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domenica 1 dicembre 2013

I Liguri


"I Liguri stanno affacciati al mare dal davanzale dei loro monti, e han voci strascicate unte d'olio, parlano come se avessero la bocca piene di sardine all'olio.
Storcon la bocca, parlando, e questo e forse questo viene per la ragione che le loro parole non son rotonde, ma bislunghe, fatte a losanghe, a triangolo isoscele, e per farle uscir di bocca bisogna storcer la bocca.
Oppure per la ragione che i Liguri le tengono fra i denti, e non le vogliono lasciare andare, e se le ciucciano, le mordono, e se le stringono fra le gengive, e quelle si divincolano, si dimenano, per uscire, finché escon di bocca unte e storte.
Oppure perché le parole liguri sono fatte come i pesci, e vogliono sgusciare di bocca, e conviene tenerle, perché il discorso venga fuori con le parole-lische e gli aggettivi, e i verbi al posto, l'un dietro l'altro secondo l'ordine dell'italiano.
Vivono in un paese stretto tra i monti e il mare, e non hanno posto per camminare, e perciò vanno in barca e solo per questo motivo son marinai, quando son marinai, poiché non è detto che siano tutti marinai, in grandissima parte son montanari o contadini, e coltivano l'olio, il grano, poco vino e fiori.
La maggior parte vive sui monti o in collina.
E la minor parte sta di casa sul mare, cammina stando attenta a non bagnarsi i piedi, così stretta è la riva, tanto che la sera i genovesi non escon di casa per paura di cascare nell'acqua."

Curzio Malaparte (Prato 1898 - Roma 1957)

Scritto donatomi dall'amico Gian Paolo Lanteri


venerdì 16 marzo 2012

Orti liguri

 
"I marinai liguri amano più di chiunque i loro orti e le loro vigne. Io non faccio eccezione. Sono orti di terra secca che devi spaccarla a colpi di magaglio, a picco sul mare, che l'azzurro ti entra negli occhi mentre ti chini tra le cipolle e le lattughe. Con fichi giganti come il mio, nespoli, peschi. E sono vigne piccole, scavate quasi nella roccia, che ci fai poco vino e con un fondo aspro e dolce insieme. Come questa dove mi sono rifugiato, e da dove vi racconto. I grappoli pendono dai tralci tutti impolverati, smunti dopo mesi di completa siccità. Verrà un vino forte. Se verrà.... " 

Giuseppe Conte, La casa delle onde, Longanesi, 2005 

mercoledì 9 novembre 2011

Accadde nel 2006

Sito di mimose invaso dai detriti alluvionali.
Il livello della fascia è quello della strada.

Nel ponente ligure abbiamo avuto due alluvioni importanti nel corso del 2000 e del 2006. Nella mia vallata è stata più grave la seconda, di cui, a memoria d'uomo, non si ricorda nulla di simile. Soltanto verso la seconda metà dell'Ottocento pare che il nonno della memoria interpellata (un ottantenne) raccontasse che fossero arrivate delle pietre in piazza dalle campagne retrostanti il paese.

La mamma guarda allibita

Era il 14 settembre 2006. Nell'arco di 3 ore scarse venne giù il finimondo, anzi il cosiddetto muro d'acqua, espressione che nelle interviste degli alluvionati ricorre spesso e volentieri. Muro d'acqua... io l'ho visto e sono corsa in bagno.

Il livello della fascia di mimose salì di oltre un metro: terra, pietre e qualche ramo. Tengo pulito il ritano e la cosa che più mi ferì fu che i muri a lato della campagna erano tutti in piedi, ma quella furia portò via tutto: pietre e quanta terra servisse per poter passare.

Livello strada = livello fascia

Quando sono arrivata dalla campagna, le ruspe avevano già iniziato a sgomberare la strada dai detriti. L'interpoderale più a valle era crollata ed il traffico non poteva che essere deviato che su questa via. Quelle pietre, quella terra erano state maneggiate dall'uomo, messe al loro posto, ancora con i criteri saggi della regimentazione delle acque e quei ritani avevano lasciato scorrere le acque per parecchi decenni senza turbamento alcuno.

A riana (il rio o ritano)

Vedere a riana in questo stato era un dolore. Da dove si era smossa tutta quella massa di roba, dato che è una zona abbastanza curata dal punto di vista delle acque?

A monte della fascia

I detriti si sono fatti strada nella fascia: impensabile, se penso a come era l'assetto del ritano, impensabile che possa essere successa una cosa così.

A riana dopo il passaggio della furia:
muri scomparsi e detriti nelle fasce

C'era sempre tutto pulito. Non c'era un ramo, né erbacce, né arbusti. Allora si comincia a pensare che è un evento eccezionale, ma anche che non piove più come un tempo. Per più di un secolo neanche una volta, in 6 anni due volte... e poi telegiornali che in ogni periodo dell'anno parlano sempre di maltempo a livelli feroci.

Il ritano, che divide due siti di mimosa,
invaso inverosimilmente

Col cuore gonfio lascio il mio appezzamento e mi sposto in un'altra zona, dove lo stupore aumenta esponenzialmente: come ha potuto riempirsi così di detriti u valùn di ursi?



U valùn di ursi
(il vallone degli orsi)

Quelle pietre strappate dalla furia dell'acqua erano al loro posto, posate nei muri a secco, non erano randagie nell'alveo per via dell'abbandono: eppure quell'acqua terrificante le ha scaraventate tutte a valle...

La "vomitata" di detriti de u valùn di ursi

Erano già passate le ruspe per aprire il varco e guardate cosa c'era ancora di detriti...

U valùn de vì

E per concludere un bel crollo di strada, quello che ha comportato la deviazione su quella soprastante. Siamo nelle campagne, le proporzioni sono ridotte rispetto ad una città o nelle zone limitrofe del paese, ma il senso è lo stesso. Non c'è particolarmente edificato, l'abbandono è relativo, non ci sono serre per le coltivazioni: tutto sommato questa zona riflette ancora i vecchi criteri di tenuta, eppure ha subìto una violenza inaudita.
Di responsabilità ne abbiamo tutti e sicuramente l'uomo ne ha anche nel senso dei cambiamenti climatici, ma rimane sempre affrancato al mistero il perché esistano certi fenomeni.


domenica 6 novembre 2011

Blu cobalto del lampescù

Campanile vecchio e nuovo di Vallebona

Per stemperare il grigio e il grigiore di questi giorni di allerta 2 in Liguria, pubblico questa foto scattata una ventina di giorni fa. Quando il giorno è alle spalle e la sera non ancora del tutto distesa, ecco che la luce assume una tonalità intermedia: in questo caso un blu cobalto decisamente particolare. Questo momento della giornata, in dialetto si chiama lampescù, alla lettera chiaroscuro, in italiano crepuscolo. E' un momento bello, che ha dato metaforicamente vita ad una corrente letteraria cui appartenevano coloro che non avevano emozioni particolari da cantare, se non una vaga malinconia, un senso di spegnimento in cui predominavano i toni tenui e smorzati. Ne furono protagonisti Corrado Govoni, Marino Moretti, Aldo Palazzeschi solo per citarne alcuni.
E' insito nell'animo umano il senso della malinconia, ma anche le risorse per alleviarlo: infatti il crepuscolo, in ogni stagione, coincide con l'ora dell'aperitivo!


giovedì 8 settembre 2011

A Vallecrosia


Da alcuni anni frequento con i miei amici una delle spaziose spiagge di Vallecrosia. Per quanto misconosciuta, questa cittadina si trova tra Ventimiglia e Bordighera ed offre parecchie opportunità sotto tutti i punti di vista: supermercati, negozi per l'agricoltura, librerie e spazi di parcheggio più facili che nelle altre suddette località. Tuttavia ho rimandato per tutta l'estate di testimoniare quanto le immagini seguenti dimostrano:

Entrata dell'unico parcheggio
non a pagamento sul lungomare

Premesso che al di fuori di questo spazio, che accoglie circa 80 vetture, ci sono i parcheggi a pagamento ad un euro l'ora festivi inclusi, e premesso pure che la Liguria gioca la sua carta economica più importante con il mare, con amarezza mi ritrovo a testimoniare lo squallore con cui vi viene accolto sia il turista, sia il bagnante locale.


L'inciviltà della gente è da condannarsi, ma è pur vero che l'abbandono e la trascuratezza stimolano al peggio. Circa vent'anni fa mi capitò di trascorrere alcuni giorni sulle spiagge francesi e già allora le vetture beneficiavano di uno spazio riparato da stuoie per ombreggiamento, ottenuto con una spesa minima e che rendeva piacevole e accogliente recarsi al mare.


Non so se tutto sia diventato così difficile e impossibile o se invece ci sia una forte carenza di "senso dell'altro". Quando a casa propria si invita qualcuno si fa di tutto per rendere gradevole la permanenza e quindi anche chi amministra la cosa pubblica e sostiene essere sua la città dovrebbe avvalersi dello stesso principio.


Forse l'aver piazzato due gabinetti chimici come garitte all'entrata del parcheggio stesso ha messo in pace la coscienza di qualcuno, ma dopo pochi giorni erano già impraticabili e quindi anche quell'attenzione è venuta meno alla sua funzione... Non posso inoltre non segnalare l'enorme buca per accedere all'area, che obbliga l'automobilista a scendervi dentro piano piano sperando di non toccare con la parte anteriore della vettura.


Per fortuna l'orribile muro di cemento che corre a monte del lungomare ha beneficiato dei "graffitari" che lo hanno dipinto a loro piacimento dando un tocco di colore a tanto grigiore e permettendo di non fissare lo sguardo sui brutti palazzi dei dintorni.

Liguria di fronte hai il mare,
ti volti e vai a sciare

Il messaggio è chiaro: questo "corridoio" di terra offre favorevoli opportunità, ma quanta attenzione manca al buon utilizzo delle risorse! Onestamente bisogna ammettere che almeno le stazioni sciistiche hanno un aspetto decisamente migliore delle zone balneari. Chissà, forse è perché, per quanto a noi vicine, sono in territorio piemontese.
Mi auguro che questo post sia inteso da chi di dovere come un invito costruttivo e non come una sterile polemica.


lunedì 9 maggio 2011

Genova, città che amo

Veduta del centro storico da Oregina

La poesia Genova di Giuseppe Conte descrive la città nel modo in cui la vivo realmente ogni volta che ci vado. E' una città verticale, in salita, difficile, stretta, faticosa. E' la sintesi della Liguria, il suo capoluogo, quella che amo più di ogni altra.

La Lanterna

Un tempo si andava raramente a Genova. Quando si partiva dal paese, coloro che sapevano della méta, dicevano: "Salùtame a Lanterna", perché da sempre ne è il suo simbolo, anche se adesso il Matitone e la centrale dell'Enel le hanno tolto un bel pò di poesia.

Centro storico e Porto antico

Al calar del sole, i caldi colori dell'arancione e del rosa ravvivano le fredde tonalità grigie e azzurre che abitualmente avvolgono Genova: diventa senz'altro più bella.

Castello D'Albertis e il Teatro Carlo Felice

Antico e moderno si fondono continuamente assieme, in spazi molto ristretti, quasi addossati, ma intanto l'occhio si abitua, accetta e la vita frenetica e compressa scorre ugualmente...

Il Porto

Genova è il mare, il Porto, la Lanterna. Un mondo. Un tempo era senz'altro molto più ricco di presenze umane che, oggigiorno, sono state sostituite dalle macchine. Anche il lavoro non ha più la portata di allora, ma a Genova il Porto è senza ombra di dubbio un'istituzione per la città.

La Stazione Marittima sul Porto
e una nave da crociera in attracco

Guardavo sempre dall'autobus la Stazione Marittima ogni volta che tornavo a Genova da casa per studiare. Fantasticavo sull'importanza che poteva aver avuto quando le comunicazioni di ogni tipo si svolgevano via mare. Col passare del tempo diventava sempre più un museo, ma la sua bellezza ed importanza rimanevano immutate: adesso quasi scompare alla presenza della "città galleggiante" della nave da crociera...

La Lanterna e il Matitone

Più sopra ho detto che antico e moderno si fondono continuamente assieme, ma devo anche ammettere che 'sto Matitone è un pò pesante da digerire... Fa quasi sparire la longeva ed elegante Lanterna, simbolo della città, e allora, ma se ghe pensu, dovrei dire che... propriu u nu me và!

L'inquinamento

Dalla splendida postazione da cui vedevo questo panorama esagerato, ovvero l'abitazione di una mia carissima amica, non mi sono potuta sottrarre alla vista delle nube di inquinamento che, mi spiegava lei, spesso si forma appena oltre il Porto, un vero e proprio visibile disastro creato dall'uomo e nel quale deve vivere. Come ben si sa, non è ovviamente l'unico, purtroppo.
Tuttavia Genova rimane sempre e comunque un luogo in cui vado volentieri, in cui mi so muovere e la cui storia e poesia mi sono umanamente presenti.


venerdì 8 aprile 2011

Paesaggio che muta

Sasso di Bordighera

Sasso è il dirimpettaio del paese in cui vivo. Piccolo, discreto, arrossisce sempre all'ora del tramonto, quando il sole se ne scende dentro il mare o dietro le coste francesi.
Inevitabile guardare Sasso, tanto più che la mia principale campagna ha per visione diretta e prevalente proprio lui.
Da alcuni giorni questa foto è sul mio desktop e ho visto il paesaggio abituale con occhi diversi. Ho visto che quelle case, che nascono un pò come funghi, danno sempre più l'idea del paesaggio francese, pullulante di villette, casupole e casette e via discorrendo.
Ho visto che il territorio un tempo apparteneva alla Natura, poi alla agro-floricoltura e adesso sta diventando sempre più proprietà dell'edilizia.
Niente di nuovo sotto il sole, direte voi, la Liguria è un continuo salasso di questa realtà.
L'amara conclusione è che, pare, non ci sia possibilità di redditività se non nel mattone. Adesso che sta declinando fortemente anche la floricoltura, quali alternative?


sabato 10 aprile 2010

Panorama

Il campanile vecchio di Vallebona

L'altro giorno due gabbiani si godevano il panorama dal tetto del vecchio campanile di Vallebona: gli uccelli non hanno problemi a posizionarsi nei posti migliori per godersi la vista.


Non sono molti anni che i gabbiani "frequentano" la nostra vallata: pur essendo molto aperta ed il paese a soli tre chilometri dal mare, non era loro abitudine risalire il torrente e venirci a trovare. mentre in altre vallate più profonde da sempre ne sono visitatori.
Pare che questa abitudine sia subentrata dopo che hanno scoperto, in aperta campagna, il luogo dove un noto ristorante locale riversa gli avanzi della ristorazione: mica scemi...


Approfitto per pubblicare, allora, la foto-tessera di Vallebona: arrivando alle porte del paese si notano subito i due campanili, quello vecchio e, per così dire, quello nuovo, alto mt. 53 + 3 compresa la croce in ferro battuto. Dev'essere il più alto della provincia di Imperia, ma sarebbero opportuni una misurazione e un confronto con altri esemplari per averne la certezza. Sarebbe un piccolo prestigio che lo valorizzerebbe: che cosa aspettiamo, allora?

martedì 27 ottobre 2009

Dedicato a Giarevel

Ine Brughé
Muri a secco fatti negli anni Cinquanta da mio padre...

...e che ci sono ancora.

Allo splendido post che Giarevel ha fatto qui, sul suo blog Baroni Rampanti, non potevo aggiungere altro che queste due foto, scattate negli anni Ottanta dal mio amico Ermes Guglielmi.
A voi.

lunedì 17 agosto 2009

La torta verde

Torta verde: "pasta de cugussun" di Pigna

Durante l'estate nell'orto si raccolgono le zucchine, varietà Trombetta di Albenga, con le quali si preparono numerose pietanze.
Il posto d'onore spetta alla Torta verde, di cui sono l'ingrediente principale.
Ho sempre pensato che se dovessi scegliere soltanto cinque cibi per la mia sopravvivenza, includerei tra essi certamente questa meraviglia.
Il ripieno racchiuso in questo sottile strato di pasta è composto in gran parte da zucchine e un pò di cipolla grattuggiate, uova, formaggio grana, sale, pepe, maggiorana e un pugno di riso.
Con la semplicità di questi ingredienti si ottiene un antichissimo piatto ligure: nessuna torta è uguale all'altra, ogni donna ha "la sua mano" e le "sue varianti", tipo la foglia di bietola tritata, la mezza patata, la verdura a pezzetti invece che grattuggiata... in ogni caso è sempre uno spettacolo.
In ogni paese, poi, ha un nome diverso. Turtùn, pasta de cugussun, turta verda solo per citarne alcuni... gli altri li potete segnalare voi!

giovedì 13 agosto 2009

Pumate

Pomodori "bistecca"

La varietà di pomodori (pumate) che vedete nella foto ha la particolarità di produrre esemplari molto grandi: quello in primo piano, ad esempio, pesa circa un chilogrammo.
Per noi Liguri il fatto che si chiamino "bistecca" è un'ironia della sorte: un tempo, in cui il benessere era lungi da venire, il pomodoro, che è la base dell'alimentazione ligure estiva, veniva appunto chiamato "bistecca", forse perchè rosso, forse perchè polposo, forse per allusione metaforica a qualcosa che si sarebbe voluto ma non c'era.
Chissà quale esperto contadino sa produrre questa abbondanza: eccolo!

Aldo

Sì, è proprio lui l'artefice, Aldo, mio amico di quartiere dalla nascita, anche se durante l'adolescenza sono andata a vivere da un'altra parte.
Coltiva un bell'orto e gestisce il bar della stazione di Bordighera, che si chiama "Al I Binario".
Ottima ristorazione e spesso ottima musica, come ho già descritto in questo post
Se qualcuno di voi, quindi, approda a Bordighera col treno, sa che può prendersi un buon caffè o degustare prelibatezze Al I Binario e, se proprio non c'è di meglio, può sempre ordinare una bella "bistecca" di pomodoro!


giovedì 23 luglio 2009

Rovi e more

Tra i tanti motivi che rendono selvaggia la Liguria vanno annoverati i rovi, quelli veri, spinosi, invasivi, ma portatori al contempo di buonissime more.

Quando l'abbandono ha la meglio, avvolgono ciò che incontrano: in questa foto hanno completamente neutralizzato una pianta di olivo. Tuttavia, secondo il teorema del carissimo amico, nonchè storico Paolo Veziano, svolgono una funzione di "protettori del territorio", in quanto non distruggono ciò che ricoprono, anzi... Una volta tagliati, ci si accorge che hanno salvato i muri a secco dalle piogge torrenziali, proteggono gli animali, le sementi più svariate che nel coltivato trovano la loro fine per via dei diserbanti e via dicendo.

Non tutte le more sono di facile accesso: a volte ce ne sono di quelle troppo in alto o comunque imprendibili vista la spinosità e l'inospitalità della pianta. Naturalmente, quelle che erano a portata di mano, una volta fotografate, embè, me le sono mangiate!

Quest'anno c'è una produzione molto abbandonante. Peccato che, negli ultimi anni, una new entry nel mondo dei parassiti, ovvero la metcalfa, stia creando ingenti danni: stando per molto tempo appollaiata sui grappoli di more, secerne una muffa-melassa bianca che rovina i frutti e da loro un gusto pessimo.
Anche l'arguto rovo ha ceduto il passo ai mali dei tempi moderni.

(Cliccando sulla foto in alto, si può notare sul rametto in basso il danno provcato dalla metcalfa)


domenica 19 luglio 2009

Gli ortaggi

In questo periodo l'orto ha raggiunto il massimo della produzione: tutto ciò che è stato a suo tempo impiantato dà i suoi frutti. Anzi, nel giro di pochi giorni si andrà in eccesso e bisognerà regalarne un pò ad amici e conoscenti, oppure iniziare i vari processi di conservazione.
Grazie all'operosità di mia mamma e di mia sorella, non "faccio l'orto", perchè beneficio del loro.
Le zucchine che vedete nella foto sono la varietà "trombetta di Albenga": non è molto conosciuta nel resto d'Italia, ma per noi è un prodotto fondamentale per l'alimentazione estiva, perchè è alla base di diversi piatti. La torta verde, i fiori di zucca e le cipolle ripiene, le frittate, la ratatouille, solo per citarne alcuni, si cucinano con molta frequenza e occorrono quelle zucchine lì.
I fagiolini verdi sono della varietà "pelandroni di Albenga" mentre quelli bianchi sono denominati "tutto burro" perchè sono tenerissimi.
Albenga, unica zona pianeggiante del Ponente ligure, è la capitale della produzione di ortaggi, vero pilastro dell'economia locale.
Chissà perchè ciò che ci si produce in proprio ha un sapore così diverso e particolare da ciò che si compra...
Al di là delle caratteristiche merceologiche in senso stretto, verrebbe da dire: "quanto ego!"

(foto di Marlor_58)

martedì 7 luglio 2009

Le piante del Bicknell

Ficus Magnolia

Ogni volta che vado al Museo Bicknell di Bordighera, non posso fare a meno di contemplare gli esemplari di Ficus Magnolia che si trovano nel giardino del museo stesso.
Ne esistono di più grandi, ma in Liguria non è frequente vedere piante di grandi dimensioni ed io, che ne sono estremamente affascinata, rimango sempre stupita.
Tra il tronco e le radici fuori terra, la pianta ha "inghiottito" il muretto di cinta e tutto ciò che si trovava nei paraggi.


Questa foto è stata scattata dall'altro lato della stessa pianta e si possono notare dei tronchi di palma "prigionieri", soprattutto quello al centro.
Bordighera vanta diversi esemplari molto grandi e anche a Sanremo, davanti alla Chiesa Russa e proprio sull'Aurelia, ce n'è uno gigantesco.


Questo esemplare fa sempre parte del giadino del Museo e, purtroppo, non è stato possibile fotografarlo al completo della sua chioma.
Tutto ciò fa parte di una prestigiosa eredità che gli Inglesi hanno lasciato alla città di Bordighera, in seguito al loro prolungato soggiorno, di cui ho parlato poco tempo fa nel post dedicato all'Angst.

Glicine davanti all'entrata del Museo Bicknell

Davanti all'entrata del Museo c'è questo splendido Glicine, così come davanti alla Biblioteca Civica Internazionale di Bordighera, fondata anch'essa dall'illustre Sir Clawrence Bicknell.
Tutto ciò che concerne gli studi storici ed archeologici della Liguria sono depositati presso questo Museo, di cui vi proporrò l'interno, tutto in legno, appena avrò occasione di scattarvi delle fotografie.
La dicitura esatta è "Istituto Internazionale di Studi Liguri" ed è una vera e propria miniera di documenti.
Inutile dire che, dalle nostre parti, spesso sono stati gli stranieri a intraprendere iniziative di prestigio che ci hanno dato, e continuano a darci, lustro...

giovedì 18 giugno 2009

L'Angst

Nella Riviera ligure di Ponente, esattamente nelle città di Bordighera, Sanremo e Ospedaletti, ci sono una discreta serie di alberghi stile liberty costruiti più di un secolo fa dagli Inglesi.
Quando rientrarono dalle colonie dell'India, non riuscirono più ad adattarsi al clima britannico e ripiegarono sulle nostre coste, costruendo alberghi e ville sontuosi.

Per molto tempo rimasero alberghi a tutti gli effetti, con i loro ampi parchi verdi, ma negli ultimi decenni quasi tutti sono stati trasformati in residence, essendo l'unico sistema per mantenerli in vita.
Considerato uno degli alberghi più grandi d'Europa, l'Angst ha visto momenti di grande splendore, ma non è stato possibile evitare un lunghissimo abbandono.
La storia dell'Angst è stata la più "travagliata" di tutte: non fu facile trattare con gli eredi e, col passare del tempo, l'albergo andò in completa decadenza, anzi fu l'unico a ridursi in questo stato.
In inglese ed in tedesco "angst" vuol dire "angoscia esitenziale" e sembrava quasi un segno del destino che quell'immobile fatiscente, posizionato sulla più bella via di Bordighera, la Via Romana, avesse assunto le sembianze spettrali che potete notare.


L'ho sempre visto abbandonato, poi all'improvviso il grande cancello di ferro battuto si apre, comincia la pulitura delle piante per poter raggiungere il fabbricato e inizia il restauro.
Era l'unico tassello che mancava: la Via Romana godrà d'ora in poi del suo meritato splendore.
Presso la Civica Biblioteca Internazionale di Bordighera si possono consultare due tesi di laurea: una sulla storia degli alberghi e delle ville costruite dagli Inglesi e una dedicata nello specifico all'Angst.
Per saperne di più ed ammirare le foto d'epoca, si può digitare "angst bordighera" su Google e usciranno numerose pagine consultabili. Il primo sito riporta anche la Leggenda di Ghella, che pare vada in perfetta simbiosi col nome dell'Hotel...
Gli Inglesi sono stati un "pezzo" di storia importante del Ponente ligure.