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lunedì 19 marzo 2018

Van Gogh a Vicenza. Tra il grano e il cielo

Contadina che cuce, 1881

Impensabile perdere la mostra di Van Gogh a Vicenza organizzata dal bravo Marco Goldin. Siamo andati, in tanti, come altre volte è accaduto con l'Associazione culturale A Cria: lezioni di storia dell'arte e tante opere da vedere, oltre ad una visita guidata nella splendida città di Vicenza.
Otto stanze di quadri in mostra, di cui le prime cinque si riferiscono al periodo olandese durante il quale Van Gogh dipinge, ma soprattutto disegna, la vita contadina. L'atmosfera è cupa, non per mancanza di luce, ma per condizione, tanto che il volto della gente giunge, alla fine, ad essere raffigurato come una patata.

Vecchio che soffre, 1882

Un animo sensibile e sofferente, il suo, che non vede riscatto nella vita contadina, ma solo fatica e malinconia. Il contesto dipinto è spoglio, marcatamente espressiva la figura con evidenti sproporzioni fisiche. Leggevo quella sofferenza per la fatica come un dato reale ancora ai giorni nostri: chi conosce il "contadinismo" conosce quella fatica, quella condizione, e ciò nonostante la affronta, la attraversa e la supera, perché così detta la realtà; ma nell'animo è una pena oscura per la quale si anela alla liberazione.

Testa di pescatore con cappello di tela cerata, 1883   
 La sorella con uno scialle, 1883

I volti di quei ritratti di uomini e di donne, clou a mio avviso della mostra, hanno una potenza espressiva intensissima ed appartengono tutti al mondo contadino, o, perlo meno, al popolo. Mi hanno fatto pensare, per contrasto, ad una successione di ritratti della borghesia, o meglio, dell'aristocrazia della stessa epoca: sono altre espressioni, trasmettono altre emozioni, sono libere dalla sofferenza derivante dall'indigenza. E allora mi sono chiesta se quel popolo raffigurato da Van Gogh fosse realmente così o se fosse, invece, solo il suo modo di percepirlo. Perché, comunque, in quei volti, c'era autenticità, verità, umanità, rassegnazione, rancore, dolore, cose che, a pensarci bene, non sono così scontate e riscontrabili nei volti di chi, al giorno d'oggi, versa nell'indigenza. Trattasi sempre di disperazioni che assumono, però, volti diversi.

Il giardino dell'ospedale di Saint-Rémy, 1889

Poi le altre tre stanze: la Provenza, la luce, la tanta luce.
Una sorta di bipolarismo volutamente rimarcato dal curatore tra opere di un periodo buio e di uno profondamente illuminato: ed ecco il Van Gogh per eccellenza, dell'emozione pura, del pianto inspiegabile davanti ad un suo quadro, del genio, dell'opera immortale, del capolavoro. 
E, nella mostra, come al solito pochi quadri famosi e soprattutto pochi quadri, che diventano importanti e sufficienti grazie alla capacità commentativa della preparatissima guida. O perché comunque c'è quel "pezzo" che arriva dritto e filato all'anima, come per me Il giardino dell'ospedale di Saint-Rémy...

Il ponte di Langlois ad Arles, 1888

Una bella mostra, una bella lezione di storia dell'arte: sempre sia lode ai grandi artisti, che ogni volta ci riconciliano con la vita e con noi stessi e che ci nutrono l'anima per continuare il nostro viaggio che spesso si consuma in alto mare aperto. Un dialogo si schiude dentro di noi grazie a ciò che sulla tela, in altra epoca, qualcuno ha espresso proprio per andare al di là del tempo finito e comunicare ciò che nell'uomo è atemporale: la bellezza dell'essere attraverso l'arte.


lunedì 14 novembre 2016

Rubens a Milano a Palazzo Reale

 Autoritratto

Con la semplicità del mio linguaggio, visto che non sono esperta in materia, provo a descrivere quanto ho visto ieri alla mostra "Rubens. La nascita del barocco" in corso fino al 26 febbraio 2017 a Milano a Palazzo Reale. Ancora una volta, l'Associazione culturale A Cria ha dato l'opportunità ai partecipanti di scoprire qualcosa di sublime, come in tante altre occasioni in passato.

 Ritratto della figlia Isabelle

La mostra non segue un filo cronologico, ma espone le opere per argomenti ed inizia con una sala dedicata ai ritratti, primo tra tutti il suo autoritratto e quello della figlia Isabelle. Ella morì in giovane età e l'amore del padre fu talmente grande da consentirgli di continuare per lungo tempo a dipingerla, tanto era impressa nella sua memoria l'immagine di lei.

L'adorazione dei pastori

Nel 1600, a 23 anni, Pietro Paolo Rubens raggiunse l'Italia a cavallo e vi rimase fino al 1608: voleva scoprire la grandezza dell'arte italiana, rivisitando il mondo classico. Le opere che dipingerà nel corso di quegli anni divengono un modello a cui ispirarsi: i santi vi sono rappresentati come eroi del mondo antico, le sante come matrone romane e gli angeli creano un dinamismo nuovo. E' in questa fase della sua opera che si può affermare la nascita del Barocco, di cui si faranno protagonisti Bernini, Pietro da Cortona, Lanfranco, Luca Giordano e altri ancora.

Cristo risorto

Grazie a Valentina, una bravissima e giovane guida, scopriamo che Rubens era un uomo depositario di molte virtù: bello, colto, ricco e soprattutto buono. Nella sezione dedicata al Sacro, si inizia a vedere la sua grande capacità di rappresentare il corpo umano, seguendo i crismi raffigurati nella scultura mutilata del Torso del Belvedere, l'opera di Apollonio di Atene. Di fronte a tanta perfezione, la mente non può fare a meno di ricordare quanto l'arte giustifichi il nostro vivere, ritornandoci il valore pieno della vita laddove spesso il pensiero tenderebbe a perdersi nel nulla. 

Achille scoperto da Ulisse tra le figlie di Licomende

Si arriva poi alla sezione dei Miti: di fronte a quest'opera, mi inchino. Rimango affascinata dalla scenografia, dal movimento, dall'ariosità, dalla ricchezza di dettagli, dalla simbologia e, mentre Valentina ne spiega il significato, capisco ulteriormente il motivo della mia attrazione: Achille, al centro, vestito da donna per mano della madre Licomede che vuole proteggerlo dal pericolo della vita maschile, viene riconosciuto da Ulisse quando, sentendo rumori di battaglia, Achille reagisce in modo diverso dalle sorelle. A quel punto Ulisse gli da un elmo, sicuro di averlo scoperto con certezza, nonostante l'abbigliamento femminile.
E' senz'altro il gioco tra maschile e femminile che tocca le mie corde, un gioco al quale da sempre mi sento esposta...

 Romolo ed Erittonio alla radici della civiltà occidentale

Sempre più densi di significato, i quadri di Rubens continuano a rapire e stupire. Egli è molto dedito allo studio e da ciò che apprende ha una immensa capacità di riprodurre in immagini i contenuti. In quest'opera egli vede le radici della civiltà occidentale: Romolo, primo re di Roma, ed Erittonio, re di Atene, sono raffigurati in un'articolata simbologia.

Il suicidio di Seneca

Ed ecco Seneca al momento del suo "suicidio", ovvero della sua condanna a morte: il suicidio, tuttavia, era proibito ed allora Rubens raffigura un medico sulla destra che, con in mano un bisturi, recide le vene al filosofo mentre un altro personaggio, sulla sinistra, è pronto ad annotare le sue eventuali ultime parole. Come al solito una fotografia non può di certo rendere l'effetto del quadro originale e l'imponenza ne è oltremodo sminuita...

Ercole nel giardino delle Esperidi

Il fascino della figura di Ercole si incontra più volte nelle opere di Rubens, che era molto attratto dalle virtù virili e di coraggio. Per Rubens la parola "problema" era sostituita dal termine "opportunità" per invocare quella capacità di superare le difficoltà riuscendone sempre vincitore, modello di vita che l'artista praticava in prima persona. Il fascino delle sue opere sta proprio nel "sentire" la presenza della forza come elemento positivo, non necessariamente da intendendersi come volontà di potere o di dominio, bensì come vera e propria virtù con cui affrontare la vita.

Il ratto di Ganimede 

La figura della mitologia greca classica celebre per essere il “coppiere degli dei” è certamente Ganimede: considerato da tutti, uomini e dei, il più bel giovinetto esistente sulla terra, Zeus se ne invaghì e lo rapì sotto forma di un’aquila gigante (ricordata nella costellazione vicina all’Acquario), trasportandolo sull’Olimpo e dandogli l’incarico di servire l’ambrosia agli dei, sostituendo Ebe. In questo mito l’acqua versata dall’Acquario/Ganimede rappresenta il nettare divino degli dei, la conoscenza e la saggezza che avvicinano agli dei. E qui si compie il connubio tra Mitologia e Astrologia.

Susanna e i vecchioni

Infine riporto la storia di "Susanna ed i vecchioni" che fu presa dalla Bibbia, più precisamente dal libro 13 di Daniele ed è il solo episodio in cui, alla tarda età, non viene associata la virtù, ma il vizio. Due magistrati traggono in inganno Susanna per violentarla. Per non tradire il marito, ella si ribella urlando e facendo accorrere i servitori, ma i due perversi gridarono a loro volta tacciandola di adulterio. Per lei non poteva che aprirsi la via di un processo che si sarebbe concluso con la pena di morte per lapidazione. Durante il processo entra in scena Daniele, convinto dell'innocenza di Susanna, e chiede di interrogare separatamente i due vecchioni e ad entrambi rivolge la stessa domanda. Alla domanda dove fossero Susanna ed il giovane amante, uno rispose "sotto un lentisco" e l'altro "sotto un leccio", svelando con la contraddizione la loro menzogna. Racconta la storia che i due vecchioni vennero condannati a morte secondo la legge di Mosè e Susanna salvò il suo onore, la sua dignità e la vita.

Di fronte alla bellezza mozzafiato di queste opere, ritorno ancora per un attimo sul concetto di "forza", essendo questo l'elemento che in ognuna traspare, perché non è affatto sinonimo di arroganza o di potere, ma il puro significato della stessa. Sarà perché troppo spesso ci viene a mancare, o perché assistiamo ad espressioni negative di essa, sarà perché l'epoca in cui viviamo ci impedisce di dare il giusto significato alle cose, insomma, ritrovarla con così tanta chiarezza non può che farci del bene.

Concludo ringraziando la curatrice della mostra, Anna Lo Bianco, e la bravissima Valentina, la nostra guida. Questa ragazza mi ha fatto pensare ad una canzone che recita "Cosa resterà di questi anni Ottanta"... Valentina appartiene a quel decennio e se resteranno persone come lei, possiamo tranquillamente dire che avremo buoni eredi!

E un grazie va anche all'amico Gian Paolo Lanteri che mi ha stimolato a scrivere questo post...


domenica 7 febbraio 2016

Henry de Toulouse-Lautrec a Pisa



"E pensare che non avrei mai dipinto 
se le mie gambe fossero state più lunghe"

L'impatto con questa frase, pressoché all'ingresso della mostra dedicata a Toulouse-Lautrec a Palazzo Blu a Pisa, mi ha sorpreso e spiazzato: sembrava quasi mi creasse una difficoltà di "immersione" in quello che stavo per andare a vedere. Era ragionevole, per lui, visto il suo stato fisico ed il suo desiderio di diventare un cavallerizzo, ma non per me!


Ricca di manifesti pubblicitari, materia di cui fu innovatore, e di litografie, la mostra scorre in una numerosissima serie di opere in cui si colgono raffinatezza, grandezza e bellezza. I suoi temi, quelli della vita popolare di Montmartre fatta di prostitute e vita libertina, sono trattati con grazia e dignità, cosa che non prescinde, a mio avviso, le sue origini aristocratiche.


Tratti essenziali e colori decisi per dare ad ogni elemento la sua configurazione, semplificano il messaggio pubblicitario, creando una comunicazione diretta ed immediata: grande bravura.


La vita diurna delle prostitute, poi, spoglia di ogni volgarità quei soggetti che per forza di cose ne sarebbero depositari. Toulouse-Lautrec è decisamente un raffinato ed attribuisce molta più "miseria" ai soggetti maschili che frequentano i bordelli che non alle "donnine".

Les deux amies

Moltissime litografie, dunque, quel tipo di opere che mi coinvolgono per "capire", ma non per "sentire". Due modi diversi di percepire, egualmente importanti, ma prediligo il secondo e il mezzo di cui ho bisogno è la pittura, l'elemento meno presente alla mostra. Cercavo Les deux amies, ma non c'era. Da quasi trent'anni il poster di quell'opera è appeso in casa mia e ricordo come adesso quale emozione mi provocò a Martigny quando lo vidi: mi immedesimai nelle lunghe ore passate con la mia cara amica a raccontarcela. Quel quadro, a Pisa, non era in mostra e non c'è più neanche la mia amica: chissà, forse è per quello che non l'ho ritrovato...

sabato 9 gennaio 2016

Dagli Impressionisti a Picasso a Genova

Genova - Palazzo Ducale

Eh sì, partire con lo scopo di andarsi a rinfrancare lo spirito è proprio una bella cosa. Partire poi in tanti è ancora più bello. Le mostre di pittura accomunano gli esseri e tanto vale, allora, cogliere le opportunità che si presentano. Oggi, pullman full, la meta era la mostra "Dagli Impressionisti a Picasso", 52 opere esposte a Palazzo Ducale, a Genova, provenienti dall'Institute of Arts di Detroit.

Monet

Già dal titolo si intuisce il tema: la mostra vuole di mettere in evidenza il percorso dell'arte pittorica nell'arco dei cinquant'anni a cavallo tra Ottocento e Novecento, cosa che si percepisce nettamente, sia per la disposizione delle opere, sia per la loro collocazione "a stanze". Infatti, nel passare dall'una all'altra, si ha la sensazione di lasciarsi alle spalle un'epoca, si avverte il superamento e si va verso nuove visioni: l'aspetto emotivo cede facilmente il posto a quello pedagogico, ma lo spettacolo è davvero appagante.

Renoir - Otto Dix - Van Gogh

Da Detroit a Genova: unica tappa europea di opere di famosissimi autori. La sensazione di muoversi "in mezzo a loro" crea una sorta di fascino, un sentirsi immersi in mezzo ai grandi: da qualsiasi parte si rivolge lo sguardo, un'opera importante è lì per far bella mostra di sé.

Cezanne

Cinquantadue quadri, di cui, ovviamente, riporto solo quelli che mi hanno maggiormente colpito e che segnano i vari passaggi delle correnti pittoriche.
Quanta bellezza!

Matisse

Il ritratto è uno dei miei soggetti preferiti, ma irresistibili sono anche le opere in cui l'esplosione di colore introduce al respiro: da tanto tempo non mi capitava di vedere un'opera di Matisse e il vaso di papaveri è stato un bel ritrovarsi...

Kandinsky

L'energia dei colori propria degli Espressionisti è poi qualcosa di apicale, ovviamente per me. Kandinsky è uno dei miei preferiti, quando poi è "geometrico" suonate o pastori! è pura felicità.

Kokoschka

Intenso, denso, ricco nella sua semplicità, Kokoschka...

Modigliani

...perfetto, scarno, unico, intensamente espressivo Modì...

Picasso

...per giungere infine al grande genio che, forse in quanto tale, non sempre riesco a cogliere nella sua grandezza.

Una gran bella mostra, che come al solito descrivo in base alle mie impressioni: né guida, né audio-guida, così mi perdo un sacco di informazioni utili per ampliare le mie conoscenze sull'arte, ma non posso negarmi il piacere della percezione diretta, quella del mio "sentire". 

Parigi sempre protagonista e non solo per la mostra di pittura, ma anche per quella fotografica di Brassai: non ci siamo fatti mancare nulla ed abbiamo fatto bene.


Gran bella giornata, grazie Genova!


domenica 6 dicembre 2015

Monet a Torino


Dal Museo d'Orsay alla Gam di Torino: questo è il "viaggio" di 40 opere di Monet che oggi siamo andati a vedere con gli amici dell'Associazione culturale A Cria.
Una mostra bellissima, protagoniste la bellezza e la luce.


La mostra inizia con il trittico di Sisley-Pissarro-Monet e continua con opere esclusivamente di Monet. Già da subito se ne intuisce la sua grandezza: la luce "esce" dal quadro e va verso l'esterno, giunge all'osservatore, regala attimi di respiro, di sollievo, di bellezza.
Pubblico una serie di foto dei quadri esposti che non rendono giustizia, come sempre, a ciò che si prova davanti al quadro stesso:

Argenteuil

En norvégienne

Dejeuner sur l'erbe

Femme à l'ombrelle tournée vers la droite

Un angolo di appartamento

La villa a Bordighera

La pie

L'église de Vetheuil

La Cattedrale de Rouen

 Londres, le Parlement. Trouée de soleil dans le brouillard

La scelta di non commentare con le parole questa serie di quadri ha lo  scopo di rievocare il mio stesso percorso compiuto alla mostra: non mi sono avvalsa della guida, sapendo di perdere delle opportunità conoscitive sulla pittura, ma volevo tutelare la mia percezione. Sentivo crescere dentro di me una sensazione forte, un'emozione che faticavo a definire: c'erano rappresentazioni della realtà che assumevano un aspetto di sospensione, di leggerezza, qualcosa di aereo che mi colmava... E mi è bastato leggere la frase sul muro per capire esattamente quello che stavo vivendo: 


Sentirsi vivi e in sintonia con il tutto: bellissimo.



lunedì 2 febbraio 2015

Modì


Pisa ospita Modigliani e i suoi amici: nella splendida cornice di Palazzo Blu, un'altra mostra di alto livello attira visitatori da ogni dove, tra cui anche il gruppo dell'Associazione culturale A Cria. Due anni fa Picasso, oggi Modì.



I nudi di Modigliani erano una delle maggiori aspettative, ma c'è un solo quadro, tuttavia sufficientemente rappresentativo. Largo spazio viene invece dato ai disegni ed ai ritratti.

Dédie

Il ritratto... io lo adoro e nel vedere questa mostra ho avuto di che deliziarmi. 

 Modot

Più di tutto mi rendeva estatica vedere quale capacità espressiva traspariva dai volti dei quadri di Modigliani, disegnati con tratti leggeri, forme senza proporzione, occhi senza pupille, colori delicati: geniale.

Paul Guillame

Vedere un volto e riconoscere in esso tratti della personalità di soggetti che appartengono alla propria vita...

Nudo seduto

...ammettendo a se stessi che il tempo e le epoche sono variabili relative, in quanto "l'essere è senza tempo".

 L'apprendista

E commuoversi davanti a L'apprendista, perdendosi nella tenerezza delle sue gote rosee e nella sua espressione perplessa. Una piccola bocca capace di tanta espressività: che meraviglia...

 Jeanne Hebuterne

Ogni ritratto una storia, del soggetto rappresentato e di chi è ad esso assimilabile, quasi un gioco per dare spazio ed accettazione ad ogni individuo in quanto tale. 
E sentire che l'anima è viva.

 Chaim Soutine

Assieme ai quadri di Modì, si incontrano molte opere di autori suoi amici, persone con cui ha condiviso la vita e la sua arte: Soutine, Derain, Picasso, Chagall, Léger... che rafforzano il significato e la pienezza sia della mostra stessa, sia dell'esistenza dell'artista.

 Amedeo Modigliani

Il maudit, l'artista maledetto per antonomasia. sospeso tra genialità e trasgressione, il bellissimo dandy dai tanti amori continua a esercitare un incantevole fascino su chiunque si avvicini al suo mondo.
E, avvicinandosi, scoprirne la reale grandezza.