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lunedì 4 agosto 2014

Il concerto di Massimo Schiavon e Armando Corsi

Massimo Schiavon e Armando Corsi

"Pia, nella piazzetta di Vallebona sarebbe bello far suonare Massimo Schiavon con Armando Corsi"... Così mi disse, qualche mese fa, il mio amico Gianni Rebaudo di Dolceacqua, u Stupa, e così A Cria ha deciso che fosse: ieri sera i due musicisti ci hanno regalato una serata davvero speciale, nella piazzetta che innamora artisti e pubblico e nella quale si crea un'atmosfera, a detta di molti, magica.

Armando Corsi

Della professionalità e della bravura di Armando Corsi è difficile parlarne: è la musica che egli suona a dimostrarlo. La sua abilità, la forza emotiva  che egli trasmette fanno di lui un artista a tutto tondo. Cinquant'anni di carriera, collaborazioni con Paco De Lucia, Ivano Fossati, Anna Oxa, Bruno Lauzi... e una chitarra per il concerto con lo scotch: tra le quaranta che possiede, lui è affezionato a quella.

 Massimo Schiavon

Massimo Schiavon è una persona dotata di così tante belle qualità che vien spontaneo definirla "rara". Anche la sua carriera è segnata da collaborazioni importanti: Luca Barbarossa, Cristiano De André, Goran Kuzminak, Bruno Lauzi, Sergio Endrigo e il grande Enzo Jannacci.
"Massimo Schiavon per Gaslini Onlus" è una raccolta fondi che egli si porta dietro ad ogni concerto. L'obiettivo è quello di portare avanti un progetto pionieristico e all'avanguardia, La casa sull'Albero, un pronto soccorso che accolga e osservi i bambini che hanno subito maltrattamenti: Massimo è anche questo.


Un repertorio scelto con cura: brani di autori famosi, come De André, Lauzi, Dalla, ma anche e soprattutto pezzi loro, grazie ai quali hanno potuto esprimere il loro meglio.

Tullio Bigordi mi ha fornito queste belle fotografie:







esprimono tutto l'impegno che hanno messo 
per regalarci della grande musica.


Il concerto è finito. 
Massimo Schiavon e Armando Corsi ci salutano...


...ma non ho e non abbiamo nessuna intenzione di andarcene.


E allora Armando Corsi ci suona Ma se ghe pensu e Massimo volge il microfono verso di noi affinché sia il pubblico a cantare. Un attimo indimenticabile, l'ho volutamente rimarcato, affinché rimanga nella memoria.


Ora è finita davvero. Armando lascia la sua "amante" appoggiata sulla sedia e Corrado Camillo ne approfitta per "ritrarla". La sua amante, sì, come dice lui stesso, perché con lei sente la simbiosi perfetta e noi, dal loro connubio, viviamo emozioni di pura bellezza.


giovedì 16 febbraio 2012

Rien ne va plus

sanremo 2012 palcoscenico fiori
Palcoscenico dell'ennesimo Festival di Sanremo

C'è sempre stata una sorta di schizofrenia tra la Sanremo del Festival e quella della Floricoltura. Sembrano da sempre due cose inconciliabili, quando invece non lo sono affatto: trattasi solo di volontà e di saper metter in bocca a chi presenta le parole giuste per valorizzare un'economia ed un territorio. Invece  'sti fiori hanno sempre avuto una funzione di contorno, a volte fastidioso per le telecamere, oppure rimandavano a coreografie "classiche" o "demodé" perché il gusto espresso non era della migliore qualità.
Tuttavia quest'anno hanno tagliato la testa al toro: niente fiori, così facciamo prima. Inoltre, in quei pochi sguardi che ho lanciato allo schermo, ho visto alcuni bouquéts con fiori NON di Sanremo, per cui il quadro è completo. 
Il bello è che appare oggi quest'articolo su www.ecoo.it che titola: "Sanremo 2012: il Festival danneggia i produttori, ma salva l'ambiente". A parte il mio spontaneo ed emerito "vaffanculo" agli uni e agli altri, a parte le mie responsabilità di floricoltrice che tutela-inquina l'ambiente, a parte la nausea nel veder cantare dei sessantenni e soltanto otto ragazzi quando un mare di giovani ha scelto lo studio della musica, devo dire: le uniche vere eccellenze di Sanremo sono le sue tipicità floricole, che andrebbero presentate ad una ad una come i cantanti, perché tantissime persone in Italia non conoscono la ginestra, l'anemone, la calendula, il papavero, il ranuncolo, il ruscus, la chiaro di luna e via discorrendo fino ai 200 articoli di cui silenziosi e laboriosi floricoltori sono produttori. 
E se dopo oltre sessant'anni siamo arrivati all'esclusione totale, è proprio il caso di dire Rien ne va plus.



giovedì 19 febbraio 2009

Sanremo

Ci sono soltanto 18 chilometri tra il mio paese e Sanremo, ma è come se fosse su di un altro pianeta.
Soltanto in gioventù si era galvanizzati dalla presenza nella vicina città di famosi cantanti da inseguire per strappare loro un autografo o poter dire agli amici di aver visto qualcuno in carne ed ossa...
Poi subentra la necessità di prendere le distanze: già Sanremo è abitualmente una città impossibile per via del traffico, per cui nel periodo del Festival è addirittura precluso andarvi.
Ma la distanza vera e propria è quella di volersene stare al di fuori e tuttalpiù essere spettatore come qualunque altra persona che, inevitabilmente, segue qualche serata, qualche frammento oppure tutte le puntate al completo.
Per noi periferici la vita scorre come sempre, anche se lanciamo sempre un occhio allo spettacolo, sperando che qualcosa di veramente bello possa arrivare.
Benigni ha onorato questa aspettativa; il resto è il solito altalenarsi di pensieri che tendenzialmente disapprovano molte cose.
D'altronde il Festival di Sanremo è uno specchio di questa Italia carnevalesca.