"Il terzo degli otto obiettivi del Millennio, proclamati dall’ONU e che dovrebbero
essere raggiunti entro il 2015, riguarda l’eguaglianza di genere e l’empowerment
delle donne. Allo stato attuale delle cose, a me sembra una meta piuttosto
difficile da raggiungere. Sarebbe già bello se la violenza sulle donne fosse
più efficacemente combattuta dai 191 Capi di Stato e di Governo che hanno
firmato questi obiettivi all’ONU. Già, perché il fenomeno della violenza di genere è
tutt’altro che in recessione. I nomi, le età, le città cambiano, le storie
invece si ripetono e il fenomeno diventa sempre più endemico. Non riesco a
togliermi dagli occhi le immagini delle molte migliaia di donne congolesi
vittime, da dieci anni, dei più brutali stupri di massa con bastoni e baionette, nell’indifferenza di tutto il mondo. Questo, purtroppo, è solo uno degli
esempi.
In Italia, dall’inizio del 2012 all’8 giugno, sono state uccise 63
donne. Nel 2011, ne sono state assassinate 128. Dobbiamo prendere coscienza
che questo tipo di omicidio non è il gesto isolato di uno squilibrato, come lo
si rappresenta quasi tutte le volte nei media, non è l’espressione di un
raptus improvviso ma, come ha affermato Rashida Manjoo, relatrice speciale
delle Nazioni Unite sulla violenza contro le donne, anche in Italia assume il
carattere del «femminicidio» che in buona parte viene consumato in famiglia da
parte di uomini senza alcun tipo di disagio mentale. Infatti, più del 75% delle
violenze in Italia è commesso dal marito, dal convivente, dal fidanzato,
dall’ex, da un parente o da un vicino di casa, cioè dalle persone da cui ci si
dovrebbe aspettare affetto e sicurezza.
Nonostante aumentino le denunce e i
provvedimenti, il trend degli omicidi appare in continua ascesa, mentre, simmetricamente, sembra diminuire l’attenzione verso il fenomeno, come se un
processo di assuefazione si insediasse anche in chi storicamente era molto
coinvolto nella lotta alla violenza. Ma è proprio questo il rischio perché,
oltre al fatto che sembra non esistano strumenti efficaci di difesa per le
donne, se si insinua anche la rassegnazione si finisce col concorrere a determinare una situazione veramente tragica. Allentare la guardia significa
quindi diventarne in qualche modo corresponsabili e le Chiese dovrebbero
sentirne tutta la responsabilità per non far morire nell’indifferenza tante
donne.
Il nostro compito di chiese e di donne nelle chiese deve essere
quello di informare e tenere sveglie le coscienze affinché si denunci il
femminicidio, dovunque esso sia perpetrato. Noi, donne e uomini di fede, non
possiamo abbassare la guardia su questo sconvolgente crimine".
Dora Bognandi, Notiziario delle Donne Evangeliche in Italia, n. 49, luglio 2012, pagina tre.