Naturalmente il momento migliore è verso mezzogiorno, quando si torna dai lavori della campagna e tuffarsi in quell'acqua meravigliosa diventa un vero e proprio toccasana.


Non manca nulla: tavolini per appoggiare gustosi piatti di spuntini preparati con le verdure dell'orto, il lavandino ricavato con materiali di recupero e tanto piacere di ritrovarsi tra amici a fare il bagno in campagna come accadeva in gioventù...


Marcello è sempre geniale: non deve mai mancare nulla. Bando ai mega "fai da te" che pullulano di ogni sorta di attrezzature, lui se le costruisce con quello che ha a disposizione e noi siamo sempre stupiti e ammirati quando vediamo le sue realizzazioni.


Frittate di zucchine, torte verdi, un pò di condiglione, acqua fresca col limone: siamo cresciuti così e non vogliamo perdere queste sane tradizioni e soprattutto ci rallegra la nostra fortunata possibilità di convivialità.


La stufa a legna non può mancare, neanche si se siamo in aperta campagna: se mai ci fosse da fare una spaghettata o un minestrone dalla peschiera bisogna essere attrezzati!


E se poi ci sorprendesse il buio, ecco che accendiamo tranquillamente la luce grazie ad un lampadario francese con lampadina a baionetta... 


A peschéira, che traduco con peschiera senza essere sicura che sia il termine corretto, è una vasca di raccoglimento d'acqua costruita in pietra e malta. Ha pareti molto spesse e una discreta profondità e, prima delle vasche in cemento, era l'unica costruzione che permetteva di accumulare l'acqua, soprattutto se i proprietari disponevano di una o più sorgenti. A Vallebona non ce ne sono molte: quella di Marcello è tra le più piccole, mentre quella di Castelan è metri 10 x 10 x 6 di profondità: tutte le generazioni vi hanno fatto il bagno almeno una volta il giorno di San Bernardo e la tradizione continua...


Si può stare all'ombra o al sole, a proprio piacimento: non mancano sedie sdraio o poltroncine spesso recuperate nelle discariche, ma ancora in ottimo stato: nel contesto campestre si rivalutano automaticamente!


Il noce è maestoso e protettore e se anche un tempo era la pianta dei sabba delle streghe, la cosa non ci disturba più di tanto, anzi...


Alé, tutti a bagno, anche Bobo, il bassottino, nelle chiare, fresche e dolci acque. Due ragazze canadesi hanno provato l'ebbrezza di una realtà per loro inimmaginabile: fosse stata una qualunque piscina non porterebbero oltreoceano un ricordo così particolare!


Non può mancare neppure la doccia, con tanto di sapone di Marsiglia, shampoo bio e il balsamo per i riccioluti: spartani sì, ma senza disagi!


Il bagno, la doccia, lo spuntino ed infine la contemplazione della natura: in compagnia, l'occhio spazia sulla bellezza delle piante e del paesaggio, senza preoccupazioni lavorative: c'è un tempo per tutto, e dunque ora mettiamo da parte i lavori da fare.
Eh sì, noi agricoli sappiamo adattarci senza ambizioni a tutte le situazioni e siamo grati di avere questi spazi ricreativi. Il fiume è lontano e porta poca acqua e la peschiera è un ottimo ripiego.
Il mare, poi, è a un passo.


venerdì 6 luglio 2012

Non dimentichiamo la violenza sulle donne


"Il terzo degli otto obiettivi del Millennio, proclamati dall’ONU e che dovrebbero essere raggiunti entro il 2015, riguarda l’eguaglianza di genere e l’empowerment delle donne. Allo stato attuale delle cose, a me sembra una meta piuttosto difficile da raggiungere. Sarebbe già bello se la violenza sulle donne fosse più efficacemente combattuta dai 191 Capi di Stato e di Governo che hanno firmato questi obiettivi all’ONU. Già, perché il fenomeno della violenza di genere è tutt’altro che in recessione. I nomi, le età, le città cambiano, le storie invece si ripetono e il fenomeno diventa sempre più endemico. Non riesco a togliermi dagli occhi le immagini delle molte migliaia di donne congolesi vittime, da dieci anni, dei più brutali stupri di massa con bastoni e baionette, nell’indifferenza di tutto il mondo. Questo, purtroppo, è solo uno degli esempi.
In Italia, dall’inizio del 2012 all’8 giugno, sono state uccise 63 donne. Nel 2011, ne sono state assassinate 128. Dobbiamo prendere coscienza che questo tipo di omicidio non è il gesto isolato di uno squilibrato, come lo si rappresenta quasi tutte le volte nei media, non è l’espressione di un raptus improvviso ma, come ha affermato Rashida Manjoo, relatrice speciale delle Nazioni Unite sulla violenza contro le donne, anche in Italia assume il carattere del «femminicidio» che in buona parte viene consumato in famiglia da parte di uomini senza alcun tipo di disagio mentale. Infatti, più del 75% delle violenze in Italia è commesso dal marito, dal convivente, dal fidanzato, dall’ex, da un parente o da un vicino di casa, cioè dalle persone da cui ci si dovrebbe aspettare affetto e sicurezza.
Nonostante aumentino le denunce e i provvedimenti, il trend degli omicidi appare in continua ascesa, mentre, simmetricamente, sembra diminuire l’attenzione verso il fenomeno, come se un processo di assuefazione si insediasse anche in chi storicamente era molto coinvolto nella lotta alla violenza. Ma è proprio questo il rischio perché, oltre al fatto che sembra non esistano strumenti efficaci di difesa per le donne, se si insinua anche la rassegnazione si finisce col concorrere a determinare una situazione veramente tragica. Allentare la guardia significa quindi diventarne in qualche modo corresponsabili e le Chiese dovrebbero sentirne tutta la responsabilità per non far morire nell’indifferenza tante donne.
Il nostro compito di chiese e di donne nelle chiese deve essere quello di informare e tenere sveglie le coscienze affinché si denunci il femminicidio, dovunque esso sia perpetrato. Noi, donne e uomini di fede, non possiamo abbassare la guardia su questo sconvolgente crimine".

Dora Bognandi, Notiziario delle Donne Evangeliche in Italia, n. 49, luglio 2012, pagina tre.